La spiaggia come forma simbolica. Martin Parr a Bologna

Spazio Damiani, Bologna ‒ fino all’8 febbraio 2019. Dal micro al macro, dallo zoom in allo zoom out. Parr ruota la ghiera dell’obiettivo per ampliare il punto di vista sulle sue amate spiagge. Quelle inglesi, ovviamente, ma anche quelle argentine e italiane.

È lo stesso humor inglese che permea gli scatti e i modi di Martin Parr (Epsom, 1952) quello con cui si è voluto citare nel titolo di questo articolo il celebre saggio di Erwin Panofsky. Le spiagge, per il noto fotografo britannico, sono da sempre il principale territorio di esplorazione in cui vengono “catturate” quelle immagini iconiche che oggi si potrebbero definire “alla Parr”. L’obiettivo che prima scova e poi indugia su dettagli remoti e particolari inconfondibili che costruiscono un campionario di oggetti (si legga: giochi, vestiti, monili, etc.) di cui siamo circondati. Non a caso è lui stesso a ricordare la passione dei suoi genitori per la pratica del birdwatching.
In Beach Therapy, però, l’ultimo progetto editoriale al centro della mostra in corso a Bologna, lo sguardo si allontana, la prospettiva (non quella di Panofsky) si fa più ampia, il campo si allarga seguendo, ancora una volta, il mezzo fotografico, nel caso specifico attraverso l’uso del teleobiettivo. Risultato? Le piccole figure umane sembrano costrette nell’inquadratura come in una voliera o composte in uno spazio come in gabbia.

Claudio Musso

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Claudio Musso

Claudio Musso

Critico d'arte e curatore indipendente, la sua attività di ricerca pone particolare attenzione al rapporto tra arte visiva, linguaggio e comunicazione, all'arte urbana e alle nuove tecnologie nel panorama artistico. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Archeologia e Storia…

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