Nella Preistoria c’è il futuro. Gli scatti di Domingo Milella a Venezia

Dieci foto, tra le tante realizzate da Domingo Milella in otto anni di ricerca sulle pitture rupestri, raccontano le radici dell’umano, in una commistione tra passato, presente e futuro. Il video

È un ritorno alle origini quello compiuto dal fotografo Domingo Milella (Bari, 1981): origini che però non sono quelle spesso ricercate nell’età classica greco-romana, ma si perdono in epoche in cui il concetto stesso di Storia è assente.

La mostra FUTUROREMOTO al quattrocentesco Palazzo Erizzo Ligabue – prestigiosa sede della Fondazione Giancarlo Ligabue affacciata sul Canal Grande di Venezia – raccoglie dieci scatti di Milella che, a partire dal 2016, porta avanti una ricerca alla volta di quella che lui chiama “riserva aurea dell’immaginario dell’Homo Sapiens”.

Una riserva custodita nelle profondità del sottosuolo, in quelle grotte che, decine di migliaia di anni fa, davano riparo ai nostri antenati. Un’esistenza ancestrale testimoniata dalle straordinarie pitture e incisioni rupestri che disseminano le montagne dell’Europa meridionale. Si parte proprio, prima di salire le scale che conducono al vero cuore della mostra, da una veduta esterna della montagna El Castillo, in Spagna, che custodisce il pigmento più antico mai rinvenuto, risalente ad almeno 64mila anni fa.

La mostra di Domingo Milella a Venezia

Allievo del noto fotografo tedesco Thomas Struth, Milella immortala le forme e i colori (talvolta anche in negativo) custoditi da quelle pareti dipinte. Secondo l’autore – ma è difficile dargli torto – “nella preistoria ci sono tutte le forme dell’arte moderna”.

C’è anche astrazione, come rivelano disegni e pattern impossibili da ricondurre ai modelli naturali. Una nota di merito va all’allestimento, che ha trasformato i muri del piano nobile di Palazzo Erizzo Ligabue in superfici scarne, dall’aspetto roccioso, perfette per trasportare il visitatore in una dimensione di riscoperta radicale delle forme dell’arte e del pensiero.

Gli scatti di Domingo Milella da ammirare al buio

Non si tratta di una mostra paleoarcheologica: è la riscoperta e la riproposizione di un repertorio talmente intrinseco all’essere umano da essere senza tempo, magari invisibile ma sempre presente.

La mostra è visitabile gratuitamente previa prenotazione, dalle 19.30 alle 21.00, in modo da godere del buio e di un’illuminazione pensata ad hoc per sottolineare la caratura esperienziale delle opere di Milella.

È inoltre presente un accompagnamento sonoro sperimentale, esito della rielaborazione di suoni prodotti con corni d’osso attraverso un sintetizzatore: un’ulteriore commistione fra antichità e contemporaneità.

Alberto Villa

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Alberto Villa

Alberto Villa

Nato in provincia di Milano sul finire del 2000, si occupa di arte contemporanea scrivendo per magazine di settore e curando mostre. Si laurea in Economia e Management per l'Arte all'Università Bocconi con una tesi sulle produzioni in vetro di…

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