Gli impressionisti della collezione Morozov alla Fondazione Louis Vuitton. A Parigi nel 2020

Una delle più grandi collezioni private di arte moderna al mondo, quella dei fratelli Morozov, sarà protagonista per la prima volta di una mostra al di fuori del territorio russo. Il progetto, su iniziativa della Fondazione Louis Vuitton, dopo il grande successo della mostra dedicata alla collezione Shchukin.

Ricchi industriali moscoviti Mikhail e Ivan Morozov vissuti fra Ottocento e Novecento (entrambi morti in esilio in Francia), grazie alle loro ingenti risorse finanziarie hanno potuto soddisfare la passione per l’arte acquistando numerosi dipinti di van Gogh, Cézanne, Renoir e Monet, fino a Picasso e Matisse, negli anni appena precedenti alla rivoluzione bolscevica. Loro “rivale”, Sergei Shchukin, anch’egli imprenditore moscovita, che fu molto amico di Matisse. Nel 1920. il regime bolscevico nazionalizzò le due collezioni, con le quali dette vita, nel 1936, al Museo statale dell’arte moderna occidentale, chiuso nel 1948. Le opere furono così divise fra l’Ermitage e il Museo Pushkin, da dove solo quelle appartenenti a Shchukin sono uscite dall’ottobre 2016 al febbraio 2017 per ICONS OF MODERN ART – The Shchukin Collection, ospitata dalla Fondazione Vuitton a Parigi.

UNA GRANDE ANTEPRIMA

In date ancora da definire, ma sicuramente a partire dall’autunno del 2020, circa 200 tele di grandi maestri fra cui Matisse, Picasso, Renoir, Degas, Monet, e altri maestri dell’avanguardia russa, in maggioranza mai esposti in Occidente, saranno visibili a Parigi per quattro mesi, presso la Fondazione Vuitton. La mostra, ancora senza un titolo ufficiale, segue la scia del grande successo ottenuto dalla collezione Shchukin, che ha attratto circa 1.200.000 visitatori. Un numero straordinario, per un galleria prestigiosa (è stata progettata da Frank Gehry), ma dalle dimensioni contenute. Jean-Paul Claverie, consulente per l’arte di Bernard Arnault, presidente della Fondazione Louis Vuitton, ha osservato come questa sia la prima occasione in cui la collezione Morozov viene mostrata in Occidente nella sua quasi totalità, aggiungendo che “i Morozov e gli Shchukin hanno dominato la vita culturale di Mosca all’inizio del XX secolo e hanno contribuito al riconoscimento internazionale dei modelli pittorici francesi”. La mostra è frutto degli anni di negoziati tra Arnault e le autorità russe, con un accordo di partenariato firmato lo scorso anno tra la fondazione e l’Hermitage e il museo di Pushkin.

Henri Matisse, Red Room, 1908. ©The State Hermitage Museum, San Pietroburgo

Henri Matisse, Red Room, 1908. ©The State Hermitage Museum, San Pietroburgo

IL PRIMO CHE COMPRESE GLI IMPRESSIONISTI

Se sul finire del XIX secolo facoltosi uomini d’affari erano disposti a pagare alte cifre per le opere di Monet e colleghi, così non era stato appena trent’anni prima, quando, respinti dai Salons ufficiali, si videro costretti a inventarsene uno “off”. A credere nelle loro potenzialità, il mercante d’arte Paul Durand-Ruel, che aveva mosso i primi passi trattando i pittori della Scuola di Barbizon. Conscio del loro talento, ma anche delle loro difficoltà finanziarie, Durand-Ruel raccolse attorno a sé gli Impressionisti, acquistando le loro opere e promuovendole sul mercato, dapprima con fatica, ma ripagato dall’apprezzamento che sul finire degli anni Ottanta dell’Ottocento, cominciarono a riscuotere. Furono anni duri, durante i quali, come ebbe a dire Monet: “Senza Durand saremmo morti di fame, tutti noi Impressionisti. Gli dobbiamo tutto”. Persino le medicine o gli abiti nuovi, che il mercante comprava per loro quando versavano, e accadeva spesso, in difficoltà economiche. Un tenace mecenatismo di cui la storia dell’arte gli è riconoscente.

– Niccolò Lucarelli

FONDATION LOUIS VUITTON
ICONS OF MODERN ART – The Shchukin Collection
8, avenue Mahatma Gandhi, Paris VXI
www.fondationlouisvuitton.fr/

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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