Lo stato della critica d’arte in Italia. Cosa è emerso nel convegno all’Università IULM

Con il nome di “Armi improprie” si è tenuta la due giorni dedicata alla riscoperta di grandi autori della critica italiana del passato, insieme all'individuazione delle più interessanti tematiche odierne e al dialogo tra le diverse branche di studio

Qual è la situazione della critica d’arte in Italia? A questa domanda ha cercato di rispondere il convegno Armi improprie. Lo stato della critica d’arte in Italia tenutosi all’Università IULM, a Milano, gli scorsi 27 e 28 aprile. L’evento – curato dallo storico e critico d’arte Vincenzo Trione, preside della facoltà di Arti e Turismo, e promosso dall’ateneo in collaborazione con il Dottorato di ricerca in Visual and Media Studies ed il Center for Visual Studies – si è posto l’obiettivo ambizioso di colmare una grave lacuna nel panorama degli studi in questo settore offrendo una piattaforma di dibattito e scambio intellettuale, e rappresentando un’occasione per esplorare e valutare l’esistenza di un presunto canone della critica d’arte in Italia. Per questo sono state invitate a contribuire all’evento insigni figure del panorama della critica d’arte italiana, affiancate da studiosi, dottorandi, ricercatori e docenti.

IL CONVEGNO DEDICATO ALLA CRITICA D’ARTE IN ITALIA

Gli interventi si sono concentrati sul contributo della critica d’arte sulla stampa: si è discusso di critica militante, critica su quotidiani e riviste specialistiche, critica a firma degli artisti e del rapporto tra critica e storia dell’arte. Il 27 aprile, nel primo panel, sono state prese in esame alcune figure di rilievo degli anni Sessanta-Settanta negli interventi di Laura Iamurri e Irene Sofia Comi circa Annemarie Sauzeau su Data e Carla Lonzi su Marcatré; Vincenzo Di Rosa ha ripercorso alcuni interventi di Pierre Restany su Domus per inquadrare la critica che analizza i format espositivi; Laura Conconi ha vagliato il rapporto tra arte e design attraverso la collaborazione di Germano Celant con Casabella; Angelo di Modica ha proposto la critica multiforme di Gillo Dorfles sulle pagine di AutAut per comprendere e raccontare i nodi cruciali del mondo dell’arte anche attraverso le Biennali di Venezia di quegli anni; Giorgio di Domenico si è concentrato sui contributi di Maurizio Calvesi e Alberto Boatto, due membri del comitato editoriale de La Città di Riga, che in parte richiama il modello surrealista di Le Minotaure, che ha dato in primo luogo la parola agli artisti.

Il secondo panel si è concentrato sul complesso sistema di rapporti tra editoria, critica d’arte e politica culturale attraverso le rubriche tenute sui giornali: Cristina Antonelli, Sonia Chianciano, Valentina Bartalesi e Anna Luigia De Simone hanno presentato rispettivamente l’attività di Marcello Venturoli, Marisa Volpi, Lea Vergine e Renato Barilli su alcune delle maggiori testate nazionali come il manifesto, L’Espresso, Avanti! e Paese Sera. La sessione pomeridiana si è invece incentrata sulla critica degli artisti e sul rapporto tra storia e critica d’arte: nel primo panel Tommaso Casini, Martina Rossi, Federica Boragina, Giulia Zompa e Fabrizio Gitto si sono soffermati sulla relazione tra pratica artistica e discorso critico, guardando ad alcuni importanti protagonisti del panorama italiano dell’arte del primo e del secondo Novecento come Alberto Savinio, Fabio Mauri, Corrado Levi, Vincenzo Agnetti, Luigi Ghirri. Qui, dunque, la critica diventa per gli artisti medium stesso, come uno stadio del pensiero artistico: si pensi a Alberto Savinio, tra rivista critica e immagine su Broletto e Colonna; o ancora a Mauri, Agnetti e Corrado Levi, dove la critica consiste nell’opera d’arte e nell’idea stessa di atto espositivo. Claudio Zambianchi, Ambra Cascone, Giorgio Motisi, Simone Ferrari, Camilla Balbi e Valentino Catricalà hanno dedicato il secondo panel ai principali storici dell’arte italiana, come Francesco Arcangeli, Eugenio Battisti, Roberto Longhi, Roberto Salvini, Carlo Ludovico Ragghianti; i quali hanno affiancato un attento sguardo critico sul presente alle questioni storiografiche e metodologiche. Ultimo, ma non per importanza, si è affrontato il tema della tecnologia in rapporto all’arte, già trattato tra il 1974 ed 1999 da Giulio Carlo Argan e da Ragghianti, che parlava di televisione come mezzo espressivo e fatto artistico.

Il 28 aprile sono stati approfonditi vari testi chiave della critica d’arte italiana da alcune tra le più significative personalità del settore: ha aperto i lavori un ampio intervento della storica dell’arte Anna Ottani Cavina, teso a tracciare l’orizzonte storico-critico di riferimento, sottolineando come l’iper specialismo contemporaneo non sempre sia positivo e ha introdotto inoltre la figura fondamentale del connoisseur, oggi in crisi. Nella sessione mattutina Vincenzo Trione ha raccontato L’arte moderna 1770-1970 come non solo un fortunato manuale; ma come approdo e insieme nuovo inizio per Giulio Carlo Argan. Elio Grazioli ha illustrato il volume Forma di Jole De Sanna, artista di Casa degli Artisti a Milano in parallelo a Informe. Riccardo Venturi, attraverso il libro Wunderkammer. Le stanze delle meraviglie di Adalgisa Lugli, ha ipotizzato un approccio differente alla critica d’arte che si avvicini alla logica delle Wunderkammer, in un parallelismo tra arte e scienze naturali. Luca Beatrice ha raccontato Arti Visive e Partecipazione Sociale di Enrico Crispolti che, indagando il rapporto tra arti visive e partecipazione sociale, introduce anche il termine di mostra militante. Nel pomeriggio gli interventi di Roberto Pinto su Filiberto Menna, che con efficacia lavorava più sul piano ideale che su quello ideologico proponendo una diversa forma di militanza. Teresa Macrì ha ricordato Francesca Alinovi attraverso Arte mia curato da Renato Barilli: un profilo “laterale e polisemico, che spesso vive di cliché”. Stefano Chiodi ha affrontato il tema tra critica e curatela parlando di Achille Bonito Oliva, evidenziando il ruolo svolto in tale binomio da Joseph Beuys, Donald Judd e Harald Szeemann. Andrea Cortellessa ha riportato lo sguardo sull’arte di Emilio Villa tratto da Attributi dell’arte odierna, libro che tirava le somme di almeno venti anni di “militanza”, ma al contempo poneva le basi di un itinerario ancora da svolgere. Gravido di spunti il dialogo tra i filosofi Emanuele Coccia e Leonardo Caffo, che si sono confrontati sulla relazione tra arte e filosofia in rapporto alla spettatorialità, sul ruolo della scomparsa del pubblico nelle arti contemporanee, e sull’idea che l’arte contemporanea costituisca un’occasione di anticipazione e formazione di un nuovo pubblico.

In sintesi, ciò che evince dagli interventi e dai dibattiti susseguitesi nelle due giornate di convegno, è l’importanza tutt’oggi fondamentale di parlare di critica, poiché molte pubblicazioni in merito si fermano ad alcuni decenni fa e il panorama della critica d’arte odierno pare confondere il sapere con l’informazione. Inoltre, sembra mancare un approccio alla Vasari e un metodo storico nella critica d’arte attuale, che è stato invece usato in passato. Allo stesso tempo si è rilevato che ci sono ancora molte figure della critica d’arte che non sono state studiate a fondo, forse a causa della scarsa circolazione di alcuni loro testi all’interno di accademie e università. Sottolineando la relazione tra la storia dell’arte e la critica d’arte, che a un certo punto sembra essersi scissa, si è discusso anche del rapporto tra critica d’arte e altre forme espressive o discipline, in particolare sulla differenza tra promozione, divulgazione e critica, e della difficoltà nella traducibilità in altre lingue della lingua italiana utilizzata da alcuni critici, che può aver portato a conoscere meno la critica d’arte italiana all’estero. Infine, si è sollevata la questione della sovrapposizione tra filosofia e critica d’arte, come ha evidenziato Caffo nel suo intervento, poiché “fare filosofia equivale più o meno a fare critica e l’estetica è un territorio interessante per la filosofia!”.

Il convegno ha offerto insomma una grande varietà di argomenti, che hanno arricchito la discussione ad oggi presente sulla critica d’arte. Il confronto tra le diverse prospettive, le voci autorevoli che si sono susseguite e le profonde riflessioni condivise hanno contribuito a delineare uno scenario complesso e articolato della critica d’arte nel Paese. E questo non rappresenta che un frammento dell’ampio panorama affrontato nel convegno, i cui contributi verranno raccolti e pubblicati in un volume edito da Johan & Levi e che resta disponibile integralmente tramite il canale YouTube dell’Università.

Melania Andronic

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