Giardini d’Italia. Il Monastero di Astino e la Valle della biodiversità

A breve distanza da Bergamo si trova il Monastero di Astino. Un gioiello architettonico romanico, un progetto agricolo ecosostenibile e una mostra di Olivo Barbieri. Cosa volete di più?

Un’oasi agricola racchiusa tra due valli, alle spalle di Bergamo Alta. La Valle di Astino è un angolo di grande bellezza paesaggistica, parte del millenario compendio agricolo del Monastero di Astino, dove l’Orto Botanico di Bergamo svolge un ruolo di salvaguardia tra il regno delle piante e il pubblico. Natura, cultura e agricoltura si fondono in una sorta di museo a cielo aperto, dove si studiano e si conservano collezioni botaniche. È uno spazio di relazioni ed esperienze, per educare alla sostenibilità e contribuire ad armonizzare il rapporto uomo-agricoltura-natura a partire dal contesto locale.

MONASTERO DI ASTINO: UN LUOGO DI RICERCA

Tra studi, sperimentazioni e ricerca, al Monastero di Astino si affrontano le tematiche urgenti dell’alimentazione mondiale e in particolare la domanda: di quali piante si nutre l’uomo sul pianeta? Siamo circa sette miliardi di abitanti, ogni giorno dobbiamo mangiare e per questo attingiamo risorse dagli habitat agricoli e naturali per soddisfare il nostro incessante appetito.
L’obiettivo della Valle della Biodiversità è coltivare 300 specie alimentari con almeno 1.500 varietà diverse, che cambiano a seconda delle stagioni e delle rotazioni. Questo progetto, gestito dall’Orto Botanico di Bergamo, insegna ad adottare il plurale anche per le piante più familiari: non il pomodoro ma i pomodori, i mais, le viti, i fagioli, gli amaranti, i frumenti, i risi, le insalate, le bietole ecc. Poiché il plurale è più adatto a esprimere l’affascinante complessità dell’agro-biodiversità e della vita vegetale in generale. Ad esempio, del pomodoro ciliegino (Solanum lycopersicum) esistono oltre trenta varietà, mentre noi siamo abituati a mangiarne solo tre o quattro tipi.
La Valle di Astino era un sistema agricolo e forestale a servitù del Monastero e il paesaggio visibile ancora oggi ricorda l’assetto originario. L’economia del luogo gravitava intorno al Monastero, proprietario di campi e cascine, nonché titolare dei contratti agricoli stipulati con i contadini che, con le loro famiglie numerose, abitavano le cascine circostanti. Nelle linee essenziali si riconoscono la piana agricola ondulata, i solchi del reticolato idrico, i filari di alberi e arbusti, i terrazzamenti di versante, le cascine, le aree boscate.

Valle di Astino. Photo Claudia Zanfi

Valle di Astino. Photo Claudia Zanfi

STORIA DEL MONASTERO DI ASTINO

Il Monastero di Astino fu fondato attorno al 1070 da alcuni monaci di Vallombrosa. In un perfetto stile romanico, il monastero e gli edifici circostanti subirono poi varie trasformazioni, fino agli inizi dell’Ottocento, quando divenne sede di un ospedale psichiatrico. Negli anni successivi fu destinato ad attività agricola e agli inizi del Novecento fu venduto a privati.
Naufragato il progetto di realizzare campi da golf, nel 2012 iniziano i lavori di restauro (terminati nel 2015) a opera della Fondazione MIA, realtà bergamasca secolare con scopi culturali e caritatevoli. Per consentire la conservazione di questo luogo magico ed evitare la frammentazione dell’ampio latifondo, i campi che circondano il Monastero sono dati in affitto a giovani imprenditori agricoli, che li coltivano secondo metodi biologici, nel divieto dell’uso di concimi chimici, di sostanze disseccanti, di pesticidi.

OLIVO BARBIERI IN MOSTRA

Negli ultimi anni il Monastero di Astino è anche sede espositiva, con particolare interesse verso la fotografia d’autore. Dopo le mostre personali dedicate a Franco Fontana e Nino Migliori, la Fondazione MIA, che gestisce gli spazi, ha deciso di proporre per l’estate 2020 una mostra dedicata a Olivo Barbieri.
L’esposizione Early Works, curata da Corrado Benigni con catalogo Silvana Editoriale, presenta per la prima volta una serie di immagini realizzate da Barbieri agli inizi degli Anni Ottanta, raffiguranti momenti di vita quotidiana, in centri urbani o in piccole periferie italiane. Alcune delle immagini fanno parte del noto progetto Viaggio in Italia, co-ideato da Luigi Ghirri nel 1984, ancora oggi considerato un manifesto per le nuove generazioni.
Viaggio in Italia ha riunito venti giovani fotografi di allora (tra cui Basilico, Castella, Chiaramonte, Cresci, Fossati, Guidi, Jodice) e ha proposto una ridefinizione dell’idea di paesaggio e contemporaneamente un ripensamento del fatto fotografico.
Spiega lo stesso autore: “Queste mie immagini raccontano di luoghi fino ad allora poco rappresentati. Sono state esposte in varie mostre personali e collettive ma non sono mai state raccolte e pubblicate in modo organico”. Nelle opere in mostra si ritrovano già tutti gli elementi e i temi che caratterizzeranno l’opera di Olivo Barbieri nei decenni successivi: l’illuminazione artificiale nella città contemporanea, le vedute dall’alto, gli interni delle abitazioni e dei bar, i segni nel paesaggio.
Unitamente alla mostra è possibile iscriversi a workshop e percorsi guidati nella Valle della Biodiversità. Questa estate ogni weekend sarà dedicato a scoprire specie botaniche, alimentari, profumi e spezie.

– Claudia Zanfi

www.ortobotanicodibergamo.it
www.fondazionemia.it
www.olivobarbieri.it

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Claudia Zanfi

Claudia Zanfi

Claudia Zanfi, promotrice culturale e appassionata di giardini, collabora con istituzioni pubbliche e private su progetti dedicati ad arte, società, paesaggio. Nel 2001 fonda il programma internazionale GREEN ISLAND per la valorizzazione dello spazio pubblico e delle nuove ecologie urbane.…

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