Collezionisti e pandemia. Rispondono Sveva d’Antonio e Francesco Taurisano

Via il consumo fast food dell’arte! A parlare sono Sveva d’Antonio e Francesco Taurisano della Collezione Taurisano che ci raccontano quest’ultimo anno di amore per l’arte

Mentre tutta l’Italia riparte, il settore dell’arte continua con iniziative online e laddove possibile in presenza, all’aperto, in galleria e nei musei. A più di un anno dallo scoppio della emergenza sanitaria è lecito però tirare un bilancio anche per un mercato sofferente come quello dell’arte contemporanea, ma supportato dalla volontà delle gallerie e dall’impegno dei collezionisti. Con questo articolo, e con l’intervista ai collezionisti Sveva d’Antonio e Francesco Taurisano della Collezione Taurisano, continua l’inchiesta di Artribune, cominciata con gli interventi di Giorgio Fasol, Patrizia Sandretto, Giuseppe Iannaccone, Vittorio Gaddi, Gemma Testa, Rebecca Russo, che racconta come sono stati questi 12 mesi per i collezionisti dello Stivale.

Quali opere hai acquistato (se hai acquistato) durante il 2020 e perché? Attraverso quali canali?

Non abbiamo mai smesso di collezionare. Non potremo fare altrimenti. Abbiamo continuato a supportare le gallerie con le quali avevamo già un rapporto di fiducia e di stima reciproca come Nicodim Gallery a Los Angeles, Chapter a New York, Emalin a Londra e Chert Ludde a Berlino solo per nominarne alcune. Per la ricerca di nuovi artisti usiamo moltissimo Instagram e seguiamo le Accademie d’arte di tutto il mondo. Una galleria che seguiamo da poco ma con cui stiamo approfondendo il dialogo è Clima a Milano. Per le ultime acquisizioni vi consiglio di visitare il nostro profilo Instagram (@CollezioneTaurisano) sempre aggiornato e con contenuti speciali sulle opere e gli artisti della collezione.

Cosa ti è mancato di più nel corso del 2020? (il rapporto con gli artisti, andare ai musei, andare alle fiere) e perché?

Nel 2020 ci è mancato viaggiare, spostarci per vedere fiere e mostre nei musei. Il motivo è legato al rapporto fisico, spaziale che si ha con l’opera d’arte, la parte emozionale che si viene a perdere con la fruizione digitale. Con gli artisti siamo rimasti sempre in contatto attraverso gli studio visit e le lunghe chiacchierate su Zoom.

Cosa ti aspetti dall’arte del prossimo futuro?

Mi aspetto un ritorno alle visite in galleria, un supporto concreto e duraturo agli artisti e alle gallerie che fanno ricerca. Un amore genuino per l’arte che ci può solo aiutare ed ispirare a pensare ad un mondo più vivibile per tutti. 

Cosa butteresti dalla torre del mondo dell’arte pre Covid?

Il consumo “fast food” delle opere e degli artisti, l’assenza di etica e di responsabilità da parte di chi nell’arte detiene il potere e influenza il mercato.

Santa Nastro

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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