Giuliana Traverso: la fotografa che insegnò alle donne l’arte di guardarsi dentro

"Io sono qui. Giuliana Traverso" è il documentario che intende celebrare l'operato della fotografa genovese, fondatrice della scuola Donna Fotografa. Un'esperienza unica nel panorama creativo italiano, nata negli anni Sessanta per consentire anche alle donne di esprimere la loro emotività attraverso la fotografia. Ecco il trailer

“Donne e uomini in quel campo erano piuttosto lontani. Non c’erano donne fotografe in quel periodo” racconta Giuliana Traverso, fotografa genovese scomparsa nel 2021 all’età di 90 anni.

IL DOCUFULM DEDICATO A GIULIANA TRAVERSO

Ad un anno dalla sua morte, è stato presentato il documentario dal titolo Io sono qui. Giuliana Traverso. Si tratta del primo docufilm sulla grande fotografa genovese che per 50 anni ha insegnato alle donne, sviluppando un metodo didattico unico, volto a far emergere l’emotività femminile attraverso l’immagine fotografica. Nato da un’idea di Samuele Mancini, tra gli ultimi stampatori di Giuliana Traverso, che ne ha curato la regia insieme a Matteo Garzi, Io sono qui è un film realizzato grazie alla collaborazione di Orietta Bay, assistente delle fotografa, che ha ereditato il suo archivio. Al progetto filmico ha aderito anche il MuMa Musei del Mare e delle Migrazioni di Genova.

LA STORIA DI GIULIANA TRAVERSO E DELLA SUA SCUOLA DI FOTOGRAFIA

Negli anni ’60 la Traverso fonda a Genova la prima scuola di fotografia per sole donne. Come lei stessa racconterà in una bella intervista a Vita.it: “Ho iniziato i corsi di Donna Fotografa nel 1968, quando in Italia non c’erano né libri di fotografia né fotografie di grandi autori. Avevo già partecipato a corsi di fotografia tenuti da uomini, ma mi sono resa conto che per gli uomini la fotografia era completamente diversa da quella che sentivo io. Ai corsi tenuti da uomini mi hanno fatto sedere su una sedia, loro si passavano una foto per esaminarla, ma quando arrivava il mio turno venivo scansata e passavano la foto all’uomo seduto accanto a me. E io pensavo: «Ma guarda che sistema: sono iscritta anch’io al corso e non mi trovano neanche degna di guardare la foto come loro». Ho imparato un sacco di cose: ho imparato a vedere come vedono gli uomini. Ho capito che per loro avere una grossa macchina fotografica era importante, ma a me non importava niente. Per quegli uomini la fotografia era solo tecnica, e io avevo capito che le donne non avrebbero mai accettato questo modo di operare. Alla fine ho pensato che era sbagliato il modo di insegnare”. Questa esperienza rivoluzionaria per l’epoca, ha avuto il merito di stimolare il processo creativo ed espressivo delle donne in un contesto sociale che tendeva ad isolarle e asservirle all’uomo. Sul sito web dei corsi Donna Fotografa si legge: “La grande capacità maieutica dell’insegnante fa sì che ogni allieva scopra le sue più inconsce pulsioni creative, riuscendo a liberare attraverso la fotografia le proprie inquietudini e le proprie incertezze: il risultato ultimo di questa “educazione fotografica” si evidenzia in una sicura coscienza professionale delle allieve, le cui immagini risultano in grado di coinvolgere emotivamente lo spettatore e di stimolare, talvolta, l’attenzione del critico. Questo laboratorio, che in realtà Giuliana Traverso ha in testa, perché la scuola non è dotata di camera oscura, ingranditori o di altre attrezzature fotografiche, vuole infondere nelle allieve una coscienza critica proprio in un’epoca in cui tale coscienza critica si sfalda e si atrofizza”.

Nonostante la lunga carriera di Giuliana Traverso e il grande impegno profuso nella formazione delle sue allieve, a cui si aggiungeranno nel 2003 anche molti allievi uomini iscritti al corso Il Galateo della fotografia, il suo nome non appare in quasi nessuna delle più importanti retrospettive di fotografia femminile degli ultimi anni. Il film Io sono qui. Giuliana Traverso vuole contribuire a colmare questo vuoto.

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Roberta Pisa

Roberta Pisa

Vive a Roma dove si è laureata in Scienze politiche e Relazioni internazionali. Da sempre si occupa di cultura e comunicazione digitale. Dal 2015 è pubblicista e per Artribune segue le attività social.

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