Il Covid-19 e Black Lives Matter: a New York i due fatti sono inesorabilmente collegati, sia perché si sono sovrapposti cronologicamente, sia perché accomunati dal tema comune del respiro – cosa che salta subito agli occhi se si è attenti alle manifestazioni visive e a ciò che accade in strada.
UNA MOSTRA IN CONTINUA EVOLUZIONE
Gli artisti scelti dai curatori del museo per la mostra New York Responds sono di diversa provenienza e la mostra continuerà nel tempo con un susseguirsi di sempre nuovi fotografi che hanno la possibilità di proporre il loro punto di vista usando l’account Instagram.
Per questa ragione vi segnaliamo i loro handle: seguendo il loro lavoro i lettori si possono fare un’idea di cosa stia accadendo in città. In questa prima ondata gli artisti scelti sono: Clayton Benskin @clay_benskin, Ximena Echague @ximena_echague, Milo Hess @milohessphoto, Juliana E Muchinyi @aluche_events_, Accra Shepp @accrashepp, Francisco Vasquez @cisconyc, Kenneth Nelson @kennethnelson_photo, Valerie Caro @vcamed, Gene Gutenberg @guten212, Enrique Garcia @n.ri.k, Darnell Thompson @darnopolis, Nina Drapacz @ninadrapacz e la sottoscritta Francesca Magnani @magnanina.

LE FOTOGRAFIE ALLESTITE CON VISTA SU STRADA
A New York i musei sono ancora chiusi ed è interessante la soluzione trovata da questa istituzione: portare all’esterno le opere d’arte in modo che siano fruibili anche dalla strada. Le foto in mostra presentano momenti di vita quotidiana e soggetti ripresi all’esterno, in modo tale che il formato scelto dal museo consente a diversi quartieri di dialogare tra loro, e così su questi muri che danno sulla Quinta e Central Park si aprono delle finestre direttamente sulla City Hall di Thompson, la Harlem di Vasquez, il Wards Island Bridge di Drapacz, la Washington Square di Garcia, il Queens di Caro e il “mio” ponte di Williamsburg, dove tra i piloni di cemento Anthony Payne, un parrucchiere black rimasto senza negozio, è stato ritratto al lavoro all’aria aperta.
– Francesca Magnani