Non si fa fatica a comprendere perché un numero crescente di individui avverta il desiderio di spingersi lungo percorsi inediti e segreti, soprattutto nelle terre a più alta attrazione/pressione turistica. Perdersi, addentrarsi in architetture derelitte, ridurre le distanze con le manifestazioni talvolta più inquietanti di Madre Natura sono azioni che possono condurre verso risultati dirompenti, di cui in molti avvertono la necessità. “Ho ritrovato la meraviglia, lo splendore nascosto ai più”, ha commentato il fotografo Marco Paoli (Tavarnelle Val di Pesa, 1959) in merito al progetto Hallelujah Toscana.
Prima confluite in un libro – edito da Contrasto, nel 2017 –, ora selezionate per una delle mostre promosse dall’Istituto degli Innocenti di Firenze in occasione del proprio seicentenario, le opere del fotografo classe 1959 conducono in una Toscana senza orpelli, senza colori, senza presenze umane esplicitamente dichiarate. La natura si esprime indisturbata, riconquista terreno fino a invadere ogni porzione delle inquadrature; gli edifici, sottratti al loro scopo originario, accolgono il vento, la pioggia, le foglie, le memorie del tempo, oltre alle opere di altri artisti, anche loro di passaggio. Non resta che perdersi nella contemplazione di questa velata e abscondita “periferia del paradiso”, citando il curatore Sergio Risaliti, per poi tornare a essere folla, tra le strade più battute, o diventare pellegrini in rotte ancora da tracciare.
‒ Valentina Silvestrini