Rubens chiama Tintoretto. Dalle Fiandre a Venezia

È un legame tutto da scoprire quello che unisce l’artista fiammingo a uno dei maestri dell’arte italiana. Dalla Rubenshuis alla Laguna.

Nel programma triennale Flemish Masters 2018-2020, l’anno in corso punta i riflettori su Rubens e Anversa sotto la dicitura Anversa Barocca. Rubens inspires. Il che significa rivolgersi a un periodo fondamentale nella crescita e nell’identità cittadina, ma altresì guardare al nostro tempo e al futuro: l’identità è infatti in continua costruzione e si nutre del presente. In questo senso, quello di Rubens è un anno che coinvolge anche le arti e gli artisti contemporanei, da Luc Tuymans a Jan Fabre.

ITINERARIO RUBENSIANO

A fare da traccia è un itinerario rubensiano che prevede sette tappe, partendo naturalmente dalla Rubenshuis, la casa di Rubens che egli stesso progettò quando tornò nella città della sua infanzia. Proprio nell’istituzione diretta da Ben van Beneden si celebra un graditissimo ritorno, quello dell’autoritratto del pittore, a seguito di un minuzioso restauro.
La mostra Rubens’ Return (dal 1° giugno al 2 settembre) festeggia l’avvenimento, mostrando al contempo nuove acquisizioni del maestro fiammingo e di pittori suoi maestri e allievi, fra i quali Tintoretto. Tappa immancabile, si diceva, ma alla quale sarà consigliato fare ritorno in futuro, per vedere i lavori di ampliamento affidati allo studio Robbrecht en Daem Architecten CVBA.

UN TINTORETTO ROCK

Va raccontata la storia del Tintoretto che dalla scorsa estate alberga alla Rubenshuis. Si tratta di una pala d’altare raffigurante l’Angelo che predica Santa Caterina d’Alessandria del suo martirio e fu dipinta da Jacopo Robusti tra il 1560 e il 1570 per la Chiesa di San Geminiano in piazza San Marco a Venezia. Quattro secoli dopo, e precisamente nel 1980, entrò a far parte di una collezione assai particolare: quella del compianto David Bowie. Dalla sua sede originaria era stata prelevata nel 1807, quando la chiesa fu demolita. L’ultimo passaggio di proprietà è avvenuto il 10 novembre 2016 a Londra, quando Sotheby’s l’ha battuta nell’ambito dell’asta Bowie/Collector. Fra un Damien Hirst e un Jean-Michel Basquiat, un Duchamp e un Picabia, c’era anche Tintoretto, acquistato da un collezionista privato fiammingo che ha concesso la pala d’altare in prestito permanente alla Casa di Rubens.
Così un piccolo grande pezzo d’Italia – per ora l’unico – entra a far parte della collezione, ribadendo lo stretto legame del pittore fiammingo con il nostro Paese, dove Rubens soggiornò dal 1600 al 1608. Legame che si rinsalderà nel 2019: durante la Biennale, infatti, la Santa Caterina tornerà a Venezia nell’ambito di una mostra dedicata alla Chiesa di San Geminiano – mostra che vedrà l’esposizione di opere firmate da Rubens, van Dyck e Maerten de Vos provenienti dai musei delle Fiandre. Chiudendo così il cerchio.

RUBENS LA STAR

L’artista originario di Siegen non fa parte della folta schiera di colleghi morti in povertà e la cui fama si accese post mortem. Al contrario, Rubens fu un’autentica star del proprio tempo e, negli ultimi due decenni della propria vita, fino a 1640, fu uno degli artisti più importanti e richiesti in Europa. E se questo ha comportato una dispersione notevole delle sue opere in tutto il continente, Anversa resta tuttavia il luogo privilegiato per comprenderne la straordinaria rilevanza.
L’invito è dunque di percorrere l’itinerario che vi consigliamo nelle pagine seguenti, prestando particolare attenzione alla Cattedrale cittadina. Dove – finché non saranno terminati lavori di ristrutturazione e ampliamento del Koninklijk Museum voor Schone Kunsten – è allestita la mostra Riunione. Da Quinten Metsys a Peter Paul Rubens: una ricostruzione degli ambienti dell’edificio religioso nei secoli XVI-XVIII. Occasione imperdibile per ammirare in situ i capolavori che nel 2019 torneranno al Museo Reale di Belle Arti.

Pieter Paul Rubens, Autoritratto (c) Antwerpen Rubenshuis collectiebeleid

Pieter Paul Rubens, Autoritratto (c) Antwerpen Rubenshuis collectiebeleid

ITINERARIO RUBENSIANO

CHIESA DI SAN PAOLO

Eretto a pochi passi dalla riva orientale della Schelda, l’edificio è stato terminato nel 1639. Prima e dopo sono stati numerosi gli interventi, a causa delle inondazioni, degli incendi – l’ultimo risalente al 1968 – e anche di un bombardamento, che nel 1831 distrusse le vetrate secentesche. Malgrado ciò, questo è uno dei tesori dell’Anversa barocca, e a testimoniarlo ci sono innumerevoli sculture e pitture. Soltanto di Rubens sono qui visibili l’Adorazione dei pastori (1609), la Disputa del Sacramento (1609) e la Flagellazione (1617 – parte di un ciclo di quindici dipinti firmati, fra gli altri, da Antoon van Dyck e David Teniers il Vecchio).

MUSEO PLANTIN-MORETUS

È il primo museo al mondo a esser stato inserito, nel 2005, nell’elenco dei Patrimoni mondiali dell’umanità dell’Unesco. È intitolato agli stampatori Christoffel Plantijn – che fondò l’azienda nel 1550 – e a suo genero, nonché successore, Jan Moretus. Rubens era amico d’infanzia di Balthasar I Moretus e con la stamperia lavorò a 24 frontespizi, all’illustrazione di diversi libri e realizzò i ritratti della famiglia, che ancora adornano il Gran Salone di Casa Moretus, che naturalmente è aperta al pubblico.

CATTEDRALE DI NOSTRA SIGNORA

Capolavoro dell’architettura gotica brabantina, svetta sullo skyline di Anversa con il suo campanile di 123 metri (Patrimonio dell’umanità dell’Unesco). La data di chiusura del cantiere, dopo ben 170 anni, è fissata al 1521, ma pochi anni dopo, nel 1533, un incendio impose di riaprire i lavori. E ancora, nel 1794 furono i rivoluzionari francesi a devastarla, tanto che rischiò di essere demolita. Per non parlare delle ruberie, alle quali pose fine il Congresso di Vienna. Così, nel 1816 tornarono a casa anche tre dei dipinti di Rubens che sono ospitati qui. Due i trittici straordinari sull’altare maggiore: a sinistra l’Innalzamento della Croce (1609-10), a destra la Deposizione della Croce (1611-14). Anche la pala d’altare è firmata da Rubens, con l’Assunzione della Vergine datata 1625-26. Infine, nella seconda cappella del deambulatorio si trova un terzo trittico, la Resurrezione di Cristo (1612), commissionato dai coniugi Jan Moretus e Martina Plantijn.

CHIESA DI SAN CARLO BORROMEO

È la chiesa rubensiana per eccellenza, visto che l’artista fu tra i più impegnati nella decorazione della facciata e negli affreschi della volta del campanile, realizzati insieme all’allievo Antoon van Dyck. L’edificio, in stile barocco, fu commissionato dai Gesuiti a François d’Aguilon e Pieter Huyssens. Il cantiere fu aperto nel 1615 e completato nel 1621. Da non perdere l’altare maggiore: qui, infatti, un meccanismo tuttora funzionante permette di alternare i dipinti alle sue spalle. Se invece volete vedere le pale d’altare di Rubens, rispettivamente con I miracoli di Sant’Ignazio di Loyola e di San Francesco Saverio, dovete spostarvi al Kunsthistorisches Museum di Vienna, dove sono attualmente conservate.

CASA SNIJDERS & ROCKOX

Nicolaas II Rockox fu sindaco di Anversa, intimo amico di Rubens e suo mecenate. Nel 1603 acquistò due terreni e vi fece realizzare una casa patrizia, dove raccolse le opere che collezionava e commissionava. Nei secoli cambiò più volte destinazione, finché nel 1970 quella che allora era la sede di una banca diventò l’attuale museo. Recentemente è stata ristrutturata e alla fine di febbraio è stata riaperta al pubblico. Con una importante novità: Casa Snijders è stata annessa al percorso di visita.

CHIESA DI SAN GIACOMO

A pochi passi dalla Casa di Rubens, questa chiesta tardo-gotica – progettata da Herman De Waghemakere il Vecchio, al quale succedette un altro famoso architetto dell’epoca,
Rombout Keldermans – ospita la cappella funebre del celeberrimo pittore fiammingo. Ma le sue meraviglie si dipanano ben oltre, lungo i ventitré altari in marmo e con una florida collezione di dipinti, fra i quali San Giorgio e il drago di Antoon van Dyck e una Madonna di Guido Reni. Di Rubens si trova l’olio su tela Madonna e Santi, datato 1634.

CASA DI RUBENS

Era nato a Siegen nel 1577 ma arrivò ad Anversa appena 12enne. Qui trascorse l’infanzia e qui tornò più volte, sino a trascorrervi gli ultimi anni della sua vita. E come ogni cittadino di successo, progettò egli stesso la propria casa, dotata di uno splendido giardino e, naturalmente, di uno studio dove lavorare. La Rubenshuis è ora un museo fra i più amati del Paese, ma è anche un sito in continua evoluzione. Entro il 2020 saranno infatti inaugurati una nuova area ricettiva e un “experience center”, affidati tramite bando allo studio Robbrecht en Daem Architecten CVBA. Nel frattempo si possono ammirare, all’interno di una prestigiosa collezione, capolavori rubensiani che coprono un’ampia finestra temporale, dall’Adamo ed Eva del 1599-1600 fino al tardo Autoritratto del 1630 circa.

KMSKA

Il Koninklijk Museum voor Schone Kunsten Antwerpen è, tradotto, il Museo Reale di Belle Arti di Anversa. Attenzione però: è chiuso per importanti lavori di restauro e ampliamento, affidati allo studio di Rotterdam Claus and Kaan Architects. Chiaro, è un peccato non poter visitare la collezione, forte di 7.600 pezzi, nonché la Galleria Rubens. Niente paura però, perché molti dei capolavori li troverete temporaneamente esposti nelle altre sedi di questo itinerario rubensiano.

Michaelina Wautier, San Giovanni Evangelista. Collezione privata, Italia

Michaelina Wautier, San Giovanni Evangelista. Collezione privata, Italia

NON SOLO UOMINI. SPOT ON MICHAELINA WAUTIER

Dal 1° giugno al 2 settembre, ovvero nelle stessa date di Rubens’ Return, il MAS – Museum aan de Stroom ospita la prima retrospettiva dedicata a Michaelina Wautier (1614-1689), a cura di Katlijne Van der Stighelen. Un’artista dalle doti notevolissime ma che, per evidenti questioni di genere, fu sempre sottovalutata se non dimenticata.
Nata a Mons e sorella minore di Charles Wautier (1609-1703), anch’egli scapolo e pittore, i due si trasferirono a Bruxelles poco dopo il 1640 e vissero insieme in un edificio situato nei pressi della Kapellekerk. La sua è una produzione multiforme che attraversa i generi più disparati: ci sono ovviamente i ritratti e le tele di genere, le scene mitologiche e i temi religiosi, ma anche ampi dipinti di carattere storico, ancora più atipici per una pittrice donna. Sempre mantenendo un forte radicamento alla realtà, come si nota in tanti volti da lei ritratti, dove spiccano con enorme modernità caratteristiche fisiognomiche e costrutti psicologici e sociali.
In mostra sono presenti i suoi principali capolavori conosciuti – al momento attuale, sono circa 30 i dipinti a lei attribuiti con certezza. Dall’appena restaurato Matrimonio mistico di Santa Caterina del 1649, proveniente dal Seminario di Namur, all’enigmatico Ritratto di giovane del 1653, conservato al KMSKA, fino al monumentale Triofo di Bacco del 1655 circa, in prestito dal Kunsthistorisches Museum di Vienna.

Marco Enrico Giacomelli

www.sint-paulusparochie.be
www.museumplantinmoretus.be
www.dekathedraal.be
www.carolusborromeus.com
www.snijdersrockoxhuis.be
www.sintjacobantwerpen.be
www.rubenshuis.be
www.kmska.be

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #42 ‒ Speciale Fiandre

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Marco Enrico Giacomelli

Marco Enrico Giacomelli

Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris 8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et…

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