Alle porte di Berlino il museo DAS MINSK promuove la rigenerazione urbana con la street art

Il grande giardino dipinto dall’artista sudafricano Robin Rhode è stato commissionato per interagire con il polo d’arte contemporanea di Potsdam, inaugurato nel 2022 da Hasso Plattner in un’area storica della cittadina tedesca impattata da recenti demolizioni

Un orto botanico dipinto sulla grande parete del parco acquatico e centro sportivo di Potsdam, alle porte di Berlino. A lavorare sulla monumentale superficie c’è Robin Rhode (Città del Capo, 1976), artista sudafricano basato a Berlino dal 2002, presente con le sue opere in diverse collezioni private e pubbliche del mondo (in Italia al Castello di Rivoli e alla GAM di Torino).

Chi è Robin Rhode

Rhode, la cui pratica artistica coniuga generi e medium diversi (dalla performance al video, a fotografia, disegno e scultura) è particolarmente attratto dalla cultura hip-hop e della street art, e non è nuovo a cimentarsi con opere murali di grande formato e site-specific, che interagiscono con il paesaggio urbano. Del muro, infatti, l’artista considera i molteplici significati e le sue funzioni, da un lato elemento divisorio nel contesto dello spazio urbano, dall’altro superficie di interazione, dunque soglia tra arte interpretata come “quarta parete” e come specchio psicoanalitico.

Un giardino dipinto per la rigenerazione urbana. L’ideo del museo DAS MINSK

E a Potsdam, il lavoro è stato commissionato dalla Hasso Plattner Foundation proprio per modificare l’interazione del grande complesso sportivo Sport-und Freizeitbad con l’adiacente museo DAS MINSK, inaugurato nel 2022 come polo di riferimento per l’arte contemporanea all’interno dell’edificio modernista acquistato da Hasso Plattner (già fondatore del più noto Barberini Museum, sempre a Potsdam). Nel 2018, infatti, l’assetto urbanistico dell’area è stato modificato dalla demolizione della storica piscina del Brauhausberg, in origine parte di un unico complesso – progettato dall’architetto Karl-Heinz Birkholz – con l’edificio del Minsk. La successiva costruzione del centro sportivo e ricreativo oggi in attività ha alterato la relazione con il centro della città, creando una frattura visiva che ora ci si propone di ricomporre attraverso l’arte di Rhode. 

Robin Rhode, Der Botanische Garten, May 2025, Photo Frank Sperling
Robin Rhode, Der Botanische Garten, May 2025, Photo Frank Sperling

Il giardino dipinto di Robin Rhode a Potsdam

Estendendosi sull’intera facciata sud del centro sportivo, il murale di Rhode è ben visibile dalla terrazza del museo, e ingentilisce il panorama portando i visitatori a perdersi nel giardino dipinto sul fondale blu elettrico immaginato dall’artista, da cui emergono forme floreali astratte ispirate da illustrazioni botaniche antiche. Pensato per “durare” almeno tre anni, il lavoro vanta anche una fonte letteraria eccellente, il saggio La metamorfosi delle piante scritto nel 1790 da Goethe, centrato sul processo di costante trasformazione ed evoluzione delle natura e del paesaggio, da cui Rhode è partito per ideare il suo “spartito”.
Nello specifico, l’orto botanico dell’artista sudafricano è popolato di specie vegetali che rimandano a significati nascosti, come le piante medicinali indigene sudafricane Buchu (Agathosma betulina), Hoodia (Hoodia gordonii), Silene capensis (nota anche come Silene undulata), simbolo di resilienza, guarigione e scambio culturale. Ma il giardino – “allegoria dell’evoluzione umana”, spiega l’artista – è stato arricchito in corso d’opera con piante selvatiche osservate sul posto (e con silhouette umane attraversate da rami di faggio, albero simbolo del vicino parco di Sanssouci) a rinsaldare la dimensione site-specific dell’opera, che non solo rende omaggio alla lunga tradizione botanica di Potsdam, ma anche alla sua storia industriale. Il Blu di Prussia utilizzato per il fondale, infatti, primo pigmento sintetico moderno commercializzato in Europa, fu scoperto proprio a Berlino nel 1706, e presto sostituì il costoso blu oltremare.

Livia Montagnoli

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