Colpe e debiti. Dierk Schmidt a Madrid

Museo Reina Sofía, Madrid ‒ fino al 10 marzo 2019. Il museo madrileno ospita la prima retrospettiva dell’artista tedesco Dierk Schmidt. Allestita al Palacio de Velázquez, nel Parco del Retiro.

Il pubblico del Parco del Retiro si troverà quest’inverno a esplorare per la prima volta in tutta la sua complessità l’opera dell’artista tedesco Dierk Schmidt (Unna, 1965), probabilmente una scoperta anche per gli appassionati d’arte contemporanea.
Il linguaggio espressivo di Schmidt è la pittura storica, genere popolare nel XIX e XX secolo, sulla linea di grandi artisti come Géricault, Fahlstrom, Richard Hamilton o Allan Sekula. In Schmidt, però, l’intento celebrativo si converte in aspra critica storica, in denuncia sociale e istituzionale, in particolare rivolta contro i delitti umanitari perpetrati dai popoli occidentali durante il colonialismo.
Non c’è luogo a Madrid dunque più adatto per ospitare questa mostra del Palacio de Velázquez, padiglione costruito nel 1883 e utilizzato nel 1887 per l’Esposizione generale delle Filippine, ultima colonia spagnola. Per stabilire la relazione fra tema e luogo, l’artista ha realizzato un intervento site specific nell’edificio, creando una serie di buchi in una parete per permettere ai visitatori di sbirciare oltre, nel giardino circostante.
Nella ricerca estetica di Schmidt, inoltre, la pittura è un mezzo per riflettere sul valore dell’arte e si autoriflette nella critica ai musei come luoghi di conservazione delle vestigia della storia stessa.

Dierk Schmidt, Projection 2, 2001 06. Courtesy KOW, Berlino

Dierk Schmidt, Projection 2, 2001 06. Courtesy KOW, Berlino

PITTURA E LIMITI

Ispirata a uno dei capolavori di Dostoevskij, Delitto e castigo, la mostra di Schmidt si intitola Colpa e debiti ed è curata da Lars Bang Larsen. A Madrid sono esposte una cinquantina di opere realizzate dal 1990 a oggi con l’uso predominante della pittura, per esplorare i limiti stessi del visibile. In realtà, l’indagine di Schmidt esce dai confini bidimensionali della tela, usa una varietà di supporti come vetro, carta oleata, plexiglas e plastica ‒ tutti caratterizzati da trasparenza e fragilità ‒ e impiega diverse tecniche che moltiplicano i significati del suo lavoro. Non mancano anche vere e proprie installazioni con interventi di pittura e opere più imponenti, che invadono lo spazio architettonico dell’edificio, occupando pavimento, pareti e il tetto delle sale.
Per impatto visivo, e per forte valore concettuale, risaltano le due serie realizzate tra il 2005 (Salzburg Series) e il 2007 (Kassel Series) come parte di un’opera complessa, che traduce in astratto, giocando sulla relazione tra struttura e testo, un’analisi critica della Conferenza d’Africa a Berlino (1884-85), durante la quale tredici stati europei si spartirono l’influenza sul continente africano.
Suggestiva anche l’installazione Filtrazione di immagini ‒ Sulla politica di immagini delle risorse, che tratta del disastro ambientale avvenuto nel 2010, in seguito a una perdita di petrolio in mare dalla piattaforma Deepwater Horizon, proprietà della BP. L’artista crea un ampio pannello sospeso sulla testa dei visitatori, con dipinti i simboli dell’impresa petrolifera britannica su fogli di vetro, usando catrame e bitume.

Federica Lonati

Madrid // fino al 10 marzo 2019
Dierk Schmidt. Colpa e debiti
MUSEO REINA SOFÍA
Calle Santa Isabel 52
www.museoreinasofia.es

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Federica Lonati

Federica Lonati

Federica Lonati (Milano, 1967), giornalista professionista italiana, dal 2005 vive a Madrid. Diploma al Liceo Classico di Varese e laurea in Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Milano, si è formata professionalmente alla Prealpina, quotidiano di Varese, scrivendo di cronaca,…

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