Street Art è partecipazione. Walls si racconta

Migliorare la percezione estetica dello spazio pubblico, sviluppare le aree depresse, educare all’arte contemporanea. Usando come grimaldello la Street Art. L’associazione Walls si racconta.

CHI È WALLS
Walls è un’associazione culturale che lavora fondendo contemporanea e inclusione sociale attraverso la partecipazione attiva dei cittadini. Abbiamo costruito il nostro equilibrio ponendo sullo stesso piano un’attenta selezione delle migliori risorse artistiche nazionali e internazionali con la necessità di un impegno civile quotidiano. Il fulcro delle nostre attività è imperniato sull’ideazione di progetti complessi che puntano al miglioramento della percezione estetica dello spazio pubblico, allo sviluppo delle aree depresse e all’educazione all’arte contemporanea. Per fare questo, lavoriamo principalmente con quella che viene definita Street Art e che nei nostri progetti trasformiamo in arte pubblica di nuova generazione.
Il curatore di Walls, Simone Pallotta, dal 2006 opera sul territorio romano, iniziando il suo lavoro con un’opera site specific realizzata da Blu (per la prima volta a Roma) ed Etnik in una stazione di Roma Nord in forte stato di abbandono. Oltre a definire una nuova specifica figura di curatore di arte pubblica e urbana, con il suo lavoro Simone ha definito dal principio l’approccio che caratterizza oggi le modalità progettuali di Walls.
Dal 2008, anno di costituzione, Walls è ideatore, promotore e produttore di progetti d’arte pubblica contemporanea. Attiva sul difficile territorio di Roma, l’associazione è stata invitata a collaborare a progetti in tutta Italia, diventando leader nel settore della Street Art e dell’arte pubblica partecipata.

Blu a San Basilio, Roma

Blu a San Basilio, Roma

OBIETTIVI E METODO
La progettazione culturale si è arricchita negli anni con percorsi di educazione attiva e non formale, attività di ricerca e interventi all’interno di laboratori e seminari. L’interesse di istituzioni, brand, aziende e privati verso le nostre modalità operative ci ha permesso di crescere, tanto da poter offrire oggi soluzioni innovative in diversi ambiti della progettazione culturale e creativa.
Al momento stiamo lavorando all’implementazione delle nostre strategie operative, ampliando la ricerca in ambiti artistici quali la Land Art e l’arte partecipata, l’architettura del paesaggio e il design urbano. Il nostro modo di operare è pensato per arricchirsi nel tempo di ulteriori processi creativi e partecipativi, in grado di creare una continuità temporale nei progetti, mai pensati come eventi ma costruiti per durare nel tempo, ripetibili ed esportabili nelle eterogenee realtà urbane.
L’approccio di Walls con i territori in cui opera è sempre improntato alla creazione di un “metodo”, un generatore di processi virtuosi, che una volta innescati continuino il proprio percorso autonomamente, modellandosi sulle peculiarità e i bisogni di ciascun territorio.
La genesi di questo percorso di attivazione e stimolo della sensibilità alla questione urbana e dello spazio pubblico abbraccia un’ampia varietà di attori sociali, con un interesse per le fasce di popolazione anagraficamente e socialmente escluse dai circuiti più convenzionali dell’arte contemporanea, come gli anziani e i ragazzi. Con loro si coltiva la consapevolezza del grande potenziale dell’azione collettiva e partecipata sugli spazi della città, attraverso un processo di alfabetizzazione ai linguaggi dell’arte.
Il sistema di approccio e cooperazione con le realtà locali operato da Walls è sempre improntato all’orizzontalità e allo scambio umano e culturale. I progetti non sono mai “calati dall’alto” ma concordati, trasformati nel tempo e arricchiti grazie a un’intensa attività di confronto e dialogo fra tutti i soggetti coinvolti.

Agostino Iacurci per San Basilio

Agostino Iacurci per San Basilio

I MURI DEL CARCERE
Uno dei più importanti progetti di Walls è stato Rebibbia on the Walls, partito nel 2010. Due anni di lavoro all’interno della sezione di massima sicurezza del carcere romano: un percorso d’arte partecipata costruito con venti detenuti e due artisti. Il progetto è stato costruito per intervenire sull’area destinata all’ora d’aria dei detenuti, suddivisa in tre diversi ambienti: l’area di transito verso i campi sportivi, il campo di pallavolo e il muro di recinzione del campo di calcio.
Matteo Milaneschi, designer e artista toscano, ha immaginato insieme ai detenuti una grande composizione astratta composta da diciannove colori. La decisione di elaborare un progetto non figurativo nasce dalla difficoltà di individuare un soggetto condiviso. Si è puntato invece sul colore come potente valore ottico capace di dialogare con le diverse condizioni emotive dei detenuti, in grado di adeguarsi giorno dopo giorno ai diversi umori. Quest’opera, come le altre, è stata realizzata attraverso una votazione che ha coinvolto tutti i detenuti del braccio G12, dei quali solo quindici hanno materialmente partecipato alla realizzazione. In ordine temporale, questo è stato il primo intervento, che ha modificato l’angusto spazio di accesso ai campi sportivi.
Ad Agostino Iacurci è stato invece richiesto uno sforzo maggiore in termini di metratura. L’artista e i detenuti hanno agito su due diversi spazi con progetti diversi. Nel campo da pallavolo, circondato su tre lati da muri alti cinque metri, è stato rappresentato un mondo fantastico, popolato da personaggi scaturiti dai racconti dei detenuti che avrebbero lavorato al murale. Le presenze umane sono inserite quindi in un paesaggio surreale, per una pacifica evasione visiva.
Nel campo di calcio sarebbe invece stato impossibile non fare riferimento allo sport nazionale per eccellenza: l’artista, però, ha ideato un lavoro che supera le divisioni e le fazioni. Ogni detenuto ha scelto un pattern grafico con cui realizzare la bandiera della sua squadra (i quindici detenuti provenivano da dodici diverse regioni italiane). Le bandiere sono state realizzate come un unico, grande striscione continuo, sorretto da figure senza fisionomie specifiche: le singole identità, così cancellate, si sono unite nell’amore per lo sport, senza differenze legate alla provenienza geografica.
Un lavoro corale, di difficile produzione, tra permessi, burocrazia e la necessità di attraversare ogni giorno otto porte blindate con i rispettivi controlli. Un progetto che ci ha permesso di capire come l’arte, e soprattutto la fatica che la produce, possa rappresentare una sintesi dell’impegno che pretende la vita per essere vissuta.

Liqen, El Divenir, 2014 - uno dei muri del progetto SANBA a San basilio

Liqen, El Divenir, 2014 – uno dei muri del progetto SANBA a San basilio

SAN BASILIO A COLORI
Nel futuro di Walls c’è sicuramente Sanba, il progetto che abbiamo avviato a Roma nel 2013 e che rappresenta un laboratorio continuo di arte pubblica, nel quale sperimentare e promuovere attività e nuovi modelli di partecipazione creativa. Dai bambini agli anziani, passando per diversi artisti internazionali, il quartiere San Basilio sta diventando per noi una palestra, in cui il livello qualitativo dell’approccio artistico, e quindi delle “personalità” invitate a collaborare, si bilancia con un altrettanto elevato approccio sociale.
Abbiamo già avviato un percorso con quindici anziani del territorio e puntiamo a coinvolgerne cinquanta nei prossimi mesi. Con loro, e con quattro artisti, realizzeremo opere di diversa fattura nel territorio. L’obiettivo è raccontare il territorio avvalendosi degli abitanti e contemporaneamente rendendo questi stessi dei co-protagonisti delle opere, grazie a una serie di attività condivise: il muralismo, capace di creare il sostrato visivo che modifica l’estetica del quartiere, contribuisce anche alla creazione di una relazione forte e nuova tra artisti e comunità locali.
Il prossimo passo sarà quello di ampliare la rete di progetti complessi sui territori. Stiamo aprendo cantieri in luoghi come La Rustica, con l’obiettivo di strutturare un network di progettazione culturale che renda le periferie terreno fertile. L’arte e il lavoro di partecipazione rappresentano per noi un volano reale per la creazione di un senso comunitario basato sulla messa in moto di energie creative che svelino il potenziale della periferia. Questa volontà ha due obiettivi: la creazione di economie locali, dove realtà associative possano prendersi la responsabilità di un progetto a lungo termine, e la conseguente crescita di aspetti turistici all’interno di aree non convenzionali. Un lavoro delicato che richiede attenzione e la massima cura. Un errore da evitare? Quello di sfruttare i territori con azioni superficiali di “facciata”.
Una volta messi in rete diversi territori, potremo collegarli fra loro per cominciare un dialogo tra periferie diverse. Un insieme di luoghi che condividono esperienze creative e culturali di livello potranno più facilmente attrarre flussi di turismo culturale e accendere un faro sulle situazioni di degrado. Le opere, i luoghi e i progetti diventano dei “marcatori” di cui le istituzioni devono accorgersi forzatamente.
La lunga strada per strutturare quest’idea, in una periferia di dimensioni enormi come quella di Roma, occupa costantemente le giornate di Walls. Che nel frattempo sta aprendo un dialogo con un’altra grande città italiana: il suo modello di arte pubblica continua a viaggiare, anche oltre i confini della Capitale.
A breve saremo anche impegnati in un grande progetto istituzionale in dieci città italiane in occasione di una importante commemorazione.

Simone Pallotta

Simone Pallotta

I COLPEVOLI
SIMONE PALLOTTA
35 anni, storico dell’arte e curatore di Walls. Laureato in Storia dell’Arte Contemporanea all’Università degli Studi Roma Tre, si occupa dal 2006 di arte pubblica e urbana costruendo politiche culturali trasversali in territori di margine. Negli anni ha definito una figura di curatore in grado di ampliare lo spettro professionale per adeguarsi ai contesti più diversi: dall’organizzazione alla mediazione culturale.

ANDREA MESSORI
41 anni, da venti impegnato nel campo dell’educazione non formale per giovani e adulti. Presidente di Walls, ne cura gli aspetti organizzativi e le relazioni con le istituzioni.

SIMONE GARGANO
32 anni, responsabile della scrittura e dello sviluppo dei progetti, ha lavorato nel campo della progettazione culturale e del project management per brand e istituzioni e ha collaborato con alcuni studi di architettura. Laureato in Architettura e in Industrial Design presso l’Università La Sapienza di Roma.

FRANCESCA LACROCE
30 anni, si occupa della produzione e dell’organizzazione dei progetti e svolge attività di ricerca artistica. Impegnata da anni nel settore della cultura e dell’arte contemporanea, ha lavorato come assistente curatore presso istituzioni e associazioni nazionali, prima e dopo aver conseguito la specializzazione in arte contemporanea presso la Vrije University di Amsterdam.

Walls

onthewalls.it/rebibbia-on-the-wall
www.sanba2014.it

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #24

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