Mimmo Scognamiglio. La svolta dei vent’anni

Dopo vent’anni di attività, cinque gallerie diverse, tra Napoli e Milano, e quattro anni passati in Lambrate, dodici artisti inaugurano la nuova sede milanese del gallerista napoletano. Uno spazio espositivo pronto ad accogliere lavori di Kounellis, di Gormley e Paladino così come di Jaume Plensa, Franco Rasma e Chiharu Shiota.

Il 17 dicembre Mimmo Scognamiglio inaugura una nuova sede in via Goito. Una sorta di percorso a ritroso sugli ultimi vent’anni. Un cammino celebrato attraverso una mostra di dodici tra gli artisti con cui ha lavorato, nell’arco di due decadi, e uno spazio vicino alle origini – dato che la prima galleria aperta a Milano si trovava in corso di Porta Nuova 46. Qui visioni, aspettative, delusioni e impressioni che accompagnano questa nuova incursione.

Lungo i vent’anni di attività della galleria, quanto gli spazi hanno rispecchiato, valorizzato oppure modificato le tue attitudini di osservatore e produttore d’arte? Potresti fare alcuni esempi?
Durante questi vent’anni ho cambiato cinque gallerie: due a Napoli e tre a Milano. Il mio modo di osservare gli artisti non è variato con gli spazi. Ho sempre guardato quello che mi piaceva, che suscitava in me una qualche forma di attrazione. E una volta deciso, avuta la possibilità di poter fare una mostra con quell’artista, abbiamo sempre studiato un progetto cercando di realizzarlo al meglio. Anche cambiando, se necessario e fin dove era possibile, la struttura degli spazi.

Potresti indicare tre caratteristiche che devono appartenere a uno spazio espositivo ideale?
Genericamente, possiamo attribuire una certa importanza all’illuminazione, alla compresenza di spazi ampi e di sale minori attraverso cui si può districare ogni tipo di esposizione, e alla minor quantità di elementi architettonici in grado di distogliere l’attenzione dalle opere o disturbare lo sguardo. Questo discorso decade ogni qual volta l’artista dialoga e trasforma lo spazio con cui deve interagire con opere site specific: le soluzioni, a prescindere dallo spazio che si trova davanti, saranno sempre interessanti e indipendenti.

Galleria Mimmo Scognamiglio, Milano 2015

Galleria Mimmo Scognamiglio, Milano 2015

A quale nuova esigenza rispondono gli spazi di via Goito?
La galleria è stata strutturata in maniera tale da poter sviluppare le mostre considerando anche uno spazio sottostante, che può essere adibito a sala di proiezione o spazio espositivo per artisti più giovani.
Il nuovo spazio è sicuramente più centrale rispetto a quello di via Ventura, permettendo una maggiore raggiungibilità da parte del pubblico e dei collezionisti. Per quanto riguarda la visibilità, non è un fatto particolarmente determinante: la galleria è conosciuta, come gli artisti con cui trattiamo. Semplicemente è molto più agevole essere raggiunti nella zona di Brera: è un’area di passaggio abituale, e in particolar modo lo diventa durante i principali eventi milanesi. Lambrate, più periferica, deve essere raggiunta quasi esclusivamente con l’obiettivo di entrare in galleria. Spesso questa condizione faceva desistere i collezionisti a fare una visita per semplice curiosità. La raggiungibilità è fondamentale.
Detto poi che il primo spazio che ho aperto a Milano era in corso di Porta Nuova 46, quindi vicino a via Goito, possiamo parlare di un ritorno alle origini, se vogliamo…

Ritieni che a Milano sia ancora possibile formare distretti connessi (Porta Venezia, Lambrate, viale Abruzzi, via Stilicone) dedicati all’arte contemporanea?
Tutto questo è possibile, senza ombra di dubbio. Ma dobbiamo tenere presente che ogni città ha una morfologia a se stante, e risulta controproducente apporre su di essa il modello di un altra. Se il discorso dei distretti funziona per realtà come Londra, Parigi e New York, non è detto che debba funzionare allo stesso modo anche in Italia. Collegamenti, strutture, politiche e capacità di adattamento e ricettività non sono uguali dappertutto.

Quali aspetti, invece, in termini di logistica, di raggiungibilità da parte del pubblico e di visibilità nei confronti dei collezionisti non soddisfacevano più le tue aspettative su Zona Ventura?
La mia avventura milanese è iniziata in centro, in Porta Nuova. Poi il lavoro di quattro anni in via Ventura è stato un esperimento interessante insieme a tutte le altre gallerie. Però rimane la mia predisposizione per il centro e di conseguenza sono di nuovo qui.

Mimmo Paladino, Etrusco

Mimmo Paladino, Etrusco

Quali saranno gli artisti selezionati e quale tipologia di opere, quale tematica approfondisce la mostra di inaugurazione dei nuovi spazi?
La mostra si intitola 20 anni e poi. L’intenzione è quella di ripercorrere i miei trent’anni di carriera, dagli inizi con il grande e mai abbastanza rimpianto Lucio Amelio fino a questo momento, dopo vent’anni di attività della mia galleria. Sono esposti dodici artisti con i quali ho condiviso speranze, fatiche e splendidi momenti, per raccontare questo viaggio iniziato e non ancora concluso: Maddalena Ambrosio, Domenico Bianchi, Daniel Canogar, Antony Gormley, Jannis Kounellis, Joerg Lozek, Jason Martin, Max Neumann, Mimmo Paladino, Jaume Plensa, Franco Rasma e Chiharu Shiota. Le opere sono state scelte tra i lavori più rappresentativi dei vari artisti, in un processo che ha visto coinvolto anche Michele Bonuomo, amico di vecchia data. Al momento sto anche lavorando a una pubblicazione che conterrà, oltre le immagini della mostra, i pensieri e gli aneddoti miei e dei vari artisti, i quali al momento stanno inviando i loro contributi.

Potresti esprimere un augurio, un pensiero che accompagnino questa nuova fase della galleria, per i prossimi vent’anni?
Mi auguro, per i prossimi trent’anni, la possibilità di vivere esperienze ugualmente difficili, affascinanti e il più delle volte divertenti: lavorare con gli artisti non è sempre facile, ma regala momenti e situazioni fuori dall’ordinario. Alla fine, dopo questi trent’anni, mi ritengo una persona fortunata per avere avuto dapprima la possibilità, e poi l’energia, per poter fare questo lavoro. Ecco, forse mi auguro di avere quella stessa energia degli anni già trascorsi.

Ginevra Bria

MIMMO SCOGNAMIGLIO
Via Goito 7 – Milano
02 36526809
[email protected]
www.mimmoscognamiglio.com

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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