Terremoto in Marocco: i danni al patrimonio culturale di Marrakech e nella regione dell’Atlante

Le immagini della Medina di Marrakech lasciano poco spazio all’immaginazione: il sisma ha colpito il nucleo più antico della città, moschee, mura del XII secolo ed edifici storici. La conta dei danni è ancora aperta e ora preoccupano le ricadute sul turismo

Mentre la conta delle vittime è ancora aperta, ma ha già drammaticamente superato le 2.500 unità, per il Marocco in lutto, colpito dal più violento terremoto del Nord Africa degli ultimi 50 anni, si profila una prima stima dei danni. Difficoltosa, e lenta – bisogna rilevare – a fronte di un coordinamento dei soccorsi e della macchina organizzativa chiamata ad agire su più fronti che finora si è dimostrato carente e arrancante: il sisma dello scorso 8 settembre, 6.8 gradi sulla scala Richter, ha colpito la regione dell’Atlante e i suoi villaggi rurali, molti ancora in attesa di essere raggiunti (alcuni completamente distrutti, come Ighil, 4mila abitanti). Impossibile, in queste condizioni, stilare una lista dei dispersi, fronteggiare l’emergenza sanitaria, mettere in sicurezza gli edifici, ipotizzare un piano per la ripartenza di un’area tra le più strategiche per il turismo marocchino, risorsa economica principale per il Paese (e preoccupa, in questo contesto, la reticenza del regime verso gli aiuti internazionali). Proprio pochi mesi fa, il regime guidato da re Mohammed VI approvava un piano di rilancio del turismo in uscita dal covid, prospettando un investimento di 580 milioni di dollari da qui al 2026, per rafforzare un settore che prima della pandemia valeva oltre il 7% del PIL. E ora preoccupano le conseguenze sul lungo periodo del terremoto, che non solo ha prostrato la popolazione, ma rischia di isolare il Marocco. Tanto più che proprio Marrakech, centro più importante della regione dell’Atlante e principale destinazione turistica del Paese, si mostra in queste ore come una città spezzata.

Macerie nella Medina di Marrakech
Macerie nella Medina di Marrakech

I danni del terremoto al patrimonio culturale di Marrakech

A circa 70 chilometri dall’epicentro del sisma, la città rossa fondata dell’XI secolo dai Berberi è stata colpita duramente, soprattutto nel suo nucleo più antico, il Mellah, ex quartiere ebraico. Riconosciuta patrimonio dell’Unesco nel 1985, è il responsabile per il Maghreb dell’organizzazione internazionale delle Nazioni Unite impegnata a promuovere pace e sicurezza attraverso la promozione della cultura, Eric Falt, a trasmettere un primo quadro dell’emergenza relativa al patrimonio culturale cittadino. Pur sottolineando la priorità di mettere in salvo le vite umane, l’Unesco è infatti già impegnata a registrare danni a edifici e monumenti storici, “più seri di quanto ci aspettassimo”, spiega Falt dopo un sopralluogo a Marrakech.
Subitaneo è stato il crollo del minareto della moschea Kharbouch, affacciata sulla piazza più celebre della città, l’animatissima Jama El Fnaa: l’intero edificio sarebbe ora a rischio crollo. Poco distante, anche il minareto della Koutoubia, ribattezzato Marrakech’s roof per i suoi 69 metri di altezza, è afflitto da crepe che destano preoccupazione: la “moschea dei librai”, come si traduce il suo nome, è la più importante della città, realizzata a partire dal XII secolo nell’ex suq dei mercanti di manoscritti, e segnalata proprio dallo svettante minareto in pietra arenaria rosata.
Danni significati si registrano anche lungo la cinta muraria che circonda l’abitato antico, costruita nel XII secolo: All’interno della Medina molti edifici sono crollati, mentre la vita ha ripreso a scorrere nei quartieri più moderni, preservati dalle ristrutturazioni avviate negli ultimi anni.

Il crollo della moschea di Tinmel sulle montagne dell’Atlante

In direzione delle montagne dell’Atlante, a 100 chilometri da Marrakech, si scopre un altro capolavoro dell’arte sacra marocchina perduto: la moschea di Tinmel (in ebraico “scuola”), costruita nel XII, è ridotta a un cumulo di macerie. Tra le poche moschee visitabili dai non musulmani, l’edificio si distingueva per la complessa decorazione ad archi e motivi geometrici, ed era stato restaurato nel 1997.  Con il suo crollo si perde la memoria di un sito di grande importanza religiosa (Tinmel fu a lungo la capitale religiosa della dinastia degli Almohadi) e architettonica, archetipo delle successive moschee edificate in Marocco dagli Almohadi.

La fiera 1:54 si farà. Appuntamento a Marrakech a febbraio 2024

Ma il settore culturale non fa mancare il suo sostegno al Marocco: la fiera d’arte contemporanea 1:54, dal 2018 presente nel Paese con l’evento ospitato proprio a Marrakech, annuncia l’intenzione di sostenere la ricostruzione nei prossimi mesi. E conferma l’appuntamento con l’edizione 2024 della fiera, nel mese di febbraio.

Livia Montagnoli

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