A Bologna 9 artisti interpretano quello che c’è ai margini del visibile
Cosa c’è ai confini della realtà e di quello che vediamo? Se lo sono chiesti gli artisti che hanno popolato gli spazi della galleria LABS con ogni tipo di materiale - dalla ceramica al gel per unghie - raccontando storie personali

Tra i livelli di storia che si stratificano sulle pareti della LABS Gallery di Bologna, prende forma Fringe, una mostra che parla di confini labili e sensibili, con nove artisti chiamati a interpretare il tema di ciò che sta ai margini della realtà.
I “margini” nella mostra “Fringe” da LABS a Bologna
L’esposizione, curata da Marta Orsola Sironi, esplora l’intreccio profondo tra memoria, immagine ed emozione nel tempo e nello spazio. Muovendosi lungo un limes, una soglia sottile che separa e insieme connette, Fringe richiama la visione di Aby Warburg secondo la quale le immagini ci aiutano ad orientarci nel mondo. Allo stesso modo, le opere in mostra si posizionano nello spazio come bussole disfunzionali, che consapevolmente disorientano lo spettatore portandolo, come un flaneur, a vagare in quell’interstizio in cui si colloca l’immaginazione.










Le opere in mostra da LABS a Bologna
Dalla ceramica al gel per nail art, le opere di Ty Locke, Amba Sayal-Bennett, Hannah Morgan, Hoa Dung Clerget, Dionysis Saraji, Luca Rubegni, Agnieszka Mastarlez, Alexei Izmylov e Paula Santomè non si limitano a rappresentare, ma agiscono come dispositivi di ascolto e decostruzione, dando forma a storie personali e dinamiche condivise. Attraverso poetiche diverse ma intrecciate, il corpo, lo spazio e il paesaggio si fanno strumenti di una riflessione poetica e politica sulla realtà, intaccando le trame del visibile.
Un invito a non prendere posizione
In un presente frammentato e instabile, Fringe invita ad abitare la soglia: non come fuga, ma come scelta consapevole di stare nel cambiamento, trasformando l’instabilità in un modo di vedere e di esserci.
Veronica Camastra
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