Discarica a Villa Adriana. Ecco perché sì
Sappiamo bene quanto è pregiato il bene culturale in questione. Ma sappiamo altrettanto bene che questa discarica un ruolo ce lo potrà avere: portare nel dibattito internazionale la situazione cervellotica della gestione dei rifiuti a Roma. Dove erano coloro che oggi fanno gli scandalizzati quando la Capitale del paese si vendeva il suo futuro alle camorrette della monnezza?
In primis è necessario rassicurare tutti: siamo perfettamente consci dell’importanza artistica, archeologica, architettonica rappresentata da Villa Adriana: un patrimonio non a caso tutelato dall’Unesco e famoso in tutto il mondo. Detto questo, abbiamo l’assoluta convinzione che una discarica nei dintorni di Villa Adriana (a oltre 2 chilometri, non a 700 metri come si va dicendo) sia opportuna, simbolicamente fondamentale, emblematica, utilissima per porre un problema.
L’ambito è sempre il solito: ipocrisia, perbenismo, superficialità, ignoranza, supponenza. Agitate bene, aggiungete solo alla fine un po’ di spocchia e avrete il cocktail che in questi giorni si sta palesando sulla stampa non solo nazionale. La situazione dei rifiuti, nella capitale d’Italia, è fuori controllo. Occorre realizzare un’altra discarica perché il mostro di Malagrotta è da anni fuori norma, il luogo più adatto è nella estrema periferia est del Comune di Roma, in zona Corcolle. Accidentalmente non distante da Villa Adriana (ma anche da Villa Gregoriana, da Villa d’Este, dal centro storico di Tivoli e dal Tempio di Vesta e da mille altri esempi di patrimonio pregiatissimo, visto che siamo nella ‘campagna istoriata’ dell’Agro Romano). Altre location adatte –lo certifica anche l’Università di Roma Due-, non ve ne sono. E poi occorre evitare di andare su terreni privati, con il rischio di favorire lobby e consorterie che sul business dei rifiuti vorrebbero mantenere ben affondate le loro grinfie.
Apriti cielo. Da tutto il mondo si stanno susseguendo levate di scudi inaudite. La figuraccia internazionale sta facendo vacillare anche il ministro-per-mancanza-di-prove Lorenzo Ornaghi che ha minacciato le dimissioni (e solo questo sarebbe un buon motivo per fare la discarica a Villa Adriana già domani!), Andrea Carandini invece le ha date direttamente, cento “intellettuali” (quelli con le virgolette) si sono detti contrari e preoccupati, accorati gridi d’allarme sono giunti da tutti i più grandi musei del mondo. Dal Prado come dal Louvre. Tutti si dicono rammaricati in quanto “eredi di una civiltà unica al mondo”, così hanno scritto a Mario Monti il quale invece ha fiducia nel prefetto che ha individuato l’area.
Si tratta di una battaglia di principio in un momento storico in cui questioni di principio non dovrebbero porsene, per decenza. La discarica infatti, se realizzata con tutti i crismi, non avrà particolare impatto sulla distante area archeologica. Non si vedrà, non puzzerà, non inquinerà. Resta la questione di principio. Ma se si devono fare questioni di principio, perché le si fanno a valle dei problemi e non a monte? E perché le si fanno su un solo problema e non sul complesso gorgo infernale di questioni che vede l’area capitolina (ricordiamoci che nella zona di Roma non è solo Villa Adriana a essere patrimonio dell’umanità, ma anche l’intero centro storico, l’Appia Antica e molto altro ancora) soffocata da un degrado che non ha raffronti nazionali e internazionali?
“Esistono per ciascuno di noi dei limiti alla tolleranza civica”, ha dichiarato il prof. Andrea Carandini nel rifiutarsi di far parte del Consiglio Superiore dei Beni Culturali. Facendo sapere che rifiutava anche e soprattutto per colpa della storia di Villa Adriana che, secondo lui, è “la Versailles dei Romani”. Già, Versailles. Ma allora dove se ne stava nascosto il “limite alla tolleranza civica” di Carandini quando una città come Roma veniva umiliata da una politica dei rifiuti che avrebbe destato scandalo in Nigeria o in Moldavia? Una politica che, appunto, obbliga oggi il Governo a realizzare discariche mentre in qualsiasi parte dell’occidente evoluto non ne esistono più? Come mai Carandini e i cento altri soloni che oggi alzano il ditino nulla hanno mai eccepito sul fatto che la città di Roma, e anche il suo centro storico tutelato dall’Unesco, presentano una discarica ad ogni angolo sottoforma di cassonetti? Perché Carandini non ha chiesto per tempo, visto che calca le scene da qualche annetto, che come Villa Adriana è paragonabile a Versailles, allo stesso modo Roma fosse paragonata a Parigi e gestita come la capitale francese, dove i cassonetti sono un ricordo e dove la raccolta dei rifiuti si svolge porta a porta, palazzo per palazzo come accade a Madrid, a Londra, a Berlino, a Milano? Vi sono nella città (potremmo pubblicare una moltitudine di immagini, ci limitiamo a due) decine di migliaia di discariche a cielo aperto, con tutte le conseguenze del caso. Al cospetto di palazzi, aree archeologiche e monumenti anche molto più importanti di Villa Adriana. Eppure nessun comitato di cittadini si è mai formato per chiedere all’amministrazione della Capitale (ed alla Regione Lazio) una politica dei rifiuti europea e non impostata esclusivamente a favorire le camorre che bivaccano da trent’anni su questa situazione ingrassando politici di ogni colore. Intanto il Comitato Salviamo Villa Adriana incarta la città di affissioni abusive per urlare le sue ragioni, imbrattando di colla e locandine anche i monumenti. L’unico caso al mondo di comitato che lotta contro una discarica generando monnezza. Ma d’altronde questa è la stessa gente che non ha fatto una piega quando Villa Adriana è stata circondata di sconfinati villaggi abusivi, cave e smorzi di materiali edili e squallide zone industriali e distanza clamorosamente più ravvicinata rispetto ai due chilometri della discarica, o quando l’area è stata lambita dall’autostrada Roma-L’Aquila. Insomma, il sospetto che certe proteste siano strumentalizzate da coloro i quali sono infastiditi dalla presenza di un prefetto governativo è quanto meno legittimo. Altrimenti gli amici del Comitato dovrebbero spiegare dove hanno trovato le decine di migliaia di euro necessari per ricoprire Roma di affissioni illecite. Ma questo è folklore.
Sarebbe bastato svegliarsi per tempo e indignarsi quando era il momento. E magari Roma oggi non avrebbe la più grande discarica d’Europa e la necessità di approntarne una seconda. Dunque bene così. Bene che un celeberrimo pezzo di patrimonio mondiale venga accarezzato dall’olezzo dei rifiuti della Capitale d’Italia se questo potrà servire finalmente a porre sul piano internazionale la questione dell’unica metropoli occidentale che nel 2012 ancora vive e convive con problemi propri delle città del quarto mondo. E non solo nel comparto dei rifiuti. Grazie a Villa Adriana tutto questo potrà avere una ampia visibilità planetaria. E lo sputtanamento intercontinentale è, forse, l’unico grimaldello che può convincere l’attuale classe dirigente del paese a risolvere i problemi.
Massimiliano Tonelli
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