Una mappa fotografica di Siena nel libro di Federico Pacini

Vi è mai capitato di camminare per la vostra città e di sorprendervi davanti a un dettaglio che non avete mai visto? È una galleria di “scoperte” il libro fotografico di Federico Pacini ispirato alla sua città

Creare una mappatura personale del proprio territorio non è un’impresa affatto semplice, sebbene a volte appaia necessaria per trovare quelle fila che a esso ci legano e su cui ci basiamo per poter incedere nel mondo.
Federico Pacini (Siena, 1977) trasforma la sua Siena in uno spazio esistenziale, cercando nel dettaglio rosicchiato dal tempo, rovinato dalle intemperie, modellato dall’uomo il centro semantico in cui poterla definire e ritrovare. Stile, il lavoro racchiuso tra le pagine della recente pubblicazione di Pacini per 89books, si presenta all’occhio come manifestazione magmatica, come corposo flusso di coscienza visivo, totalmente privo di riferimenti utili all’orientamento, di indicazioni, di numeri, di titoli: la geografia si delinea, quando si delinea, di pagina in pagina modificandosi continuamente, con le intermittenze tipiche del ricordo e le incoerenze del luogo noto rivissuto in un sogno vivido. Anche la saturazione, le luci, le ombre paiono seguire l’intuizione del “colpo d’occhio”, del dato registrato nel momento esatto in cui fa detonare qualcosa di profondo in chi lo coglie.

Federico Pacini, Siena, 2022

Federico Pacini, Siena, 2022

LA FOTOGRAFIA DI FEDERICO PACINI

L’effetto estetico delle immagini di Pacini, infatti, non ha apparentemente nulla di ricercato, di lezioso, di premeditato. Con la naturalezza che si ha nel camminare per le proprie strade potendone cogliere il senso proprio per averle già altre volte percorse e conosciute, o anche solo intuite, le immagini del libro sembrano i momenti colti alla svolta di un angolo, l’attimo in cui si riesce a comprendere la geometria perfetta di ciò che si pensava di aver già così bene afferrato.
Non importa, infatti, se l’istante in cui la conoscenza arriva a compimento sia eccessivamente adombrato per mancanza di illuminazione, o con dominanti troppo verdi, o blu; conoscere è un processo che richiede di trascendere le contingenze luminose, climatiche, estetiche. Conoscere ‒ sembra suggerire Pacini ‒ richiede unicamente una connessione tra ciò che cerchiamo e ciò che realmente abbiamo di fronte. Anche il taglio che Pacini dà alle immagini segue il criterio già affrontato di assecondamento più di una verità percettiva non piegata ai dogmi estetici contemporanei che non alla rappresentazione di un significato sintetizzato nella sua patinatura superficiale. Così un’auto tagliata brutalmente all’altezza delle ruote o interni troppo bui per poter distinguere un qualche contorno assumono significato unicamente nella prospettiva della ricerca di questo senso, di un respiro a volte acre e non necessariamente accogliente che la terra ‒ specialmente la propria ‒ dà al figlio che torna a visitarla davvero.

Federico Pacini, Poggibonsi, 2021

Federico Pacini, Poggibonsi, 2021

SIENA SECONDO FEDERICO PACINI

L’urbanità decadente che costella la Siena di Pacini è il ritratto in sottrazione della presenza dell’uomo che l’ha vissuta e che raramente ha bisogno di apparire per farsi sentire. Pochi sono gli uomini, spesso ritratti singolarmente, che appaiono in queste pagine di ritrovamenti e ricordi crudi, asciutti, sintetici nel loro manifestarsi nudi agli occhi di chi tenta di abitarli. L’operazione che Federico Pacini compie risulta in definitiva uno sguardo a doppio senso, rivolto tanto all’esterno quanto all’interno del proprio essere nello spazio: la fotografia è di per sé la pratica il cui perno è indiscutibilmente il risultato del percorso unidirezionale ‒ dal dentro al fuori ‒ che l’occhio percorre, ed è dal risultato che questo cammino produce che si è potenzialmente in grado di risalire alla fonte seguendo le orme lasciate per terra. Così l’intenzione di Pacini ci può apparire fondamentalmente rassicurante nell’esprimere qualcosa che accomuna in fin dei conti tutta l’umanità, ovvero cercare tra i lasciti umani e storici del proprio territorio il significato ‒ se non il messaggio ‒ di quel delimitato spazio geografico e quello che assume nel relazionarsi con lui.
Poco sappiamo della tecnica fotografica adottata da Pacini nel registrare questo cammino, poco importa: lo stesso flash che ogni tanto appare bruscamente al centro delle inquadrature fa ulteriormente intuire che la cifra stilistica non vuole venire in nessun modo edulcorata, bensì presentarsi all’occhio con quella franchezza con cui anche tutto il resto si presenta. Ed è proprio in quel “resto” che il cammino termina e trova compimento, in ciò che rimane al margine dello sguardo, che poi significa anche della considerazione. Posare su ciò cui viene data nessuna o poca importanza la propria sensibilità è offrire un gesto alla natura di un luogo, omaggiarne la completezza a discapito del piacere facile e del compromesso veloce; significa toccare qualcosa che difficilmente verrebbe catalogato e messo nella colonna delle cose esistenti. Quella di un lavoro così condotto può definirsi, in conclusione, una fotografia atta a produrre quel sentimento assolutamente umano d’indulgenza che soltanto uno sguardo regalato a qualcosa che non riceveva attenzione da tempo può generare.

Carola Allemandi

Federico Pacini – Stile
89books, Palermo 2022
Pagg. 140, € 32
ISBN 9791280423191
https://www.89books.com/

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