Un inno alla vita. Fotografia d’autore a Bard

Forte di Bard – fino al 1° maggio e fino al 4 giugno 2017. In Valle d’Aosta due mostre molto diverse celebrano tutta la magia della forza vitale. Colta tra le meraviglie della natura, protagonista degli scatti selezionati nell’ambito del Wildlife Photographer of the Year, oppure immortalata da un maestro dell’obiettivo come Robert Doisneau.

Geografie “altre”, posti esotici o l’angolo di casa rappresentano il set perfetto per la fotografia di stampo naturalistico, cui è dedicato il più celebre concorso internazionale di settore, il Wildlife Photographer of the Year, organizzato dal Natural History Museum di Londra da oltre mezzo secolo. L’anteprima italiana della mostra itinerante legata alla 52esima edizione è ospite del complesso monumentale del Forte di Bard, che nelle sale delle Cannoniere accoglie una galleria di oltre cento scatti sensazionali (corredati di testi e didascalie, informazioni sulle tecniche di realizzazione), tra cui figurano quelli premiati nelle sedici categorie in cui si articola la competizione e scelti tra i circa 50mila inviati dai candidati di ben 96 Paesi. In mostra anche lavori di vari reporter nostrani, tra i finalisti o nella rosa dei vincitori, come Valter Binotto, Marco Colombo e Stefano Unterhiner, rispettivamente con La composizione del vento, Piccolo Tesoro e Spirito delle montagne (per le categorie Piante e funghi; Rettili, anfibi e pesci; Sul territorio).

Tim Laman, Entwined lives. Wildlife Photographer of the Year 2016. Winner

Tim Laman, Entwined lives. Wildlife Photographer of the Year 2016. Winner

I VINCITORI

Il premio più ambito è andato però all’americano Tim Laman, autore di Vite intrecciate, che ritrae un orangotango del Borneo in fuga ideale dal suo habitat, mentre la silhouette del riposo di un corvo sul sicomoro è valsa la vittoria per la categoria giovani al suo autore in erba, di soli 16 anni, Gideon Knight (Gran Bretagna).
Strategie di sopravvivenza, riti e miti della seduzione e altre curiosità, terribili o bizzarre, come l’invito a un party di lutiani rossi, arricchiscono il percorso alla scoperta del regno animale e vegetale, rivelandone la meraviglia. “Le immagini vincitrici” – ha commentato Sir Michael Dixon, Direttore del Natural History Museum di Londra – “toccano i nostri cuori e ci sfidano a pensare in modo diverso all’ambiente”, sollevando interrogativi quali: “Come possiamo proteggere la biodiversità? Siamo in grado di vivere in armonia con la natura?”.

Le plongeur du Pont d'Iéna, Paris 1945 © Atelier Robert Doisneau

Le plongeur du Pont d’Iéna, Paris 1945 © Atelier Robert Doisneau

LA VILLE LUMIÈRE DI DOISNEAU

Invita a un altro sguardo, ironico e poetico insieme, l’esposizione Robert Doisneau. Icônes, a cura dell’Atelier Robert Doisneau di Parigi in partnership con l’Associazione Forte di Bard. A condurre il filo narrativo-visivo di questa nuova selezione di opere dell’illustre maestro francese della fotografia umanista, annoverato tra i padri fondatori del fotogiornalismo di strada, è l’osservazione della quotidianità ordinaria di vite sconosciute o di personalità del calibro di Picasso e Giacometti. “Guardare con attenzione richiede volontà; con la pratica” – asseriva lo stesso Doisneau – “ci si accorge che gli spettacoli della strada sono numerosi e si susseguono in continuazione. Sta al fotografo rivelare questi effimeri tesori”. Sospesi tra malinconia e stupore, ritratti iconici come quello di Prévert o dell’ubriacone Coco, sfilano con la grazia de I gatti di Bercy (1974) tra i fantasmi dei boulevard, dei bistrot, lungo le rive della Senna, tra scolaretti e innamorati d’antan (si pensi al celebre Bacio all’Hôtel de Ville, 1950): frammenti in bianco e nero della Ville Lumière, che racchiudono il fascino di un’epoca intera, in cui la vita ricorda un altro giro di giostra (Le manège de Monsieur Barré, 1954).

Domenico Carelli

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati