Alla Triennale di Milano 10 giovani fotografi italiani riscoprono la nostra architettura

Sono di soli under40 gli oltre 100 scatti che ci portano attraverso 10 viaggi nella penisola per avvicinarci al patrimonio architettonico italiano

Sono più di 100 le immagini di 10 giovani fotografi e fotografe a occupare gli spazi di Triennale Milano, realizzate lungo dieci itinerari italiani. Fino al 7 novembre, 10 viaggi nell’architettura italiana è un inno d’amore all’Italia dell’architettura e del paesaggio. L’esposizione, curata da Matteo Balduzzi, Alessandra Cerroti e Luciano Antonino Scuderi, racconta la varietà e la bellezza del nostro patrimonio contemporaneo così da avvicinarlo al grande pubblico e contribuire a preservarlo. Gli scatti esposti sono un’accurata selezione del repertorio effettivo creato dai dieci partecipanti: tra il 2019 e il 2020, in piena crisi da Covid, i fotografi hanno realizzato una mole archivistica di quasi 3000 scatti che andranno a ad arricchire la piattaforma online di Atlante Architettura Contemporanea, progetto in progress aperto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura nel 2018 per mappare e divulgare l’architettura italiana dalla seconda metà del Novecento a oggi. “Questa è la cornice più ampia all’interno della quale esistono questa mostra e il libro ad essa affiancato: si tratta di una vera campagna di aggiornamento dell’Atlante”, racconta il curatore Matteo Balduzzi.

I DIECI FOTOGRAFI E FOTOGRAFE DEI 10 VIAGGI NELL’ARCHITETTURA

Gli scatti, che documentano oltre 256 architetture italiane – dai capolavori più conclamati ai palazzi meno noti – sono stati commissionati dalla DGCC a una rosa selezionatissima di under40: sono Roberto Boccaccino, Marina Caneve, Davide Cossu, Louis De Belle, Paolo Lindozzi, Allegra Martin, Simone Mizzotti, Flavia Rossi, Alberto Sinigaglia, Luca Girardini e Marco Zorzanello. “Durante la pandemia, i dieci autori hanno realizzato le fotografie in due campagne da quattro mesi”, spiega Balduzzi, secondo cui la difficoltà logistica nel comporre il progetto è stata pienamente compensata dall’impegno dei partecipanti: “Sono stati molto generosi. Tutto nel progetto, soprattutto la sua parte comunicativa, è stato pensato per andare oltre gli addetti ai lavori, raccontando il paesaggio italiano, l’architettura e la fotografia. È molto aperto”.

UNA MOSTRA INTERATTIVA E UN LIBRO-DIARIO PER RACCONTARE IL PROGETTO

Le stampe – che al termine della mostra confluiranno nelle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea, che ha organizzato la mostra insieme alla Triennale – sono presentate in medio e grande formato su un’enorme mappa in rilievo dello stivale su cui potrà camminare. La cartina interattiva è stata realizzata a partire da un pavimento industriale, alzandolo a mo’ di montagna nei punti in cui lo richiedeva la reale morfologia del Paese. L’allestimento scenografico ma dal carattere analitico, realizzato da Studio Folder, consente così ai visitatori di ripercorrere con il proprio passo gli itinerari tracciati dai fotografi. A mo’ di fondale, è affiancata alla mappa una proiezione di grande formato a parete, con tutte le immagini raccolte e non incluse nella selezione, ricombinate secondo criteri estetici e compositivi: “Abbiamo accostato le immagini a partire da suggestioni, punti di colori: può comparire Gregotti vicino a Scarpa per ragioni puramente formali. È un modo per ricordare che anche se si tratta di fotografia professionale ha pur sempre un valore estetico che trascende ciò che contiene”, spiega il curatore. Alla mostra si affianca un libro di Silvana Editoriale, che non è un semplice catalogo ma riprende il concetto di “guida” di viaggio, un po’ come gli storici libelli verdi della Touring, restituendo un’immagine omogenea e allo stesso tempo collettiva grazie all’aggiunta di contributi critici e annotazioni prodotte dagli artisti durante o dopo le campagne fotografiche. Queste vanno a comporre un diario ricco di aneddoti, suggestioni e spunti personali che interagiscono con le immagini, stratificandone i significati: “capiamo come la fotografia lavora sull’architettura, ci sono frasi di chi abita i palazzi fotografati, pensieri su cosa c’è intorno…nel libro c’è tutto quello che non c’è nelle immagini”, conclude Balduzzi. Gli interventi, che se letti singolarmente rivelano la sensibilità e la personalità di ogni fotografa e fotografo, compongono nel loro insieme una genuina riflessione sulla pratica fotografica, sul rapporto con i luoghi e il piacere della scoperta e della conoscenza.

– Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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