Empoli riscopre il suo centro storico attraverso un nuovo percorso di arte pubblica
Curata da Sergio Risaliti e Antonella Nicola, la rassegna “Boule de neige” inaugura un itinerario attraverso sei installazioni site-specific tra spazi dismessi e luoghi simbolici del centro di Empoli. Fino al 15 febbraio 2026
Probabilmente non è casuale la concomitanza temporale che, a partire dai primi giorni di novembre e fino alla metà di febbraio 2026, porta Empoli al centro dei percorsi dell’arte contemporanea in Toscana. Dall’8 novembre, infatti, gli spazi rinnovati dell’Antico Ospedale San Giuseppe accolgono la mostra Provincia Novecento. Arte a Empoli 1925–1960 (a cura di Belinda Bitossi, Marco Campigli, Cristina Gelli e David Parri), con l’obiettivo di raccontare la stagione artistica estremamente vitale vissuta tra gli Anni Venti – su impulso di Mario Maestrelli e Virgilio Carmignani – e Sessanta da Empoli, ancorché “provincia” apparentemente periferica, invece rivelatasi attivissimo laboratorio di modernità. Il progetto è anche un riconoscimento al lavoro della Galleria d’Arte Moderna e della Resistenza di Empoli, fondata nel 1973 per conservare memoria di quella stagione: dunque, nelle intenzioni degli organizzatori, un’opportunità per riflettere sul ruolo dell’arte nella costruzione della memoria e nella formazione del senso civico di una comunità.

“Boule de neige”: un progetto di arte contemporanea pubblica nel centro di Empoli
Su questo spunto si innesta la connessione con l’altra iniziativa volta a coinvolgere la città attraverso l’arte contemporanea proposta come chiave di rigenerazione urbana. Boule de neige è l’inedito percorso di arte pubblica promosso dall’amministrazione cittadina e curato dal direttore del Museo del Novecento di Firenze, Sergio Risaliti, con Antonella Nicola: un itinerario che si muove tra i luoghi dimenticati del centro storico, abitati dagli interventi site-specific di sei artisti che ne ripensano gli spazi e invitano a riattivare lo sguardo. I lavori resteranno allestiti fino al 15 febbraio, e si concentrano in particolar modo nelle zone di via Spartaco Lavagnini e piazza Madonna della Quiete, negli ultimi anni marginalizzate rispetto alle dinamiche della città. Gli artisti che firmano le installazioni sono Marco Bagnoli, Francesca Banchelli, Chiara Bettazzi, Marcela Castañeda Florian, Giovane Ceruti e David Reimondo, chiamati a interagire con la storia del contesto, il paesaggio urbano e l’immaginario collettivo.
L’arte contemporanea riattiva gli spazi dimenticati della città
“Il volto urbano di Empoli ben si presta alle contaminazioni, con la consapevolezza di agire sia su luoghi già noti e apprezzati come il chiostro del Museo della Collegiata per passare a strade meno battute del centro come via Lavagnini” sottolinea l’assessore alla Cultura, Matteo Bensi “È la prima volta che un progetto si sviluppa così profondamente in città e siamo felici di poter sperimentare con l’aiuto di voci dall’Italia e dal mondo”. L’obiettivo è quello di fare del centro storico un bene comune, trasformando quei luoghi in cui spesso si affretta il passo per raggiungere la destinazione, in spazi in cui si rallenta per guardarsi intorno.Questo grazie a “un progetto di rigenerazione urbana che parte dall’analisi di un contesto locale in cui si è sentita la necessità di restituire energia creativa e la possibilità di creare dialogo e condivisione in un settore della città che ha vissuto, negli anni, un cambiamento importante” spiega Risaliti. Alla necessità di ritrovare la poesia nel reale – invito a meravigliarsi davanti all’arte – allude il titolo della rassegna, ispirato da un oggetto senza tempo, e un po’ magico, come le sfere che racchiudono un paesaggio innevato ideate alla fine dell’Ottocento da un produttore di strumenti chirurgici austriaco.

Gli interventi site-specific in città: sei installazioni tra vetrine e luoghi simbolo di Empoli
Gran parte delle opere riattivano vetrine di fondi commerciali chiusi da tempo, mentre due toccano luoghi simbolici per storia e funzione nella vita della città: la piazzetta della Madonna della Quiete e il chiostro del Museo della Collegiata di Sant’Andrea. L’operazione prende, infatti, le mosse da un’accurata mappatura degli spazi museali, cittadini e privati commerciali dismessi nel centro di Empoli e si propone come modello replicabile di rigenerazione urbana attraverso le pratiche artistiche contemporanee. Gli artisti coinvolti, già attivi nel campo dell’arte pubblica e del dialogo con il contesto sociale, hanno ideato le opere in seguito a sopralluoghi e interazioni con le vie e le piazze di Empoli, dando vita a un processo partecipato e legato all’identità locale.

Il chiostro della Collegiata di Sant’Andrea accoglie, così, una delle mongolfiere – L’albero rovesciato (Della Luce innata) – di Marco Bagnoli (Empoli, 1949), progetto su cui l’artista ha iniziato a lavorare nel 1989. Mentre in piazzetta Madonna della Quiete è David Reimondo (Genova, 1973) a firmare un intervento luminoso dal titolo Nuovi Linguaggi Determinano la Nascita di Nuovi Mondi, proiettando sulla facciata della piazza un insieme di grafemi tratti dal suo alfabeto inedito, accanto a parole in lingua italiana (il testo scelto è stato estratto dai versi della Divina Commedia di Dante, Inferno, Canto X, dedicato a Farinata degli Uberti, il capitano ghibellino che, nel Concilio di Empoli del 1260, si oppose alla distruzione di Firenze, e a cui è intitolata la piazza centrale della città).
In Via Spartaco Lavagnini coesistono gli interventi dei quattro artisti al lavoro in alcuni spazi commerciali dismessi, le cui vetrine sono state oscurate, per l’occasione, con una pellicola nera, che lascia guardare oltre attraverso alcune aperture, per scoprire le installazioni allestite all’interno. Al civico 26, Francesca Bacchelli (Montevarchi, 1981) con Dust to Dust, che esplora il rapporto tra oscurità e luce come metafora dell’esistenza umana; al civico 29, Chiara Bettazzi (Prato, 1977) con un lavoro distribuito tra l’interno e l’esterno, a ricreare una natura morta che diventa paesaggio; al civico 36 di via della Noce si incontra, invece, l’aforisma impresso da Marcela Casteñeda Florian (Bogotà, 1992), “Com’è dentro, è fuori”. Mentre al civico 55, tornati su via Lavagnini, Giovane Ceruti (Firenze, 2000) chiude il cerchio con un’installazione che collega il nostro essere all’universo.
Livia Montagnoli
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