Una mostra a Genova rende omaggio a Paolo Di Paolo, il fotografo finalmente “ritrovato”
Tra storie e ritratti la retrospettiva “Fotografie Ritrovate”, a Palazzo Ducale, fa luce sulla breve ma intensa carriera artistica del fotografo che, definendosi “dilettante, ha contribuito tra gli Anni ’50 e’60 a delineare la grande stagione del fotoreportage italiano Tra storie e ritratti la retrospettiva “Fotografie Ritrovate”, a Palazzo Ducale, fa luce sulla breve ma intensa carriera artistica del fotografo che, definendosi “dilettante, ha contribuito tra gli Anni ’50 e’60 a delineare la grande stagione del fotoreportage italiano
Si risolve in soli 15 anni la carriera fotografica di Paolo Di Paolo (Larino,1925 – Termoli, 2023); anni documentati dal suo archivio con circa 250.000 negativi, ritrovati dalla figlia Silvia in cantina alla fine degli Anni ’90.
Gli anni romani del fotografo Paolo Di Paolo
Giunto a Roma per studiare Storia e Filosofia a La Sapienza Di Paolo si mantiene con lavori precari sempre legati alla carta stampata e inizia a frequentare intellettuali e artisti della Scuola Romana e del Gruppo Forma 1. A 28 anni acquista la sua prima macchina fotografica, una Leica IIIc, per cui prova un vero colpo di fulmine e, l’anno dopo, nel 1954, si presenta con qualche foto a Il Mondo, l’ambito settimanale liberale di cultura e politica, fondato nel 1949. Ben presto diventa il fotografo prediletto del direttore Mario Pannunzio, pubblicando ben 573 fotografie, immagini selezionate per essere autonome e non complementari ai testi.
La crisi di Paolo Di Paolo e il ritiro in campagna negli Anni ‘70
Quando il periodico chiude, l’8 marzo 1966, Di Paolo telegrafa al suo direttore: “Oggi per me e per altri colleghi fotografi muore l’ambizione di fare questo mestiere”. Due anni dopo anche il settimanale Tempo, edito a Milano sul modello dello statunitense Life cambia stile giornalistico. Nel 1969 muore prematuramente Irene Brin, con cui Di Paolo collaborava dal 1965 per i reportage di arte e moda. Questi tre eventi segnano per lui una profonda crisi, per cui si ritira da un mondo ormai preso d’assalto dai paparazzi, in contrasto con il suo stile elegante e garbato e con la sua visione di “dilettante, ovvero di chi fa qualcosa per diletto, per piacere”. Appende la macchina fotografica al chiodo, chiude lo studio, sposa la sua assistente, Elena, e si ritira a vivere nella campagna romana. Dagli Anni ’70 al 2015 collabora con l’Arma dei Carabinieri, realizzandone i Calendari, di cui cura contenuti e grafica, e i volumi storici.
La mostra di Paolo Di Paolo a Genova uno specchio del suo tempo
Nella mostra curata dalla figlia Silvia Di Paolo e Giovanna Calvenzi nel Sottoporticato di Palazzo Ducale, le vicende lavorative e umane di Paolo Di Paolo assumono il valore di parabola esemplare della stagione dei grandi reportage. In quegli anni di clima euforico del Dopo Guerra, in cui si respirava un senso di rinascita che poi portò al boom economico, si posero le basi del moderno fotogiornalismo italiano. “È il momento in cui il fotografo, senza volerlo essere”, dichiara Arrigo Benedetti, “è insieme artista, critico del costume, poeta satirico”. Paolo Di Paolo spiega che le fotografie adatte a Il Mondo dovevano essere “non soltanto formalmente belle, ma dai contenuti molteplici (…), attuali, ma non di cronaca, (…) valide nel tempo (…) a volte anche maliziose”.

Le sezioni della retrospettiva di Paolo Di Paolo a Palazzo Ducale di Genova
Il percorso espositivo, con circa 300 fotografie, attraverso quattro sale, e procede in ordine cronologico dagli Esordi, nella Roma del 1953-54, a Il Mondo e la sua lezione, dove si segnalano, tra gli altri, gli scatti metalinguistici della serie Fotografi a piazza di Spagna (Roma, 1965). Nella terza sala ci si immerge nel capitolo dedicato a Genova e la Liguria, dove le serie dei cantieri navali Ansaldo, stampe vintage ai sali d’argento del 1964, contrastano con quelle a colori dell’estate 1959, con i bagnanti che prendono il sole. Nell’ultimo salone, scanditi dalle colonne trovano posto i capitoli Storie, Viaggi e Ritratti. Emerge il sodalizio con Pier Paolo Pasolini per La lunga strada di sabbia, servizio estivo del 1959 proposto ad Arturo Tofanelli, direttore de il Tempo e del mensile Successo. Lungo le coste da Ventimiglia a Trieste, Di Paolo racconta che Pasolini “cercava un mondo perduto, di fantasmi letterari”, mentre lui “un’Italia che guardava al futuro”. E proprio quella scattata a Pasolini al Monte dei Cocci nel 1961, con un “ragazzo sfuggente da un lato”, il poeta “perplesso dall’altro” e al centro la “squallida visione delle periferia di Roma” con il profilo del gasometro, Di Paolo considerava “la foto della mia vita”.
1 / 10
2 / 10
3 / 10
4 / 10
5 / 10
6 / 10
7 / 10
8 / 10
9 / 10
10 / 10
Le modalità dello stile di Paolo Di Paolo in mostra Genova
Giovanna Calvenzi sottolinea che Di Paolo “raccontava per piccole sequenze di immagini, ma ognuna era una storia compiuta” come si coglie nella serie Autostrada del Sole (1964) in cui il taglio del nastro cede il passo all’attesa delle prime auto insieme ai contadini. In mostra anche l’Inchiesta sulle carceri italiane (1961) e i Funerali di Palmiro Togliatti (Roma, 24 agosto 1964), oltre a scene di costume nella Roma del 1958, come il Ballo Pallavicini o la Caccia alla volpe. Silvia Di Paolo ricorda che suo padre “sapeva creare empatia con i soggetti”. Come nello scatto a Giuseppe Ungaretti in casa (Roma, 1956); o nelle foto inedite di Oriana Fallaci che, nel Lido di Venezia deserto (1963), si atteggia a diva; o negli scatti all’amica Anna Magnani con il figlio Luca, stesa al sole nella sua villa (San Felice Circeo, 1955), al di là della trincea che aveva costruito con il mondo esterno. Divertente è la serie degli Incontri impossibili (Roma, 1964), con Giorgio de Chirico estraneo a Gina Lollobrigida o Salvatore Quasimodo imbambolato davanti ad Anita Ekberg.
La Dolce Vita e il linguaggio visivo diretto di Paolo Di Paolo a Palazzo Ducale
La mostra, ben documentata nel catalogo edito da Marsilio, termina con le foto dedicate agli attori e al cinema, in un clima da Dolce Vita: da Lucia Bosé e Luis Miguel Dominguín (Roma, 1955) alla nascita del grande amore tra Marcello Mastroianni e Faye Dunaway (Alto Adige, 1967); da Monica Vitti e Michelangelo Antonioni (1958) a Raquel Welch e Vittorio De Sica (Roma, 1966), fino a Alfred Hitchcock, Grace Kelly, Sophia Loren, Brigitte Bardot, Luchino Visconti, Franco Zeffirelli, Alberto Sordi; tutti ritratti con la discrezione, l’intelligenza e l’eleganza proprie del suo sguardo.
E se molto interessanti sono anche i ritratti di letterati e artisti, indimenticabile rimane la foto del Bambino scattata nel 1960 a Forchia nel Beneventano. Poverissimo e malato, indifeso, è colto in un atteggiamento quasi di sfida. È questa la dignità “morale” di Paolo Di Paolo, che attraverso un fototesto sembra urlare con discrezione la necessità di uno scatto e l’urgenza di un significato.
Linda Kaiser
(Grazie all'affiliazione Amazon riconosce una piccola percentuale ad Artribune sui vostri acquisti)
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati