Editoria. Un manifesto incerto per il XXI secolo

Arriva nelle librerie italiane il primo volume del “Manifesto incerto” di Frédéric Pajak, opera in nove tomi che unisce con grande fascino la scrittura e l'illustrazione.

Il Terzo Reich è un treno che non parte finché non sono tutti a bordo” (Walter Benjamin)

È con lo sguardo degli altri che riusciamo a vedere meglio. Quanti Cristi sono stati copiati, quante Madonne sono state plagiate per raccontare meglio il dolore e la pietà?” (Frédéric Pajak)

QUESTO NON È UN GRAPHIC NOVEL

È nato nel 1955 a Suresnes, nella banlieue parigina, Frédéric Pajak. Come racconta lui stesso, i nonni dovevano avere un senso dell’umorismo al limite del sadismo, poiché chiamarono il loro figlio – il padre di Frédéric – Jacques. Jacques Pajak, cioè ‘giacomo-non-giacomo’. Fatto sta che Jacques divenne pittore, come il padre Jean, d’altronde.
Frédéric non sa decidersi, fortunatamente: scrive e disegna, disegna e scrive. Quindi diventa autore di graphic novel? No. Ciò che fa con L’Immense Solitude (1999) è qualcosa che si avvicina di più alla letteratura proposta da W.G. Sebald, ma mentre il tedesco metteva in relazione testo e fotografia, Pajak lavora con testo e disegno.
In entrambi i casi, Sebald e Pajak, non si tratta di un rapporto ancillare, né in un senso (il testo descrive, “ecfrasizza” fotografie/disegni) né nell’altro (fotografie/disegni illustrano il testo). Viaggiano in parallelo, s’incontrano in un punto infinito, in un orizzonte (di senso) lontano, evocativo più che connotativo.

IL MANIFESTO INCERTO DI PAJAK

Manifeste incertain è il capolavoro di Pajak. È i Rougon-Macquart del XX secolo scritto nel XXI. Non racconta il Secondo Impero attraverso il prisma di una famiglia, bensì l’Europa con le lenti di un’autobiografia contaminata dalla biografia – sono frammenti, lampi, senza alcuna sistematicità o linearità – di personaggi di volta in volta diversi (è più complicato, in realtà), perché il Manifesto incerto è un’opera in 9 volumi. Obiettivo generale: “Rievocare la Storia cancellata e la guerra del tempo”.
Meritoria è dunque l’opera iniziata ora da L’orma editore, che si propone di tradurre questo opus magnum per il pubblico italofono. Si parte ovviamente dal primo volume, Con Walter Benajamin, sognatore sprofondato nel paesaggio. Walter Benjamin lo ritroveremo ancora, almeno nei volumi due e tre. Mentre in questa prima pubblicazione non troviamo soltanto Benjamin e non soltanto l’autore, ma anche – ad esempio – Samuel Beckett, il Beckett però meno noto, quello che scrive La pittura dei van Velde, cioè una stranissima (c’era da aspettarselo) indagine sull’arte dei fratelli olandesi Abraham (Bram) e Gerardus (Geer) van Velde. Ma a che fine? Per arrivare a parlare di paesaggio: “La pittura di van Gogh e Mondrian è tutta macchiata di orizzonte, i loro orizzonti natii. Quella di [Bram] van Velde invece è verticale”. E così iniziamo a sprofondare nel paesaggio, insieme a Benjamin, a bordo del cargo Catania: siamo nel 1932, ad Amburgo, in una cabina di terza classe, destinazione Barcellona – tappa per raggiungere poi Ibiza, non senza prendersi il tempo per inviare cartoline agli amici (“Le cartoline: un pallino che non gli passerà mai”).

Frédéric Pajak - Manifesto incerto, I (L'orma, Roma 2020)

Frédéric Pajak – Manifesto incerto, I (L’orma, Roma 2020)

PAJAK E BENJAMIN: UN RAPPORTO COMPLICATO

Pajak cantore affascinato di Benjamin, Pajak agiografo di Benjamin? Nient’affatto. È questa una ulteriore qualità del Manifesto incerto – e l’aggettivazione è importante, fondamentale: indebolisce la solidità un poco arrogante e avanguardista del sostantivo. Benjamin è “esteta, moralista, populista, amante risentito dell’alta dialettica”; Benjamin è “marxista, nostalgico, anarchico e scettico allo stesso tempo”; Benjamin è “non ha mai svolto alcun lavoro manuale. È l’archetipo del ‘ragazzo borghese di buona famiglia’ che si prende una cotta per la classe operaia”.
Però Benjamin è anche l’ispiratore profondo, colui che “contrappo[ne] il romanziere al narratore – va da sé, con una netta predilezione per quest’ultimo” (che poi, nella lettura di Benjamin, si trasforma nell’opposizione fra Céline e Zola); Benjamin è colui il quale “al proletario eroico contrappone il Lumpen ma anche la puttana, il flâneur – che guarda ma non compra –, il cenciaiolo che rovista nei cassonetti. E si identica con quest’ultimo, che ‘alle prime luci dell’alba solleva col suo bastone gli stracci linguistici, per gettarli nel suo carretto brontolando […]’”.

LA COLLANA KREUZVILLE E GLI SCACCHI

Questo Manifesto incerto esce nella collana Kreuzville, crasi fra i quartieri di Kreuzberg a Berlino e Belleville a Parigi. Volumi curatissimi, dalla traduzione alla stampa alla carta. Con una chicca all’ultima pagina: la “ritraduzione, riscrittura o illustrazione in chiave scacchistica” del libro. In questo caso, la partita fra Benjamin e Brecht giocata nel luglio del 1934 a Skovbostrand.

Marco Enrico Giacomelli

Frédéric Pajak – Manifesto incerto. Con Walter Benjamin, sognatore sprofondato nel paesaggio
L’orma, Roma 2020
Pagg. 192, € 28
ISBN 9788831312035
www.lormaeditore.it

ACQUISTA QUI il libro

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Marco Enrico Giacomelli

Marco Enrico Giacomelli

Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris 8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et…

Scopri di più