Dieci anni di Cvtà, il festival di street art che ha rigenerato un borgo del Molise. Intervista ad Alice Pasquini
Dal 30 maggio al primo giugno 2025, Civitacampomarano ospita la decima edizione del festival diventato un modello internazionale di rigenerazione e di resistenza all’abbandono che accomuna molte aree interne italiane. Ne ripercorriamo la storia con la street artist romana, direttrice artistica della rassegna. Che ci anticipa le novità per il futuro

Di Cvtà, festival internazionale di street art che nel 2025 compie dieci anni, si può dire – senza sminuirne la portata, anzi iniziando a mettere in luce il carattere che con buona probabilità ne ha determinato il successo: la spontaneità e il rifiuto di forzature – che sia nato per caso. “Un caso che sembra la sceneggiatura di un film”, spiega oggi Alice Pasquini, artista romana tra le poche donne attive nell’ambito della street art e direttrice artistica di Cvtà Street Fest sin dalla prima edizione. “Ero a New York quando ho ricevuto l’invito di Ylenia Carelli, la presidente della proloco di Civitacampomarano, per dipingere nel paese: aveva visto un servizio sul mio lavoro e provava a contattarmi sperando in una risposta. Non sapeva che mio nonno era nato proprio lì, e del paese era stato per molti anni il medico condotto”.

Alle origini di Cvtà: il legame di Alice Pasquini con Civitacampomarano
Era il 2016: Alice accettava l’invito proprio in virtù dei suoi ricordi d’infanzia, spinta dal legame con quel borgo dell’entroterra molisano ridotto a poco più di un centinaio d’anime (“sulla carta sono 400, in realtà molte meno”), colpito dallo spopolamento comune a molti centri abitati delle aree interne. “Sono tornata a Civita per una storia personale, che negli anni è diventata un sogno collettivo. La comunità mi ha accolta riconoscendomi come una di loro, condividendo ricordi. Non avrei mai pensato di organizzare un festival di street art, perché è contro la mia cultura. Ma l’arte urbana è diventata in quel contesto un modo per contrastare l’abbandono, per salvaguardare un cultura rurale che appartiene a tutti”. Confrontarsi con l’abbandono, inoltre, si è rivelato da subito stimolante: “Sono affascinata dalla bellezza dell’abbandono, soprattutto in luoghi carichi di significato, dove l’orgoglio e la determinazione di chi resta sono tangibili. È stato ed è emozionante, per me, toccare con mano la resistenza incredibile di certi rituali di comunità. Cvtà è entrato a farne parte, stimolando i più giovani a rientrare in paese”.
Una comunità che resiste. L’arte che rigenera. Il modello Cvtà
Un’edizione dopo l’altra, con la partecipazione di tanti artisti italiani e internazionali chiamati a raccolta da Alice Pasquini, Cvtà ha stimolato non solo la curiosità di visitatori sempre più numerosi – che arrivano nelle giornate di festival per vedere gli artisti all’opera, ma anche nel corso dell’anno per apprezzare i lavori già completati, in un circuito a cielo aperto di grande valore artistico – ma anche l’interesse di “forestieri” (molti stranieri) che hanno investito sulla ristrutturazione di case del paese, per stabilircisi o farne una residenza estiva. “Il borgo è rinato, senza essere stravolto. Ora c’è una comunità che lavora, ci sono ristoranti, b&b, è stato riaperto al pubblico in modo permanente il Castello Angioino, che dà lavoro a 5 persone”.
Gli ostacoli da superare sono stati molti: “Il primo anno abbiamo fatto una cosa impensabile, non avevamo soldi, né alloggi, gli artisti coinvolti sono arrivati per amicizia, hanno appoggiato l’idea di fare le cose dal basso, che è la vera essenza della cultura hip pop: puoi fare arte con quello che hai, l’unica cosa indispensabile è la tua unicità”. Ma anche la comunità si è messa a disposizione, aprendo le case, cucinando, ospitando gli artisti “che ancora tornano, dopo anni, con le proprie famiglie, perché si sono sentiti accolti”. Al contempo si è lavorato sull’attivazione di bandi che potessero sostenere gli sforzi organizzativi di una manifestazione che richiede una pianificazione di mesi per concretizzare pochi giorni di evento, ed è molto impegnativa dal punto di vista logistico, perché la posizione di Civitacampomarano resta quella che è, parecchio distante dalle principali infrastrutture e vie di comunicazione. Eppure Cvtà si rinnova ogni anno, anche grazie all’appoggio dell’amministrazione locale, contando su un organigramma ridotto all’osso (“siamo in tre a occuparci di tutta l’organizzazione”) e il sostegno della comunità locale.

I numeri e i traguardi di Cvtà
In dieci anni Cvtà Street Fest, organizzato dall’Associazione Culturale CivitArt, ha coinvolto oltre 50 artisti di fama globale, come David de la Mano, Alex Senna Nespoon, Jan Vormann, Add Fuel, Martin Whatson, Biancoshock, Icks, Uno, Gola Hundun, Dan Witz, Taxis, Hera, che hanno realizzato più di 90 opere d’arte, trasformando Civitacampomarano in un museo en plein air libero e gratuito. E tutti gli eventi in programma durante il festival – dai concerti ai corsi di cucina e di dialetto – continuano a essere gratuiti,“fatta eccezione per i tour guidati condotti dai ragazzi del paese tra i 15 e i 17 anni, che hanno diritto al giusto compenso”. Campomarano è diventato un modello riconosciuto in ambito internazionale per l’unicità con cui l’arte contemporanea si integra con la storia dell’antico paese sannita e con il paesaggio circostante, e richiama circa 25 mila presenze all’anno dall’Italia e dall’estero. “Il festival” del resto “è un momento di arte relazionale e contestuale, in cui centrali sono la scoperta dell’altro e del patrimonio culturale. Non si realizzano solo opere di street art, ma avviene uno scambio di culture che rendono identitarie le creazioni artistiche”, sottolinea Pasquini.
Per questo continua a curare personalmente la selezione degli artisti: “Tanti chiedono di partecipare, ma continuo a procedere per inviti, pochi e selezionati, scegliendo le persone ancor prima che gli artisti, per la loro poetica. Non tutto è adatto al contesto: mi è capitato in passato di invitare un bravo writer della scena dei graffiti, ma la comunità non l’ha capito. è importante che si proceda in armonia”.
Chi riceve e accetta l’invito arriva qualche giorno prima del festival – ospitato in quello che è diventato il quartier generale della rassegna, Casa Cuoco – entra nel ritmo della comunità, poi inizia a lavorare: “Le cose più interessanti succedono quando ciascuno finisce il suo lavoro ufficiale e inizia a confrontarsi con gli altri. Nascono collaborazioni estemporanee, che sono le più belle”.
L’edizione 2025 di Cvtà
L’edizione del 2025, il decennale di Cvtà, si terrà dal 30 maggio al primo giugno. Ci saranno lo stencil artist belga Jonathan Pauwels aka Jaune, Case MaClaim, padre fondatore della Ma’Claim Crew tedesca, celebre per i graffiti fotorealistici, Lucy Mclauchlan, artista britannica che si muove tra disegno, design e musica. E poi Twoone, dal Giappone, Xenz, al secolo Graeme Brusby, artista dalla carriera ultratrentennale, iniziata nella scena dei graffiti nel Regno Unito di fine Anni ’80, l’italiano Elfo. Anche Alice Pasquini dopo molti anni tornerà a dipingere. Tra gli ospiti musicali, invece, si segnala la presenza di Andy Smith, storico dj dei Portishead e più recentemente dei Prodigy. Tra le attività collaterali, in programma il workshop di Urban Photo Hunts con il supporto di Terza Natura, e la poetry slam che vedrà gareggiare tra loro aspiranti poeti, la cui performance verrà giudicata dal pubblico.

Progetti per il futuro. L’evoluzione di Cvtà
Nel frattempo, Pasquini è stata insignita nel 2024 del titolo di Cavaliere dell’Ordine “al Merito della Repubblica Italiana”(“sette anni dopo essere andata a processo ed essere stata ritenuta colpevole per imbrattamento”), proprio per l’impegno profuso nella rigenerazione di un luogo e di una comunità in cerca di una soluzione per resistere. Come tanti ce ne sono in Italia: “In questi anni sono nati tanti festival sul nostro esempio, in Portogallo, Spagna, anche in Italia. E moltissimi sindaci mi hanno chiamato per lavorare insieme, ma Cvtà non è un franchising. Certo tutti possono prendere spunto per realizzare qualcosa che appartenga al territorio in cui nasce. Il nostro futuro è nel ritorno in questi luoghi dimenticati, che offrono a chiunque l’opportunità per ricominciare”.
Intanto Cvtà si prepara a crescere: “Dopo la festa per il decennale, l’edizione 2026 introdurrà qualche elemento di novità: cambiare ed evolversi è importante. Stiamo già pensando a sistemare degli spazi per ospitare artisti in residenza, e ospitare lavori permanenti: i muri a un certo punto finiscono! E dunque c’è l’idea di lavorare su un altro tipo di installazioni, legate alla natura. Ma in programma c’è anche un libro che racconterà la storia di Cvtà, edito da Drago”.
Livia Montagnoli
Cvtà 2025, Civitacampomarano (CB)
Dal 30 maggio all’1 giugno
www.cvtastreetfest.it/
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