Il Sud Italia secondo le donne nella mostra di Pamela Diamante a Roma  

L’artista Pamela Diamanti nel suo progetto "Mangiatrici di Terra” racconta un meridione lontano dagli stereotipi e restituisce nuova dignità oltre che al territorio, alle donne e persone queer che lo abitano

È severa, asciutta, tutta giocata sui toni del bianco nero, Mangiatrici di Terra, personale di Pamela Diamante (Bari, 1985) con cui l’artista, nella Galleria Gilda Lavia, non si limita a raccontare il Sud ma ne riconfigura la narrazione attraverso un corpus di opere che, partendo dalla fotografia, si estende alle installazioni per arrivare alla moda e alla musica. 

Le fotografie di Pamela Diamante in mostra alla galleria Gilda Lavia di Roma  

Il punto di partenza è il progetto fotografico, in cui l’artista racconta il Meridione attraverso lo sguardo di sei donne “scomode” che vivendo il territorio trasformano la loro stessa esistenza in un atto politico. Artiste, poetesse, attrici, attiviste: Nicole, Marianna, Marzia, Nunzia, Nina e Tita, figura sorgente, voce incarnata e relazionale del progetto, custode di una parola che si fa eco, corpo, resistenza; ritratte in quelle che, per l’inquietante presenza di elementi meccanizzati sulle bocche, più che semplici foto, sono vere e proprie installazioni. Immagini che non vanno lette come forme di censura” ha spiegato l’artista, “ma come dispositivi estetici e concettuali che trasformano il rapporto di queste donne con la terra, esaltandone la presenza simbolica e performativa”. Le donne ritratte da Pamela Diamante non sono vittime ma guerriere impegnate in una resistenza quotidiana, tanto potente da consentire all’artista di riconfigurare la narrazione del Sud Italia non più periferia subalterna, figlia del retaggio culturale coloniale e razzista. 

Pamela Diamante, Ferro fragile, 2025. Ferro e alluminio. Courtesy l’artista e Galleria Gilda Lavia. Photo Giorgio Benni
Pamela Diamante, Ferro fragile, 2025. Ferro e alluminio. Courtesy l’artista e Galleria Gilda Lavia. Photo Giorgio Benni

“Mangiatrici di terra” un progetto a Roma che sovverte il concetto di subalternità  

Diamante agisce un sovvertimento semantico che rovescia le dinamiche della subalternità, a partire dallo stesso titolo Mangiatrici di terra; che, pur richiamando il dispregiativo “terroni”, grazie alla connotazione attiva, ne ribalta il significato, traslandolo nell’affermazione di una nuova soggettività. Così, anche sulla scia delle riflessioni teoriche di Antonio Gramsci e Gayatri Spivak, il corpo delle donne lungi dall’essere oggetto passivo di disciplinamento, si impone come locus di resistenza ontologica e culturale. E se storicamente le donne sono state oggetto di una duplice marginalizzazione: di genere oltre che di classe; Diamante dimostra come ora si ergano per denunciare le contraddizioni profonde delle strutture economiche dominanti, “rivelando” come osserva Giuliana Schiavone, autrice di un testo critico: “i rischi di una narrazione storiografica univoca che, totalizzando l’esperienza storica, mette a tacere le identità molteplici che animano il corpo sociale”. Nell’ottica dell’artista, dunque “il corpo femminile si configura come un sito di rinegoziazione delle strutture di potere, dove si articola una continua riformulazione dell’esistenza, dischiudendo inediti paradigmi relazionali”. 

Pamela Diamante, Le Mangiatrici del Sud, installation view alla Galleria Gilda Lavia, Roma, 2025. Photo Giorgio Benni
Pamela Diamante, Le Mangiatrici del Sud, installation view alla Galleria Gilda Lavia, Roma, 2025. Photo Giorgio Benni

Le installazioni di Pamela Diamante  

Tutti questi contenuti sono amplificati nelle installazioni. La questione meridionale, 2025, costituita da una struttura metallica con zappe in ceramica che svetta sull’omonimo libro di Gramsci, è un monumento critico alla marginalità. L’ipnotica Corpi in rivoluzione, 2025, in cui le strutture verticali sono tante e meccanizzate, riflette sul legame tra lavoro agricolo e industrializzazione; tra contadini e proletariato. Mentre, La scarpa: untitle, 2024 si può considerare l’autoritratto metaforico di Diamante; che rappresentandosi come una scarpa inutilizzabile, prodotta da una crasi tra la sua vera identità – data dalla scarpa tailored made e quella impostale dalla sua origine meridionale, raffigurata dalle forche sotto la suola, simbolo di arretratezza e povertà, compie un atto catartico dalla valenza universale. Perché, nel momento in cui riconosce e denuncia il peso che grava, castra e opprime la sua identità di donna meridionale, compie un atto di liberazione e auto-affermazione collettivamente condivisibile da tutta la comunità. 

Pamela Diamante, La Questione Meridionale, 2025, dettaglio. Courtesy l’artista e Galleria Gilda Lavia. Photo Giorgio Benni
Pamela Diamante, La Questione Meridionale, 2025, dettaglio. Courtesy l’artista e Galleria Gilda Lavia. Photo Giorgio Benni

Il dialogo con la moda e la musica alla galleria Gilda Lavia 

Alla moda guarda anche Ferro fragile che, realizzata a quattro mani con Antonella, stilista e fondatrice di AENDÖR STUDIO, gioca su un ossimoro. Il panier, usato storicamente per aumentare il volume degli abiti femminili coerciva le donne ma divenne anche strumento di potere, autodeterminazione, e in mostra si trasforma in arma di difesa. Infine, in Alleanze Sonore, la musica diventa spazio politico. Puta Caso, alterando la melodia della Carmen di Bizet, cantata da Anna Maria, provoca un suono volutamente disturbante che fa emergere un macabro paradosso. Mentre la distorsione di una nota creazione artistica suscita immediatamente un senso di disapprovazione, rifiuto e fastidio; la realtà insanguinata da vicende violentissime, viene socialmente accettata più facilmente, con un senso di rassegnazione talmente connaturato da far percepire come “ordinari” gli atti più aberranti. Mangiatrici di Terra è una mostra complessa, coraggiosamente politica, apertamente schierata e densa di significati. Un progetto a cui non manca nulla se non i cognomi delle persone coinvolte. Un’omissione necessaria per tutelare la privacy delle donne coinvolte e che per questo non va confusa con quel qualunquismo che tende a sminuire le donne, presentandole in via confidenziale come se non avessero diritto alle dovute formalità o, peggio, come se non servisse identificarle correttamente perché una vale l’altra. 

Ludovica Palmieri 

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Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri è nata a Napoli. Vive e lavora a Roma, dove ha conseguito il diploma di laurea magistrale con lode in Storia dell’Arte con un tesi sulla fortuna critica di Correggio nel Settecento presso la terza università. Subito dopo…

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