Design e antropologia. Il nuovo saggio di Gian Piero Frassinelli

Il saggio di Gian Piero Frassinelli punta lo sguardo sulle relazioni tra progetto e cultura della vita.

È nel 1968 che Gian Piero Frassinelli entra a far parte di Superstudio, il collettivo radical nato a Firenze (1966) grazie alle intuizioni di Adolfo Natalini e del compianto Cristiano Toraldo di Francia. Immediatamente, fresco di laurea nell’ateneo toscano, contribuisce allo sviluppo di interessanti ricerche che innescano all’interno del gruppo una fascinazione potente nell’applicazione di metodi antropologici all’analisi dell’architettura, sia come fenomeno sociale che storico. È la lettura di Marcel Mauss e Claude Levi Strauss a illuminare Frassinelli nella possibile connessione sperimentale tra antropologia e progettazione. L’uso del video, dell’indagine fotografica, le sperimentazioni sul collage lo portano a contribuire a uno dei progetti più noti di Superstudio, il Monumento Continuo. Un progetto distopico di critica all’ansia pianificatoria del Modernismo. Nasce da questa ricerca seminale il coerente percorso di Frassinelli alla scoperta di una dimensione progettuale che possa mettersi in relazione con l’uomo, inteso come animale sociale con le sue esigenze, i suoi comportamenti e il suo inafferrabile sistema di oggetti. Un animale collettivo che rompe le griglie del controllo sociale per aprirsi al mondo e alla sua imprevedibilità. Architettura, design e antropologia rappresentano gli strumenti d’indagine di queste relazioni sociali e culturali che animano una radicale visione dell’umano.

Superstudio, Il Monumento Continuo, 1969

Superstudio, Il Monumento Continuo, 1969

INCLUSIONE E GIUSTIZIA SOCIALE

Il saggio raccoglie i temi, le sollecitazioni progettuali delle lezioni che Frassinelli tiene presso lo IED di Roma. Incontri con gli studenti che prendono la forma del video e che l’autore ama definire comunicazioni, operando un superamento della gerarchica lezione frontale. Un atteggiamento educativo che entra in risonanza con i principi declinati da Jacques Rancière nel suo Il Maestro ignorante e con le ricerche di Yan Thomas ne Il valore delle cose. Non a caso, strutturando alcuni ragionamenti sul multiforme universo del design, Frassinelli parte da alcune considerazioni del mai troppo studiato Victor Papanek (Design for the real world, 1971). Responsabilità sociale, politica come base della progettazione con un atteggiamento interdisciplinare capace di superare il mondo della sovrapproduzione di oggetti e della cultura usa e getta. Inclusione, giustizia sociale e sostenibilità combattono contro il prodotto inutile affermando e rivendicando per i progettisti un ruolo etico nella definizione del nostro quotidiano. Analizzando la mitica mostra al MoMA di New York del 1972, Italy: the new domestic landscape curata da Emilio Ambasz, Frassinelli si sofferma sul rifiuto di Enzo Mari di realizzare il suo ambiente, inviando un testo che chiariva le sue ragioni. Mari fa una proposta di comportamento ai partecipanti al progetto espositivo newyorkese affermando: “La comunicazione è l’elemento determinante nella lotta di classe… Gli ‘artisti’che professano di essere d’accordo con la causa della classe sottomessa devono, pertanto, essere consapevoli che la loro ricerca di un idioma dovrebbe essere un ingrediente prezioso nella lotta di classe…”. Una critica che oggi sembra vetusta e superata, ma che Alessandro Mendini definisce in questi termini: “Mari non è un designer. Mari è la coscienza di tutti noi, è la coscienza dei designer, questo importa”.

Gian Piero Frassinelli ‒ Design e antropologia (Quodlibet, Macerata 2019)

Gian Piero Frassinelli ‒ Design e antropologia (Quodlibet, Macerata 2019)

MIGRAZIONI E CULTURA

Riportando queste considerazioni sull’evento americano, Frassinelli denuncia un atteggiamento negativo della critica italiana e in particolare di Francesco Dal Co e Manfredo Tafuri, che si impegnarono a dequalificare e mistificare il movimento Radical provocando una messa in mora delle tensioni e proposte radicali nel dibattito accademico italiano. Infatti, la mostra curata da Luca Molinari, Peter Lang e Mark Wasiuta, realizzata per celebrare il quarantennale di Italy: the new domestic landscape, non ha mai trovato una sede museale italiana disposta ad accoglierla, nonostante la centralità nel dibattito internazionale delle ricerche del Radical design. Basti pensare all’interesse diffuso dell’esperimento Global Tools (1973-75) nella definizione di nuovi modelli educativi.
Il saggio curato da Frassinelli con il prezioso contributo del figlio Ben si conclude con alcune considerazioni attorno al tema delle migrazioni. Un fenomeno che da sempre segna e disegna l’evoluzione culturale e sociale degli uomini e del mondo. L’autore tratteggia una stringata storia di queste trasformazioni, sottolineando la ricchezza dell’incontro tra culture, saperi e, strizzando l’occhio a Marcel Mauss e al suo Saggio sul dono, indica come i fenomeni migratori siano prima di tutto un arricchimento in termini relazionali e di conoscenza. Valore che sfugge a una misurazione economica per aprirsi alla dimensione umana e della convivenza pacifica di tutti gli abitanti del nostro bistrattato e sempre più violento pianeta. Gian Piero Frassinelli chiude questo importante volume con le parole dell’antropologo Franco La Cecla (Mente Locale): “Oggi sono proprio i migranti a insegnarci la multi-appartenenza, l’innamoramento di luoghi diversi e lontani tra loro. Cerchiamo di avere il loro stesso coraggio, quello che loro hanno nel vivere, per essere capaci di leggere nel presente”.

Marco Petroni

Gian Piero Frassinelli ‒ Design e antropologia. Riflessioni di un non addetto ai lavori
Quodlibet, Macerata 2019
Pagg. 272, € 22
ISBN 9788822902672
https://www.quodlibet.it

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Marco Petroni

Marco Petroni

Marco Petroni, teorico e critico del design. Ha collaborato con La Repubblica Bari, ha diretto le riviste Design Plaza, Casamiadecor, ha curato la rubrica Sud su Abitare.it, è stato redattore di FlashArt. Collabora con l'edizione online di Domus. Curatore senior…

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