Behavioral Matter: un workshop al Centre Pompidou racconta le materie del futuro

L’artista Fabrizio Bellomo, tra gli invitati al workshop, racconta cosa è emerso dalla tre giorni di Parigi. Tra arte e scienza.

12 tavoli tematici: dallo studio su nuove e possibili future materie: La “Fenomenologia dei Dati” innescata dal ‘data-designer’ David Bihanic dove i geroglifici egiziani vengono assunti come una delle trasformazioni dei dati in immagini, a quello sui ‘tessuti’ divenuti morfostrutture-tensostrutture in cui la sovrapposizione di gruppi di fili di ferro paralleli, formano griglie (simili a tessiture anche se non vi è alcun intreccio), dove vigono le regole della statica.

LA MOSTRA BEHAVIORAL MATTER

Behavioral Matter” questo è il nome dato ai tre giorni di workshop (15/18 marzo) realizzato presso il Centre Pompidou di Parigi. Un workshop in cui ricercatori, scienziati, artisti, designer, studenti erano seduti in differenti tavoli tematici e in ognuno dei quali un argomento relativo alla ‘materia comportamentale’ è stato trattato attraverso le più varie sfaccettature e i più disparati punti di vista. Il workshop è inserito all’interno del programma di eventi collaterali alla mostra “La Fabrique du Vivant: Mutations/Creations 3”. Mostra aperta fino al 15 aprile 2019, in cui i lavori esposti sono il frutto di una serie di collaborazioni fra artisti e ricercatori e scienziati. Come nel caso di “Ècoumene v1-Victor Petit” realizzata dalla giovane artista Lia Giraud in collaborazione con la biologa francese del Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi Claude Yéprémian. Un’opera prodotta attraverso l’utilizzo di una particolare tipologia di alga fotosensibile, la quale si addensa in relazione alla quantità di luce da cui viene colpita. Motivo per cui, se riversata in un contenitore con dell’acqua e utilizzato questo come base su cui proiettare una fotografia in pellicola bianco e nero, si formerà la replica dell’immagine proiettata, formatasi però – attraverso l’addensarsi o meno in differenti ‘punti’, dell’alga qui contenuta. Una ‘algografia’ come viene chiamata nel testo che accompagna l’opera. Una rappresentazione organica che può assumere le più svariate forme richieste – attraverso la proiezione.

“Ècoumene v1-Victor Petit” Lia Giraud in collaborazione con la biologa Claude Yéprémian.

“Ècoumene v1-Victor Petit” Lia Giraud in collaborazione con la biologa Claude Yéprémian.

IL WORKSHOP DI ENSADLAB

In questo contesto, il workshop, organizzato da EnsadLab laboratorio di ricerca dell’École Nationale Supérieure des Arts Décoratifs Ensad di Parigi in partenariato con il Cluster “Matters of Activity – Image Space Material” dell’Humboldt-Universitat di Berlino ha posto le basi per nuove e future collaborazioni fra le più svariate teste – arrivate qui dai diversi ambiti disciplinari e invitate a prenderne parte, di fatti – gli oltre 70 partecipanti sono giunti da numerose università. Le interconnessioni si sono create non solo all’interno dei tavoli tematici al quale ognuno dei partecipanti era assegnato, ma anche e forse soprattutto: fra i diversi, tanti tavoli tematici. Al di la dei risultati prodotti nei tre giorni, il lato più interessante di questi incontri risiede proprio nelle relazioni fra ambiti diversi che si possono generare.

GLI ITALIANI IN TRASFERTA

Non mancavano le presenze italiane come quella del ricercatore Lorenzo Guiducci dell’Humboldt Universitat di Berlino, del musicista e docente Filippo Fabbri o di Emanuele Quinz, storico dell’arte e docente all’Ensad insieme alla ricercatrice francese Patricia Ribault e all’artista Samuel Bianchini. Mi lascia da riflettere l’ultimo scambio di battute avuto con Lorenzo prima di salutarci “…perché spesso si crede che il vivente abbia qualche salvacondotto in più rispetto all’inanimato ma ci sono molti esseri che si comportano esattamente come materiali inanimati, come materiali ingegneristici, esseri monocellulari in cui la materia di cui questi sono composti è anche quello che ne determina il comportamento” e inizia un discorso sui batteri magnetotattici, i quali sono in grado di crearsi una sorta di ago di magnetite su scala nanometrica così da ‘potersi guidare’ nelle oscurità che abitano. Per farla brevissima…

Fabrizio Bellomo

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Fabrizio Bellomo

Fabrizio Bellomo

Fabrizio Bellomo (Bari, 1982) porta avanti la sua ricerca in modo ibrido e multidisciplinare. Suoi lavori sono stati esposti in Italia e all’estero in mostre personali e collettive, attraverso progetti pubblici e festival cinematografici. Fra cui: plat(t)form 2015 Fotomuseum Winterthur…

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