
Per non smettere di capire, conoscere e soprattutto lottare per la fine del genocidio in corso nei territori palestinesi: sette libri che raccontano, ciascuno da una prospettiva diverse, la storia della Palestina, i suoi drammi e le sue diramazioni, fino ad oggi, fino a noi.
Dario Moalli
Per punti
- Distruggere la Palestina, distruggere il pianeta – Andreas Malm
- Pensare dopo Gaza – Franco «Bifo» Berardi
- Gaza e l’industria israeliana della violenza – Enrico Bartolomei, Diana Carminati, Alfredo Tradardi
- Decolonizzare la Palestina – Somedeep Sen
- Ricette di confine. Il cibo narrato dalla Palestina occupata – Silvia De Marco
- La Palestina è una questione femminista – Nada Elia
- Nemici e vicini. Arabi ed ebrei in Palestina e Israele – Ian Black







Distruggere la Palestina, distruggere il pianeta – Andreas Malm
Andreas Malm spinge una tesi netta: non si capisce Gaza oggi senza leggere la Palestina come frontiera storica dell’imperialismo dei combustibili fossili. Dalle cannoniere britanniche ad Acri (1840) alla Guerra dei Sei Giorni, fino all’offensiva iniziata nell’ottobre 2023, il libro ricostruisce un filo continuo in cui controllo energetico, infrastrutture militari e ingegneria del territorio si alimentano a vicenda. La chiave è la “causalità reciproca”: devastazione ambientale e oppressione politica procedono insieme, perché lo spazio palestinese viene trattato come laboratorio di estrazione, sorveglianza e distruzione. Malm scrive con rigore d’archivio e urgenza polemica, intrecciando storia militare, economia del petrolio e geografia dei confini. Ne esce una mappa che sposta il dibattito sulla Palestina dentro quello della giustizia climatica: oleodotti, porti, basi e desertificazioni non sono sfondo, ma strumenti di potere. Il libro è anche un invito a rivedere linguaggi e responsabilità del sistema culturale: cosa significa parlare di sostenibilità, curare mostre “green”, raccontare il paesaggio, se non incrociamo le politiche che lo rendono sacrificabile?
Andreas Malm, Distruggere la Palestina, distruggere il pianeta
Ponte delle Grazie, 2025
pag. 160, € 16
ISBN 9791255821489
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Pensare dopo Gaza – Franco «Bifo» Berardi
Bifo apre il libro con una diagnosi senza anestesia: dopo Gaza non regge più l’universalismo della ragione e della democrazia, si incrina il nucleo stesso di una civiltà che aveva fatto di quei valori il proprio lessico. Non è solo un’impasse politica, sostiene, ma psichica e cognitiva: il trauma storico – stratificato, rimosso, poi riemergente – inceppa la nostra capacità di sentire e di capire. Da qui l’immagine centrale della “catena psicotica”: quando la ferita non si elabora, la sopravvivenza scivola in ferocia preventiva, la minaccia si moltiplica e il futuro si spegne.
Il libro percorre una anamnesi vertiginosa delle atrocità recenti per mostrare come la relazione tra vittima e carnefice si confonda proprio dentro quel collasso emotivo. Le pagine su Gaza sono il punto di saturazione di una lunga genealogia: la memoria dell’Olocausto che riverbera, il silenzio della comunità internazionale, la polarizzazione che riduce le parole a armi spuntate. “I sentimenti non sono più possibili”, scrive Bifo, indicando la paralisi affettiva come condizione del nostro presente.
E allora come pensare dopo Gaza? Non con la ragione che ha fallito nel promettere equilibrio, ma praticando una discesa nelle macerie del trauma: scavare, ascoltare, rintracciare vie di fuga che non sappiamo ancora nominare. L’invito è a una postura diversa: disertare la storia quando la storia è divenuta macchina di estinzione, sospendere l’automatismo della risposta, cercare microspazi di cura, coesione, immaginazione. Non un programma, ma un gesto mentale: riportare a galla la possibilità di un mondo che interrompa l’eterno ciclo della violenza.
Franco «Bifo» Berardi, Pensare dopo Gaza
Timeo, 2025
pag. 250, € 18
ISBN 9791281227248
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Gaza e l’industria israeliana della violenza – Enrico Bartolomei, Diana Carminati, Alfredo Tradardi
Il libro mette a fuoco Gaza come paradigma della violenza contemporanea: non un’anomalia, ma un modello che tiene insieme colonialismo d’insediamento, gestione securitaria del territorio e complesso militare-industriale. Gli autori descrivono un continuum della violenza: dal “minimo” quotidiano – morti, feriti, demolizioni quasi invisibili al circuito mediatico – alle operazioni belliche a massima esposizione, dove il dolore diventa spettacolo. Il quadro include anche i palestinesi cittadini d’Israele e i profughi dei campi dal ’47-’48: un sistema concentrazionario diffuso, con Gaza ridotta a laboratorio dove si testano tecnologie e tattiche “in corpore vili”, prima di esportarle come soluzioni di controllo. La forza del volume è nel tenere insieme storia, dispositivo e mercato: come la produzione bellica orienti scelte politiche e urbanistiche; come confini, checkpoint, droni, software di riconoscimento facciale ridisegnino lo spazio sociale; come il lessico umanitario, a intermittenza, finisca per normalizzare l’eccezione. Per chi cerca strumenti critici oltre la cronaca, questo è un testo che sposta lo sguardo dal “cosa accade” al “come viene reso possibile”.
Enrico Bartolomei, Diana Carminati, Alfredo Tradardi, Gaza e l’industria israeliana della violenza
DeriveApprodi, 2025
pag. 384, € 16
ISBN 9788865481226
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Decolonizzare la Palestina – Somedeep Sen
Somdeep Sen ribalta l’idea della liberazione come atto puntuale: nel caso palestinese, mostra come anticolonialismo e postcolonialismo convivano in un processo lungo, contraddittorio, fatto di negoziazioni quotidiane. La chiave è Hamas dopo il 2006: movimento che, smentendo molti pronostici, tiene insieme resistenza armata e governo. Il libro segue questa doppia natura sul campo – tra Gaza, Cisgiordania, Israele ed Egitto – e fa emergere attriti e traduzioni: le logiche della militanza che si misurano con burocrazia, servizi, consenso; la retorica rivoluzionaria che si incaglia o si reinventa nella gestione del vivere comune. Il pregio sta nel metodo: non un prontuario ideologico, ma una etnografia politica che illumina come il colonialismo d’insediamento produca spazi, tempi e comportamenti a cui i soggetti oppressi rispondono in forme ibride. Così, “decolonizzare” non coincide con la cacciata del colonizzatore: è una pratica che si fa e si disfa, dentro rapporti di forza mutevoli. Per chi guarda alla Palestina (e, per estensione, ad altri contesti) oltre le semplificazioni, è un libro che sposta la domanda dal “chi ha ragione” al “come funziona, davvero, il potere in situazione coloniale” – e quali storie, anche culturali, siamo disposti a raccontare per capirlo
Somdeep Sen, Decolonizzare la Palestina
Meltemi, 2023
pag. 264, € 22
ISBN 9788855197380
Ricette di confine. Il cibo narrato dalla Palestina occupata – Silvia De Marco
Non è un cookbook “esotico”: è un ricettario narrato in cui la cucina diventa linguaggio civile. De Marco parte da Tulkarem – e da ciò che la Seconda Intifada ha incrinato: fiducia, abitudini, possibilità di incontro – per intrecciare piatti e microstorie di quotidiano sotto occupazione. Ogni ricetta è un varco: Sayadieh, Maqlubeh, Khubbezeh, Fattet Hummus, Kofta kebab arrivano con gesti, voci, mercati, cucine attraversate da coprifuoco e checkpoint. La tesi, semplice e forte, è che il cibo sia la prima forma di attaccamento alla vita e uno spazio in cui l’identità resiste quando tutto il resto traballa.
La prefazione di Michele Giorgio incardina il libro nella cronaca, mentre le illustrazioni di Chiara De Marco ne accompagnano il ritmo intimo, da taccuino di viaggio. Il pregio sta nell’equilibrio: zero folclore, molta precisione domestica; niente vittimismo, ma memoria attiva che passa per ingredienti, stagioni, riti famigliari. Si legge per cucinare, certo; soprattutto per ascoltare: capire una terra litigata assaggiandone i piatti che tengono insieme storia, geografia e affetti. Un libro di confine, appunto, dove il confine non chiude: impasta.
Silvia De Marco, Ricette di confine. Il cibo narrato dalla Palestina occupata
Effequ, 2018
pag. 126, € 20
ISBN: 9788898837526
La Palestina è una questione femminista – Nada Elia
Nada Elia sposta l’inquadratura: al centro non c’è l’ennesima lettura militarizzata del conflitto, ma le donne palestinesi e le loro pratiche di resistenza. Con un’analisi intersezionale e una prosa che tiene insieme rabbia, amore e speranza, l’autrice mostra come la lotta contro un colonialismo d’insediamento sia anche lotta contro il controllo dei corpi, della riproduzione, della memoria. Dalla Nakba a oggi, Elia documenta bersagliamento, medicalizzazione forzata, denutrizione, lutti: non come elenco di violenze, ma come prova che l’oppressione è sessualmente strutturata.
Il libro decostruisce il pinkwashing che dipinge Israele come oasi di libertà e, insieme, guarda dentro le comunità palestinesi: la militarizzazione irrigidisce il patriarcato, normalizza la violenza domestica, riduce lo spazio del dissenso femminile. Da qui l’assunto politico: non c’è liberazione nazionale senza liberazione delle donne. Elia intreccia testimonianze, collettivi, pratiche di cura e di piazza, restituendo alla parola “femminismo” una dimensione anticoloniale concreta.
Nada Elia, La Palestina è una questione femminista
Edizioni Alegre, 2024
pag. 224, € 16
ISBN 9791255600329
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Nemici e vicini. Arabi ed ebrei in Palestina e Israele – Ian Black
Ian Black racconta un secolo di conflitto senza cedere al ritmo della cronaca né al conforto delle tesi precotte. La sua è una storia lunga e stratificata, costruita su archivi, testimonianze orali e anni di relazioni sul campo: dagli ultimi anni dell’Impero ottomano al Mandato britannico, dalla Nakba del 1948 allo spartiacque del 1967, dalle due intifade agli Accordi di Oslo, fino allo spostamento a destra della politica israeliana e all’erosione, quasi completa, dell’ipotesi dei due Stati. Il pregio del libro è il doppio fuoco: ai capitoli sugli eventi “alti” affianca la vita quotidiana a Gerusalemme e Hebron, Tel Aviv, Ramallah, Haifa e Gaza, mostrando come amministrazione, economia, linguaggi e mobilità incidano sul modo in cui il conflitto si abita, non solo su come si racconta. L’atteggiamento è equilibrato ma non neutro: Black nomina squilibri e responsabilità senza rinunciare alla complessità delle memorie. Ne risulta una mappa chiara e avvincente per orientarsi in una contesa che non mostra segnali di fine – e proprio per questo chiede letture lunghe, capaci di tenere insieme storia, società e geografia del presente.
Ian Black, Nemici e vicini. Arabi ed ebrei in Palestina e Israele
Einaudi, 2018
pag. 632, € 34
ISBN 9788806238513
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