Pittura della memoria e memoria della pittura. La mostra di Norberto Spina a Milano
La pittura di Norberto Spina è stratificata, frammentata, ricamata. Il suo nuovo ciclo di lavori, in mostra alla galleria Cassina Projects di Milano, traduce sulla tela una riflessione sulla memoria, per poi tornare inevitabilmente alla pittura stessa

A volte non è tanto cosa rimane, ma come quel qualcosa rimane a dare sapore alla memoria, a determinarne la filigrana. Lo sa bene il pittore italiano Norberto Spina (Torino, 1995) che, fresco di diploma alla Royal Academy of Art di Londra, presenta un nuovo corpus di dipinti nella sua prima mostra personale italiana, alla galleria Cassina Projects di Milano.
La mostra di Norberto Spina a Milano
Nel white cube del piano terra di Cassina Projects, le tonalità terrose impiegate da Spina risaltano e inghiottono la luce. I soggetti, modulati da immagini di archivi familiari e da composizioni ex novo dell’artista, comprendono figure che richiamano più esplicitamente un passato indefinito (bambini e ragazzi in divisa scolastica), ma anche animali (un cavallo bardato di viola) e nature morte (una sella, un raffinatissimo set di teiere in argento, un carrello porta-feretri).

Le opere di Norberto Spina in mostra a Milano
A interrompere il candore dello spazio interviene una sotto-stanza, rivestita in legno: qui, in un ambiente che – in linea con opere come Il campione, Svendita di selle o Lo scatto – richiama l’immaginario della stalla, campeggia un’opera solitaria, tutt’altro che equina. Il ragazzino protagonista de La promessa, vestito di una candida uniforme, sembra essere stato improvvisamente interrotto dalla lettura, e ci guarda negli occhi. Lo fa non con il tragicissimo muso del bimbo imbronciato in Non fare capricci, né con la sveglia eccitazione dei due fratelli in Lo specchio, ma con uno sguardo da Gioconda e una maschera quasi impassibile. Quasi, perché incapace di celare una certa curiosità per lo spettatore che l’ha distolto dal libricino che tiene fra le mani.














Norberto Spina. Pittura della pittura
Ma al di là di questi giochi di sguardi che il pittore dirige abilmente, Spina mette in crisi la distinzione tra forma e contenuto che tanto amiamo: perché, più che i soggetti che dipinge, è la pittura stessa a rubare la scena. E a farsi soggetto e oggetto della propria indagine. Certo, bambini, argenterie e cavalli sono assolutamente coerenti, ma paiono bellissime scuse per realizzare una pittura della pittura. Sia chiaro, non c’è nulla di male. Al contrario, la stratificazione e l’intreccio delle pennellate sono la prova tangibile di un interesse quasi maniacale per il medium, che ribalta il suo ruolo di supporto. Lo si vede nel procedimento per livelli, nella dissezione del colore, nei grumi di impasto pittorico che donano al dipinto un aspetto quasi legnoso. Quella di Norberto Spina è una pittura che parla di memoria, sì, ma anche di memoria della pittura stessa. Del suo farsi, del suo sovrapporsi e del suo cancellarsi. E del suo ineluttabile riemergere.
Alberto Villa
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