Opera Sexy. Eros, collage e Roberto Rossini

La triangolazione è precisamente tra Eros, collage e Roberto Rossini. Ma la affronteremo in ordine inverso: prima l’autore, poi la tecnica e la forma, infine il contenuto.

Roberto Rossini (Genova, 1950) è oggi noto internazionalmente anzitutto come performer; e non solo quale interprete di azioni performative, ma pure quale autore di notevoli testi storico-critici, come La performance art tra arte, mito, rito e gioco (Utopia Production 2012) e Italian Performance Art (Sagep 2015) e quale docente di Teoria della performance presso l’Istituto per le Arti Tradizionali del Museo delle Culture del Mondo di Genova.
Ma insegna pure Progettazione di sistemi espositivi allo IED di Milano e Graphic Design all’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova. Difatti ha alle spalle una parallela, lunga e apprezzatissima carriera di graphic designer, appunto, e ciò si rende evidente nell’elegante nitore formale di ogni sua attività e produzione (ultimissima, la cura grafica e scientifica del magnifico volume
68 ‒ I muri ribelli per l’Archivio dei Movimenti di Genova).

Roberto Rossini, Locul Solus, azione estetico rituale, COFFI Festival, Berlino 2017

Roberto Rossini, Locul Solus, azione estetico rituale, COFFI Festival, Berlino 2017

ROBERTO ROSSINI ARTISTA

Perché Roberto Rossini è performer e progettista grafico, sì, ma opera a tutto campo artistico anche con pittura, video e installazioni transmediali, fluttuando tra Costruttivismo, Minimalismo, Fluxus e Situazionismo. Una predilezione particolare, tuttavia, questo artista ha sempre manifestato per la tecnica oggi poco usata del collage. Ormai la tradizionale combinatorietà degli elementi si avvale – antitradizionalmente – della grande comodità offerta dai procedimenti digitali, ma il collage classico resta tutt’altra cosa. Quando lavori con carte e forbici (o anche senza) e colle, ti rendi conto che non sei tu l’unico autore del prodotto. Scopri infatti che in parte gli elementi tendono a combinarsi fra loro in modi autonomi, come se avessero altrettante personalità e si scegliessero da soli i compagni d’avventura. Ciò diventa una anomala manna per il grafico, che lì per lì diventa un po’ il direttore d’orchestra, ma in parallelo (in benvenuto controsenso ora convergente e ora divergente) il performer si fa interprete étoile del balletto che va in scena sotto le sue mani, volteggiando tra controllo razionale e libertà istintuale. Non è dunque anche il collage una pratica psico-corporea?

Roberto Rossini, BLM #11, collage di materiali cartacei, 2020

Roberto Rossini, BLM #11, collage di materiali cartacei, 2020

IL COLLAGE IN ROSSINI

Per un artista tanto conscio dei procedimenti antropologici dell’agire gestuale, che ha avuto modo di studiare a fondo nel corso delle sue spedizioni in Oriente e Nord Africa e Sud America in cerca delle pratiche millenarie delle tecniche del corpo, la stessa azione dell’assemblaggio di elementi – altrettanti segnali pure informi, astratti – nel suo svolgersi, nella ritualizzazione del gesto, diviene rappresentazione sacrale.
Il dinamico farsi (affiorare) del collage pertanto si riempie di un’intensità particolare, di forti significati più emotivi che razionali, più inconsci che consci, in grado di suggerire possibili elevazioni dall’immanente al trascendente. Il collage che tu stai mettendo assieme, e che intanto con le sue materialità ti condiziona nel tuo fare (potendo rappresentare persino un minuto esercizio di umiltà, contrapposto alla pretesa onnipotenza di cui si fregiano e in cui si crogiolano tanti altri artisti) ti pone in dialogo con l’altro da te e può indicarti qualcosa di te che ancora non conoscevi appieno.

Roberto Rossini, L'Eros, collage di materiali cartacei, 2014

Roberto Rossini, L’Eros, collage di materiali cartacei, 2014

L’EROS SECONDO ROBERTO ROSSINI

Ed ecco che concludiamo con il terzo angolo ‒ morbido o aguzzo, ciascuno scelga a voler suo – del nostro discorso odierno. L’Eros. Argomento che sappiamo infinito, multisfaccettato, inesauribile. Quando il collage di Rossini lo tratta, vi si abbandona in termini rispettosamente mitici, che diventano parimenti mistici. Per il collage di Rossini l’Eros è un alto altare emotivo, un piccolo turbine percettivo, un coagulo folto di sensazioni, un totem di immaginazione lancinante, comunque un’esperienza di vita quanto mai intensa. Non grida, ma sussurra sensuale: parole di una lingua sconosciuta che comprendiamo tutti.

Ferruccio Giromini

www.ontheground.it

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #58

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Ferruccio Giromini

Ferruccio Giromini

Ferruccio Giromini (Genova 1954) è giornalista dal 1978. Critico e storico dell'immagine, ha esercitato attività di fotografo, illustratore, sceneggiatore, regista televisivo. Ha esposto sue opere in varie mostre e nel 1980 per la Biennale di Venezia. Consulente editoriale, ha diretto…

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