Gioni alla Biennale: parla Jean-Claude Mosconi

Succede questo: che un personaggio come Jean-Claude Mosconi, Head of Artistic and Cultural Advisory della GBS - Group Identity and Communication Area di Unicredit, legga una notizia su Artribune Magazine. Che ci rifletta e invii i suoi pensieri in merito alla redazione del giornale stesso. È quel che ci attendiamo dai nostri lettori, da tutti i nostri lettori: noi offriamo degli spunti, voi contraccambiate con le riflessioni che ne sono scaturite.

Vi scrivo perché vorrei condividere con voi alcune riflessioni scaturite dalla lettura di una notizia vista sfogliando Artribune Magazine.
La notizia riguarda Massimiliano Gioni e la sua nomina a Direttore della Biennale di Venezia. Proprio adesso che è ormai passata l’onda del clamore iniziale, penso sia utile ritornare sull’argomento per condividere delle idee e dei pensieri.
Le scrivo essenzialmente perché vorrei portare il mio sguardo e la mia prospettiva di straniero che vive in Italia e lavora nel settore dell’arte e della cultura.
Trovo la scelta del Presidente Baratta molto coraggiosa e intelligente, soprattutto per come potrebbe incidere sull’immagine della cultura italiana all’estero.
Scelta coraggiosa, quella di Gioni, perché ha meno di quarant’anni e la sua nomina senza dubbio è già entrata nella storia della Biennale (che è la madre di ogni manifestazione di questo tipo, primato e merito dell’Italia da non dimenticare mai).

toasting the revolution gioni Gioni alla Biennale: parla Jean-Claude Mosconi

Toasting the Revolution, Massimiliano Gioni

L’intero Paese dovrebbe esserne fiero, perché è un messaggio di apertura e rinnovamento che porta onore al merito di un curatore giovane che sta proseguendo la strada tracciata da figure come Germano Celant, Achille Bonito Oliva e, in tempi più recenti, Francesco Bonami.
Gioni prosegue il cammino di questi grandi curatori, condividendolo con altri della sua generazione, e mi riferisco a giovani curatori italiani ormai ampiamente noti e consolidati a livello internazionale, ad esempio Andrea Bellini e Francesco Manacorda (che adesso è alla Tate Liverpool). Gioni ha il merito di aver lavorato all’estero senza sosta e con grande impegno: il lavoro portato avanti al New Museum è sotto gli occhi di tutti e non ha certo bisogno che io spenda nuove parole.
Sappiamo anche quanto è difficile trovare riconoscimenti in un Paese diverso dal proprio, e soprattutto negli Stati Uniti.
In un periodo come quello che stiamo vivendo, dove per molte e diverse ragioni si tende a essere cauti e a fare scelte generalmente molto conservatrici, la nomina di Gioni non solo è coraggiosa ma è anche un messaggio di speranza a sostegno delle potenzialità dell’arte
contemporanea nella cultura italiana.

Jean Claude Mosconi

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