La “scomparsa” del trio artistico Canemorto in mostra a Roma
Un incidente inaspettato che cambia le sorti di una mostra monumentale: questo è il concetto che ispira la mostra del trio di artisti italiani anonimo, ospitato negli spazi della Fondazione Nicola del Roscio

Indossano maschere, parlano una lingua sconosciuta e venerano una divinità canina chiamata Txakurra, che concede loro il potere di dipingere come un’unica entità. Così si presentano i Canemorto, il trio di artisti italiani anonimo (attivo dal 2017) protagonista della mostra Megalomanie, ospitata negli spazi della Fondazione Nicola del Roscio a Roma (e visibile sino al 18 luglio). Curato da Davide Pellicciari e Carlotta Spinelli, il progetto espositivo riunisce frammenti e resti di quelle che sarebbero dovute essere le stampe calcografiche più grandi del mondo, andate perse insieme agli artisti a causa di un “incidente”.
L’assenza del trionfo dei Canemorto in mostra a Roma
“‘Megalomanie’ doveva essere il trionfo di Canemorto”, spiegano ad Artribune i curatori Davide Spinelli e Carlotta Pellicciari. “Il trio mirava a entrare nel libro dei Guinnes Word Record con le dieci stampe calcografiche più grandi mai realizzate, quando un’esplosione violenta, avvenuta durante il processo di realizzazione, ha gravemente messo in crisi l’intera mostra. La prima pagina de Il Quotidiano dell’arte – uscito in un’edizione straordinaria a seguito dell’incidente – è eloquente: Canemorto é scomparso. La mostra apre proprio in questo modo. Un mistero irrisolto che, solamente grazie al film documentario ‘Megalomanie’, si riesce a ricostruire almeno una parte dei fatti”.








La mostra di Canemorto alla Fondazione Nicola del Roscio
La mostra apre con la prima pagina de Il Quotidiano dell’Arte che annuncia la “scomparsa dei Canemorto”, raccontando il tragico incidente che ha messo a repentaglio il monumentale progetto espositivo del trio artistico per la Capitale. A cercare di portare luce su quanto è successo è il film Megalomanie, da cui poi parte il percorso espositivo, costellato dalle grandi matrici danneggiate che si spogliano della loro funzionalità per assumere quella scultorea all’interno dello spazio espositivo. A queste seguono alcune delle prove di stampa avvenute prima della distruzione e, infine, parte dello spazio viene adibita a laboratorio con una serie di microscopi da cui è possibile osservare microstampe identiche – nei dettagli e nei soggetti – a quelle monumentali.
Canemorto a Roma: un bivio nella narrazione reale e immaginifica di una mostra
La mostra “segna un bivio nella narrazione di una mostra d’arte contemporanea, tra reale e irreale, tra scientifico e immaginifico, tra ció che il pubblico vede e ciò che non vede”, continuano i curatori. “Il progetto espositivo di Canemorto é una sottile riflessione sulla semiotica del formato nell’arte. Il trio ha lanciato una sfida da record. Ma cosa succede se il bisogno del gigantismo non viene esaudito, e se, peggio ancora, ci si ritrova davanti all’infinitesimale o all’invisibile? La mostra ci tiene in tensione tra il desiderio del monumentale e il reale stato dei fatti di una narrazione surreale e in scala microscopica. Il pubblico si chiede a quel punto a cosa debba credere. E invece… Il sistema dell’arte a cosa crede?”.
Valentina Muzi
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