I restauratori lanciano la campagna “MessageInABottle”. Per il riconoscimento dal Ministero

Scoppia la protesta dei restauratori italiani contro il Ministero dei Beni e delle attività culturali che non riconosce da 13 anni la loro qualifica. E la protesta coinvolge anche il web con una campagna creata ad hoc…

Sfocia sul web la protesta dei restauratori italiani che lanciano la campagna “MessageInABottle” rivolta al Ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, per il riconoscimento della qualifica professionale. Una protesta che parte da lontano. Sono oltre 13 anni, infatti, che il Ministero dei Beni Culturali deve provvedere al riconoscimento del titolo. Non un semplice puntiglio, ma una questione spinosa che coinvolge oltre 10.000 operatori che lavorano nel settore della salvaguardia del patrimonio architettonico ed artistico del paese senza possedere, secondo la normativa attualmente in vigore, l’attestazione formale della loro qualifica. Questa situazione genera una condizione di forte precariato e un trattamento salariale che punta decisamente al ribasso.

IL PROBLEMA DELLA QUALIFICA

Nel 2009 il Ministero dei Beni e delle attività culturali ha emanato una serie di disposizioni legali concernenti la definizione dei profili di competenza dei restauratori e degli altri operatori che svolgono attività complementari al restauro o altre attività di conservazione dei beni culturali. Queste normative trovano il loro punto nevralgico nell’articolo 182 del Codice dei Beni Culturali che stabilisce i requisiti necessari per ottenere il titolo. L’attuazione dell’articolo 182 prevede due canali di accesso alla qualifica di restauratore di beni culturali: quello diretto, attraverso la dimostrazione, da parte degli interessati, del possesso dei requisiti previsti dalla legge e cioè il conseguimento di un titolo universitario quinquennale e quello indiretto, attraverso l’accesso, basato sul possesso di una serie requisiti, ad una “prova di idoneità”, necessaria per acquisire il medesimo status. E qui la situazione si complica. “La norma dice di attribuire la qualifica a chi ne ha diritto e cioè a tutte le persone che hanno sempre svolto il lavoro di restauratore prima che la legge imponesse il conseguimento di un titolo universitario di 5 anni”, ci spiega l’avvocato Pietro Celli che difende 650 iscritti all’associazione La Ragione del Restauro nel ricorso contro il Ministero dei Beni Culturali, “attraverso una procedura di abilitazione. Il Ministero avvia l’iter solamente nel 2015 quindi in forte ritardo rispetto alla norma del 2009”. La procedura prevede che tutti gli aventi diritto presentino il proprio curriculum vitae al Ministero che, attraverso un’apposita commissione deve provvedere all’attribuzione di un punteggio e a stilare una graduatoria al fine di stabilire quali siano i professionisti che possono operare nel settore. “L’iter doveva concludersi il 30 giugno del 2015”, continua l’avvocato Celli, “ma da allora ci sono state tre proroghe che stanno mettendo in ginocchio un’intera categoria”. L’ultima proroga è stata emanata lo scorso 13 luglio dal Ministro Franceschini che ha posticipato la data di fine lavori a dicembre 2017.

GLI ERRORI DEL MINISTERO

A complicare ancora di più la situazione una serie di errori grossolani da parte del Ministero dei Beni e delle attività culturali” ci spiega l’avvocato Verri, “che, a fronte delle oltre 6000 domande pervenute, ha pubblicato il 21 luglio del 2016 una graduatoria provvisoria in base alle prime domande esaminate che riconosceva la qualifica solo ad 800 persone, dando vita ad una forma di discriminazione nei confronti dei colleghi a cui non era stata ancora esaminata la domanda”. Non solo l’avvocato Verri denuncia anche una difficoltà ad accedere agli atti ed un problema più in generale di trasparenza. “Ad oggi non si sa neanche quante siano le domande esaminate dalla commissione”.

LA PROTESTA REALE E VIRTUALE

In seno a questo clima di forte incertezza, è partita la mobilitazione dei restauratori italiani, sostenuta dai sindacati unitari Cgil, Cisl, Uil che hanno consegnato al Mibact una lettera indirizzata al ministro Franceschini con la richiesta di un incontro urgente. In contemporanea è stata lanciata anche una campagna “virtuale” sui principali social con gli hashtag #MessageInABottle e #HelpRestauratori, con l’obiettivo di sensibilizzare le persone e di rendere nota la situazione di profondo disagio che vive la categoria.

LA LETTERA AL MINISTRO

La situazione drammatica in cui versa l’intero settore è raccontata con chiarezza nella lettera spedita al ministro: “A 22 mesi dalla conclusione della procedura telematica per il riconoscimento della qualifica, lo scorso 13 luglio il Mibact ha concesso una ulteriore proroga di sei mesi alla Commissione esaminatrice. Questo nuovo ennesimo ritardo rappresenta un danno gravissimo per tutti gli addetti del settore che continuano a svolgere il loro lavoro senza vedersi riconosciuta la qualifica, quindi esposti ai ricatti e ai contratti al ribasso. Insieme a loro vengono colpiti anche migliaia di tecnici del restauro per i quali le procedure di esame potranno essere avviate solo al termine di questa prima fase del lavoro della Commissione ministeriale che, di fatto, sta tenendo in ostaggio oltre 10mila lavoratori”.

– Mariacristina Ferraioli

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Mariacristina Ferraioli

Mariacristina Ferraioli

Mariacristina Ferraioli è giornalista, curatrice e critico d’arte. Dopo la laurea in Lettere Moderne con indirizzo Storia dell’Arte, si è trasferita a Parigi per seguire corsi di letteratura, filosofia e storia dell’arte presso la Sorbonne (Paris I e Paris 3).…

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