Design a Lubiana. Un’istantanea del presente

Termina questa settimana la Biennale di design di Lubiana. Ma il processo creativo che invade la città è in continuo fermento e non accenna a diminuire. Una giovane capitale a cui guardare con attenzione.

L’11 novembre si conclude a Lubiana, capitale slovena, il mese dedicato al design: chiude infatti, per riaprire fra due anni, BIO – Bienale Oblikovanja, la Biennale del Design che è arrivata quest’anno alla sua 23esima edizione, ma non si estingue in questa città il clima di continue novità, di voglia di inventare, di creare e di entrare a far parte del circuito della cultura delle grandi capitali europee.
Grazie alle due curatrici di BIO, Margriet Vollenberg e Margo Konings, dello studio Organisation & Design, la città in questo periodo è stata invasa da eventi, laboratori, conferenze sul design. Oltre all’importante esposizione al MAO – Museo di Architettura e Design, situato nella periferia della città, anche il centro cittadino ha un ruolo importante all’interno di BIO, grazie a iniziative di negozi, bar, gallerie piccole e grandi.
Lubiana è capitale da relativamente poco tempo (la Slovenia è una nazione indipendente dal 1991) ma già da alcuni è paragonata a una giovane Berlino o a Parigi: nel suo piccolo centro storico si susseguono bar affacciati sulla Ljubljanica, il fiume che attraversa la città, gallerie d’arte, importanti architetture (gran parte della città vede i segni del più grande architetto sloveno, Joze Plecnik), piazze alberate, salici che toccano con i loro rami il fiume. È una città che ha voglia di crescere, di modificare il suo aspetto per diventare più accogliente, di vincere sfide, di essere giovane nelle grandi idee: BIO fa parte di questo progetto, di quest’idea di città.

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BIO – Bienale Oblikovanja – Lubiana 2012

BIO è un evento che penetra in tutto il tessuto cittadino: ogni museo ha dedicato almeno una sua parte a riflessioni attorno a temi urbani (La città racconta al Narodni Muzej), informatici (GOTO 1982 al Muzej novejse zgodovine Slovenije), alla multiculturalità nel design (Razkrite Roke al museo etnografico), all’ecocompatibilità nel design italiano (EkoResitve sempre al museo etnografico); in vari cinema della città sono proiettati film legati al design, all’architettura (Citizen Architecture di Sam Douglas), all’urbanismo (Urbanized di Gary Hustwitt), alla moda (Yohji Yamamoto: This is my Dream di T. Nagato).
In diversi luoghi di Lubiana, come gallerie private o musei, la domenica vengono organizzati laboratori per adulti e bambini per conoscere meglio il concetto di oggetto di design e artigianato, per imparare a realizzare idee con le proprie mani. Una città vivissima che per un mese si è dedicata all’approfondimento del design, inteso anche come consapevolezza della nostra contemporaneità.
Infatti, i temi affrontati nella mostra allestita all’interno del MAO hanno tutti un forte legame con i problemi e le questioni del nostro presente. “Quanto influenzano sui designer e i loro lavori le tecnologie moderne, la digitalizzazione e la globalizzazione? Come cresce e si sviluppa il design? Sembra che i designer contemporanei riprendano spesso le forme e i processi della natura nelle loro creazioni ma allo stesso tempo mostrano un notevole interese verso le nuove tecnologie”: così si legge sul sito di BIO. Ed è proprio questa unione di natura e novità tecnologiche che caratterizza la prima sala, probabilmente la più interessante: i prodotti qui esposti si classificano sotto categorie come “Smart Solutions”, “Social Local”, “Urban”, “Industrial Leftovers” e analizzano il ruolo del design all’interno della società globalizzata.

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BIO – Bienale Oblikovanja – Lubiana 2012

Ad esempio la Sea Chair dei designer A. Groves, A. Murakami e K. Jones, sgabellino realizzato con la plastica raccolta negli oceani, si pone come un progetto che ha dietro di sé approfonditi studi sulle condizioni attuali delle acque (attualmente vi si trovano 100 milioni di tonnellate di plastica) e propone un modo intelligente per risolvere, anche concretamente, il problema.
È un design che bada ad aspetti come l’ecocompatibilità, il riutilizzo di scarti dell’industria, il rapporto con la natura quello su cui le curatrici hanno voluto insistere: la Glasshouse Lamp di Kristyna Pojerova, lampada di vetro nella quale è possibile coltivare piante e fiori, è un perfetto esempio di fusione di natura e tecnologia che sembra interessare parte della mostra. L’esposizione d’altronde non si limita a questi temi, ma approfondisce anche il graphic design con una sezione occupata da stampe, ricerche di nuovi caratteri, libri illustrati, il design nella scienza e nella medicina, il web design.
Una mostra legata ai temi più attuali, una mostra che rincorre le grandi novità del design, una mostra che sembra essere solo uno scatto istantaneo del nostro tempo, che pare già essere proiettata in avanti, a quando fra due anni la città slovena sarà di nuovo pronta ad accogliere con occhi attenti nuove fotografie, sotto forma di oggetti, di quel preciso momento.

Vida Rucli

www.bio.si

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Vida Rucli

Vida Rucli

Nasce nel 1993 in un piccolo paese di montagna al confine con la Slovenia e per questo fin dal piccola parla entrambe le lingue, l’italiano e lo sloveno. Nel 2012 si diploma al Liceo Classico e da quest’anno frequenta la…

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