Un sapore d’altri tempi impregna gli scatti di Questa pianura, la bassa tanto cara a Ligabue, Guareschi, Zavattini, il cui spirito aleggia sulle fotografie di Paola De Pietri (Reggio Emilia, 1960), che ha voluto e saputo immortalare l’anima di una terra bella e laboriosa, dove la tradizione contadina ne costituisce il nerbo, visibile ancora oggi nelle vecchie case coloniche abbandonate o negli alberi che marcano i confini fra un campo e l’altro. L’incertezza di una mancata conclusione (e l’infinito che lascia intravedere) è il filo conduttore di una poetica fotografica che ha il sapore di una fiaba dolceamara. Alberi e casali che sono monumenti alla memoria di una civiltà ormai scomparsa, ma lasciano immaginare anche castelli incantati e creature gigantesche. Spostando l’obiettivo, De Pietri cattura cieli da cui sembrano risuonare le “voci di tenebra azzurra” di pascoliana memoria, mentre l’individuo è sospeso nel compimento di un percorso, fisico o mentale che sia.
‒ Niccolò Lucarelli