Un libro di fotografie senza fotografie. È il nuovo progetto di Bianco-Valente

Mentre si moltiplicano i saggi su postfotografia, postproduzione, new media, postmedia, proponendo analisi e metodi di lettura adeguati al proliferare del medium digitale, ecco un libro che si intitola “Il libro delle immagini”. Ma è totalmente privo di immagini.

Si intitola Il libro delle immagini. Lo hanno progettato e costruito due artisti che da tempo lavorano insieme, Bianco-Valente (Giovanna Bianco, Latronico, 1962; Pino Valente, Napoli, 1967); hanno coinvolto una serie di persone affidando a ciascuno un’immagine diversa da descrivere, raccontare e commentare liberamente. Fotografie vere, stampate su carta e incorniciate tutte nello stesso formato 23×23, ma di cui non si conosce nulla (né il luogo, né l’anno, né il fotografo, né il contesto), destinate a essere guardate da un solo interlocutore e a lasciare la propria impronta nel libro ma senza visibilità. Tangibili ma invisibili. Fantasmi legati alla sollecitazione delle parole, racconti anonimi di fotografi sconosciuti che trovano sulle pagine organizzate da Bianco-Valente una percezione veicolata unicamente nella scrittura.

TORNA IN AUGE L’ECFRASI

Ci si trova al di là delle consuetudini proprie alla rappresentazione visiva, di fronte a una serie di immagini “scritte”, qualcosa che non si può vedere né guardare ma solo immaginare in base alla descrizione e al racconto di un’altra persona. Ne è venuto fuori un libro affascinante e intrigante, che induce a ripensare la natura della pratica fotografica e anche quella della scrittura, nella mutevolezza dei legami e delle antinomie che instaurano con le esperienze dell’immaginazione.
Un libro composto da frammenti, legami, fratture, dissonanze, confini, immedesimazioni, favole, citazioni, identificazioni, invenzioni, analisi, ricordi, sollecitazioni. Una miriade di sfaccettature che dipendono dal rapporto che ciascuno ha instaurato con l’immagine che gli è stata mandata e che nell’insieme ripropongono in una grande varietà di modi l’interrogativo su cosa significhi dare una dimensione verbale alla dimensione visiva. Ut pictura poësis teorizzavano gli artisti del Rinascimento seguendo la concezione classica di Orazio, ma da allora l’orizzonte delle immagini ha subito una serie di mutazioni profonde che coinvolge anche la verifica del rapporto tra modalità di percezioni diverse.

Bianco-Valente, 2020

Bianco-Valente, 2020

84 RACCONTI PER UNA FITTA TRAMA DI TRACCE

Le immagini da leggere di questo Libro delle immagini, oltretutto, sono scritte da ben ottantaquattro persone e scorrendo i loro nomi si trova sempre qualcuno che si conosce e che accende ancora di più la curiosità di scoprire qualcosa delle fotografie attraverso le descrizioni e i racconti. Si crea una rete di tracce e riferimenti, una specie di caccia al tesoro che sembra alla fine rimandare nel complesso a una molteplicità di fotografie private – amici, famiglie, feste e ricorrenze, il banale quotidiano, ma anche eventi, ruoli, luoghi e storie. Immagini il cui senso si è diluito nel tempo, insieme alla loro memoria. Un’avventura nel mondo della fotografia prima di Facebook e di Instagram.

Silvia Bordini

Bianco-Valente – Il libro delle immagini
Postmediabooks, Milano 2020
Pagg. 208, € 16,90
ISBN 9788874902620
http://www.postmediabooks.it/

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Silvia Bordini

Silvia Bordini

Silvia Bordini vive e lavora a Roma. Si è laureata nel 1966 e in seguito ha insegnato Storia della critica d’arte, Storia dell’arte contemporanea, Storia delle tecniche artistiche presso le Università di Cosenza-Arcavacata, Pisa e Roma Sapienza.

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