Laboratorio illustratori. Intervista a Federica Emili

Le sue illustrazioni? “Nascono dalla volontà di ricordare un momento e incanalare un’emozione in un disegno”, ci racconta Federica Emili, artista classe 1997 che vive ad Ancona.

Federica Emili nasce nel 1997 ad Ancona, dove vive e opera. Innumerevoli sono i campi d’azione dell’illustratrice, che si muove tra videomaking, pittura, grafica e scrittura. Con l’obiettivo di recuperare ricordi creduti perduti, sottrarli all’oblio e fissarli nella memoria, riportando a galla le stesse emozioni vissute.

Descriviti con tre aggettivi.
Espansiva, determinata, affidabile.

Qual è la tua formazione?
Nel luglio del 2019 mi sono laureata in Informazione, Media e Pubblicità presso l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo. Durante tale percorso ho partecipato al programma Erasmus, studiando presso l’Universidad Europea de Madrid. Attualmente sto svolgendo la laurea di secondo livello all’Accademia di Belle Arti di Macerata, indirizzo Graphic Design.

© Federica Emili per Artribune Magazine

© Federica Emili per Artribune Magazine

LE FONTI DI ISPIRAZIONE E IL METODO DI LAVORO DI FEDERICA EMILI

Quali gli artisti a cui guardi?
Sono appassionata a Dalí, Picasso e de Chirico, trovo che siano artisti completi, che vivono un amore incondizionato verso l’arte e la sviluppano in tutte le sue forme. Tra gli artisti più contemporanei, trovo stimolante l’approccio, sempre pungente, di Cattelan, il modo visionario con cui ha sviluppato l’arte Banksy e (ma la lista potrebbe essere ancora lunga) Jeff Koons. Lui è una icona dello stile neo-pop e riesce a coniugare banalità, eccesso e lotta al consumismo.

Descrivi il processo creativo delle tue illustrazioni.
Nascono dalla volontà di ricordare un momento e incanalare un’emozione in un disegno. Con l’avvento degli odierni dispositivi, tendiamo a fotografare ogni cosa. Ciò ha comportato l’avere ricordi solo in formato digitale: abitudini come stampare le foto dopo un viaggio si sono perse. Questo è ciò è che ispira e mette in moto il mio processo creativo: la volontà di sviluppare un ricordo, risvegliando un’emozione e riuscendo a imprimerla.

Qual è il tuo concetto di bellezza?
Il mio concetto di bellezza è, forse banalmente, tutto ciò che riesce a far emozionare. Studiando arte mi ritengo fortunata, in quanto tutto ciò può essere considerato bello: un quadro, un poster, una installazione, una mostra. Queste nascono dalla volontà di trasmettere qualcosa, per far sì che vi sia una reazione nell’osservatore. Questo per me è il concetto di bellezza: creare un’emozione.

Il tuo sogno nel cassetto?
Riuscire a far felici le persone, a farle star bene grazie a una mia illustrazione o una mia grafica. Aspiro a creare/costruire sempre qualcosa di nuovo, per poter stupire e far star bene il mio interlocutore. Vorrei riuscire a creare un’arte in cui le persone si possano sentire a proprio agio, capite e protette. Il mio sogno più profondo è quello che, grazie a un mio disegno / quadro / mostra, una persona pensi: “Non sono solo”. L’arte ha la capacità di mettere insieme mondi diversi, lingue e culture differenti, con la sola potenza della trasmissione di emozioni.

© Federica Emili per Artribune MagazineFEDERICA EMILI: GLI AMBITI IN CUI LAVORA E IL PERIODO DI LOCKDOWN

Sono diversi gli ambiti in cui operi: ce ne parli?
Sono sempre stata curiosa, riuscendo così ad avere conoscenze e competenze in vari ambiti. Ho intrapreso questo percorso in quanto sentivo che l’Università mi potesse dare tante conoscenze in campo teorico, ma ben scarse a livello pratico. In Accademia riesco a operare in ambiti come l’illustrazione, la grafica, il videomaking e, per passione personale, la scrittura. L’illustrazione e la grafica si sono sviluppate in questi anni, mentre il montaggio video e la creazione di brevi animazioni digitali sono nate durante il secondo lockdown. Grazie al tempo a disposizione avuto nel primo lockdown, mi sono messa a leggere molto di più e, da questo, ho iniziato anche a scrivere dei brevi racconti.

La richiesta più singolare che hai ricevuto.
Quando mi venne chiesto di realizzare una illustrazione a colori, ma con le sensazioni da bianco e nero.

Raccontaci come hai affrontato il lockdown.
Il momento storico in cui viviamo è complicato per tutti. Per affrontarlo al meglio mi sono dedicata a ciò che mi piace e che mi fa stare bene. Ho ricominciato a dipingere e iniziato a scrivere racconti. Ritengo che l’immaginazione e la fantasia siano il modo migliore per riuscire a superare un periodo così unico e, alle volte, molto triste. Ho occupato il tempo con le attività che più mi piacciono: disegnare, scrivere, leggere, allenarmi e, appena si poteva, uscire e vedermi con i miei affetti.

Ci anticipi i progetti futuri?
Attualmente sono al secondo anno magistrale al’Accademia di Macerata e il mio progetto è sicuramente conseguire la laurea. Avrei dovuto svolgere il progetto Erasmus ma è stato annullato causa Covid. Per questo motivo vorrei svolgere il traineeship post-laurea, così da poter accrescere le mie capacità linguistiche, approcciarmi a una nuova realtà e sviluppare sempre nuove competenze.

– Roberta Vanali

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #59-61

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Roberta Vanali

Roberta Vanali

Roberta Vanali è critica e curatrice d’arte contemporanea. Ha studiato Lettere Moderne con indirizzo Artistico all’Università di Cagliari. Per undici anni è stata Redattrice Capo per la rivista Exibart e dalla sua fondazione collabora con Artribune, per la quale cura…

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