Fotografare la felicità. Jacques Henri Lartigue a Venezia

Fino al 10 gennaio 2021, la Casa dei Tre Oci di Venezia ospita la mostra dedicata alla fotografia di Jacques Henri Lartigue. Artista autodidatta che ha saputo immortalare la felicità.

Un talento innato, come quello che in tutto l’arco della sua lunga vita Jacques Henri Lartigue (Courbevoie, 1894 – Nizza, 1986) ha dimostrato di possedere per la fotografia, soltanto in America lo si sarebbe potuto scoprire. In Europa nessun critico avrebbe osato attribuire validità artistica a concetti quali la “leggerezza” e la “felicità”, men che meno se espressi da un fotografo dilettante, “irrispettoso” dei canoni tradizionali e per giunta in assenza di background drammatico o di “romantica” indigenza.
Il talento e la tenacia nel dimostrare di possederlo sono state le doti distintive di J. H. Lartigue, enfant prodige per antonomasia della fotografia mondiale, assunto all’Olimpo dei grandi fotografi grazie alla retrospettiva The Photographs of Jacques Henri Lartigue, che nel 1963 John Szarkowski, neodirettore del dipartimento di fotografia, organizza al MoMA di New York.

LA MOSTRA DI LARTIGUE A VENEZIA

La mostra ora in corso alla Casa dei Tre Oci si articola in sezioni cronologicamente suddivise e ripercorre tutta la fotografia, ovvero la vita, di J. H. Lartigue. Le due, è evidente, si sovrappongono perfettamente e si dipanano davanti ai nostri occhi, tanto che è difficile capire dove finisca l’una e cominci l’altra. Lo aveva intuito Richard Avedon, allorché nel 1970 pubblica il volume The Diary of a Century, una raccolta di immagini: Instants de ma Vie, come recita più pertinentemente il titolo in francese e che molto ha contribuito alla consacrazione del fotografo d’oltralpe.

Jacques Henri Lartigue, Via Appia Antica, Roma, gennaio 1960

Jacques Henri Lartigue, Via Appia Antica, Roma, gennaio 1960

LA FOTOGRAFIA DI LARTIGUE

Le sue fotografie ritraggono tentativi di volo, salti, corse di auto, volti di amici e parenti, donne eleganti, insomma situazioni diverse dei momenti più felici e più ludici della sua vita, quelli che Lartigue, ancora prima di possedere, a soli sette anni, una macchina fotografica, coglieva, come racconterà lui stesso, in un semplice clin d’oeil. Si tratta di scatti, ancorché molto efficaci, spesso sfuocati, sghembi, fuori inquadratura, che l’autore, negli anni, ha raccolto in album puntigliosamente descritti e annotati. Fotografo originale e non convenzionale, Lartigue resterà tale anche quando, molto tardi nella vita, otterrà riconoscimenti e lavorerà su commissione per riviste, giornali e anche come fotografo di scena.

LARTIGUE E LA FELICITÀ

Con il titolo L’invenzione della felicità, spiega Denis Curti, curatore della mostra, insieme a Marion Perceval e Charles-Antoine Revol della Donation Jacque Henri Lartigue, si intende proprio mettere in rilievo quel caratteristico caparbio ottimismo di Lartigue nel voler “costruire” e quindi af-fermare, con i suoi scatti, la felicità. E se ci riesce uno che ha attraversato ben due guerre mondiali, per noi che ora viviamo in tempi incerti è davvero una grande lezione di vita, anzi di joie de vivre.

Adriana Scalise

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Adriana Scalise

Adriana Scalise

Adriana Scalise lavora presso l'Archivio della Biennale di Venezia, laureata in Lingue Orientali (Arabo) e in Conservazione dei Beni Culturali (Storia dell'Arte) da oltre dieci anni nutre interesse nei confronti della Fotografia nelle sue varie declinazioni (storia, estetica e pratica…

Scopri di più