La fotografia italiana si mette in mostra a Parigi

All’Istituto Italiano di Cultura di Parigi due mostre celebrano la fotografia italiana. I curatori Marco Delogu e Roberto Mutti raccontano cinquant’anni di storia attraverso le immagini.

Elisa e Tina di Jacopo Benassi, osservano il pubblico con un’espressione tra l’assorto e il divertito; a poca distanza, il nitore geometrico di Glasgow di Gabriele Basilico è capace di rendere silenziosa una sala gremita. All’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, fino al 20 marzo 2020, è in scena un pezzo importante della storia della fotografia italiana. Un intero cinquantennio in immagini attraverso un percorso articolato in due diverse esposizioni, Davanti l’obiettivo, 50 anni di ritratti in Italia (1968-2018), e Il rigore dello sguardo, in collaborazione con l’Archivio Fondazione 3M.
Davanti l’obiettivo indaga il genere del ritratto fotografico nel nostro Paese attraverso il lavoro di venti fotografi, tra cui Jacopo Benassi, Gianni Berengo GardinLisetta CarmiMarco DeloguFausto GiacconeGuido GuidiUgo MulasFrancesco NeriLuca NostriSabrina RagucciFerdinando Scianna e Paolo Ventura. Il curatore dell’esposizione, il fotografo e critico fotografico Marco Delogu, ha rintracciato, per questa sede, quelle immagini che potessero raccontare la storia personale e le esperienze biografiche degli autori mediante il legame con il soggetto rappresentato, derivato da una comune appartenenza nazionale, sociale o comunitaria. Altra caratteristica che lega insieme queste fotografie è la consapevolezza del ritratto, dell’essere davanti a un apparecchio fotografico. Nella sala espositiva va, quindi, in scena uno strano gioco in cui si fissa, dritto negli occhi, qualcuno che in realtà non può vederti. E per citare lo stesso Delogu: “Un ritratto ci cambia tanto quanto noi possiamo cambiare lui, modificando nel tempo dell’osservazione la percezione che abbiamo del soggetto. Quella che vediamo non è una storia. Non è la storia. È la nostra storia”. Si finisce ben presto nello specchiarsi negli occhi di qualcun altro, ponendosi mille domande su sé stessi, senza possibili risposte. Dietro il racconto di cinquant’anni di storia italiana, tra frenate e accelerate, vittorie e sconfitte, qualcosa punta dritto alle nostre vicende personali.

Ferruccio Leiss, Il sottoportico, 1950, courtesy Fondazione 3M

Ferruccio Leiss, Il sottoportico, 1950, courtesy Fondazione 3M

IL RIGORE DELLO SGUARDO

Altri quindici scatti fotografici, realizzati in epoche e luoghi diversi, animano, invece, l’esposizione Il rigore dello sguardo, curata dallo storico e critico fotografico Roberto Mutti.
A tenere insieme le immagini proposte, quasi fossero tessere di uno stesso mosaico, è, dunque, proprio il senso della geometria. “Anche se queste fotografie non sono nate in funzione di questo tema, esse si presentano per impostazione, taglio e inquadratura, come adatte a poterlo rappresentare”, spiega Mutti. Il racconto comincia, nel secondo dopoguerra, con quegli autori che hanno fatto la storia della fotografia italiana nel mondo, come nel caso di Gabriele Basilico, passando par altri meno noti al grande pubblico, ma che hanno lasciato comunque un segno nell’ambito della ricerca sull’estetica fotografica, fino alle sperimentazioni dei più giovani fotografi contemporanei. Dall’uso espressivo del bianco e nero alle fotografie a colori del linguaggio artistico più recente. Si parte, quindi, con gli artisti che si sono confrontati, in particolare, con l’architettura, come Gabriele Basilico e Gianni Berengo Gardin, fino a Ferruccio LeissGianna Spirito e Lia Stein. Si prosegue, poi, verso la ricerca di uno sguardo insolito sulla quotidianità, impresso nelle immagini di Gianni BorghesanPiergiorgio BranziRoberto Spampinato e di altri autori come Chiara Samugheo e Giancarla Pancera. Accanto a loro, Franco FontanaFederico Vender e Mario Finazzi si concentrano, invece, sul paesaggio urbano e naturale.  Maggiori sperimentazioni arrivano da Elio Luxardo, che propone il tema della moda, mentre Lucrezia Roda sperimenta con le forme fino ad arrivare all’astrazione.
Messi tutti insieme, sulle quattro pareti della sala, e volendo utilizzare la descrizione che ne dà lo stesso Mutti: “gli scatti fotografici sono come le note musicali: accostati con rigore, raggiungono quell’equilibrio suggerito dalle regole della geometria che già per gli antichi era l’arte di definire armonicamente gli spazi”.

DAL RITRATTO AL SELFIE

Questa mostra è un’importante occasione non solamente per ripercorrere alcune delle tappe fondamentali della nostra storia fotografica, ma anche per ripensare al significato del mezzo fotografico nell’epoca del selfie e di Instagram. Appare con grande evidenza quale sia la differenza tra uno scatto che può essere importante solo per noi stessi e un’immagine scattata perché dietro c’è un pensiero, un’idea, un concetto, che valga per il fotografo così come per chi la osserva, e con l’intenzione di perdurare nel tempo. La ricerca, dunque, di quell’universale che oggi finisce troppo spesso per confluire nel banale.

Arianna Piccolo

Parigi // fino al 20 marzo 2020
Davanti l’obiettivo, 50 anni di ritratti in Italia (1968-2018)
Il rigore dello sguardo
IIC
50, rue de Varenne
https://iicparigi.esteri.it/iic_parigi/it/istituto

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Arianna Piccolo

Arianna Piccolo

Storico dell’arte e giornalista, vive tra Parigi, Napoli e Roma seguendo il ritmo dei vari impegni lavorativi e di studio. Dopo la laurea Magistrale in Storia dell’arte, intraprende il percorso giornalistico, attraverso TV, web e carta stampata, curando l’ufficio stampa…

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