Sei esercizi di sopravvivenza nella mostra di Michelangelo Jr Gandini a Vigevano

Carte nautiche, dipinti, installazioni, AI, il lievito come materia vivente che si ribella all’uomo e le cancellazioni come gesto di rifiuto. Come sopravvive un artista nel mondo di oggi? Lo spiega una mostra a Vigevano

“Se Dio esiste, è infinitamente debole. La mia debolezza a Sua immagine”, diceva Michel Serres. Che deve farsene, dunque, un artista di un mondo che niente vuole farsene di lui? La mostra Sei esercizi di sopravvivenza è una possibile risposta, attraverso carte nautiche e non, dipinti, installazioni.

Il ruolo dell’artista nella società contemporanea

La personale retrospettiva di Michelangelo Jr Gandini, a cura di Lucrezia Arrigoni si svolge nella Sotterranea del Castello di Vigevano e risponde puntualmente al proprio titolo: concatenata in sei sezioni con opere realizzate tra il 1990 e il 1995, circoscrive e ripropone infatti altrettanti metodi di resistenza.
La posizione dell’artista e della curatrice emerge con coerenza e funge da perno stabile a tutti gli elementi del progetto, che per converso sfoggiano una precarietà attentamente ricercata. 
Di che posizione si tratta? Torna il riferimento alla sopravvivenza, tra una globalizzazione esperimento fallito e un artista che rifiuta ogni forma di complicità con il potere. Ritiratosi dignitosamente nella creazione d’immaginari che molto più hanno del gioco che del manifesto, rivendicando l’arte come organismo incorreggibile, che non può e nemmeno desidera sottostare alle gerarchie del mondo.

Le opere in mostra di Gandini

Per mezzo di un’espressione che letteralmente sfonda le cornici, Gandini mette in scena il progetto pittorico di un suicidio impossibile nell’ultima sezione della mostra, Progetto fallimentare per un suicidio farsa, che volendo potrebbe essere fungere anche da introduzione del progetto.
La sublimazione del gesto estremo come atto dell’immaginazione ne fa, paradossalmente, uno slancio fiducioso. Sciolta la compressione asfittica della morte, come una matassa, tutto di colpo torna possibile. Il possibile è una smagliatura della realtà; l’esibizione è il paesaggio che abita oltre quella smagliatura, oltre il rifiuto alla resa. E così, procedendo a ritroso, la storia si dipana per mezzo di cinque ulteriori rifiuti. Il rifiuto della corsa agli armamenti, in Algoritmi disarmanti, per mezzo dell’esplosione di armi da fuoco in microscopici pezzi di puzzle ricavati attraverso un’AI. In Qualcosa è andato storto (i naufragi), tra carte e installazioni già protagoniste di una personale a Genova, Gandini inscena una serie di derive salvifiche dalla miseria della globalizzazione. Dove sono tutti, tecnica mista su tela, è l’attestazione spaesata di Gandini, di ritorno nel sistema dell’arte dopo anni di ritiro volontario.  Un ritiro presagito ne La noia, manifestazione concreta di resistenza passiva.

I rifiuti dell’artista

Nell’opera Lievito e cancellazione la sopravvivenza è per difetto, come nelle cancellature che lasciano trucioli di gomma raccolti come reliquie, oppure per eccesso, come nel lievito utilizzato come materia d’artista vivente, “che sfugge alla determinazione dell’uomo”, spiega l’artista, e che muta nell’opera offrendo scenari sempre nuovi; metafora della natura propria del linguaggio artistico, meravigliosamente debole, eternamente fuori dagli schemi dell’autorità. 

Kamil Sanders

Vigevano//fino al 30 giugno 2025
Castello di Vigevan
o
Piazza Ducale 20
Da lunedì a domenica: 10.30 – 12.30/16.30 – 19.30

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Redazione

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