Com’è profondo il deserto. Solitudine, barriere e politica nella mostra di Li Yongzheng a Rovereto
A Rovereto ventuno opere dell’artista, tra cinema, installazione, performance e pittura raccontano il tema dei confini e le sfide umane e politiche della Cina del presente e del futuro

Il deserto cui siamo abituati è quello dell’immaginario che accompagna la nostra visione del Medio Oriente, senza sapere che è spettacolo comune anche in altri luoghi del globo. Ma il deserto è anche un paesaggio ostile, che sovrasta l’uomo con la sua affascinante, ma crudele immensità. O è quello dell’anima, fatto di solitudini e stati di abbandono o ancora di un’intimità che ha perso l’occasione dei sentimenti. Di deserti e delle loro profondità parla un artista che proviene invece dall’altra parte del mondo. Li Yongzheng (Bazhong, 1971), originario della provincia di Sichuan, in Cina, in mostra al Mart di Rovereto, racconta la sua terra, le sue tradizioni, le problematiche, le questioni sociali, gli squilibri, con una dovizia narrativa e cinematografica impressionante.

La mostra di Li Yongzheng a Rovereto
Passa con disinvoltura, e senza perdere in tensione emotiva o di identità, tra performance, video, installazione e pittura. 21 le opere in mostra che offrono l’immagine di una Cina che deve fare ancora i conti con sé stessa e con i discrimini tra una società ipertecnologica che conserva ancora una attitudine fortemente rurale e militarizzata, intersecandosi con una storia millenaria. La pittura di Yongzheng è espressiva e commovente, con una tavolozza livida di baconiana memoria, pur mantenendo buoni legami con la tradizione originaria. Ma il vero affresco si realizza nei video, realizzati spesso con grandi capacità, tecniche e produzioni quasi cinematografiche. In Laser, ad esempio, 2019, che disegna nel deserto dello Xinjiang una rete fittizia ad infrarossi, una critica sociale e politica al tema delle frontiere che chiudono i confini della storia, ma anche nella vita delle persone.
Il cinema di Li Yongzheng
O Feast, 2021, che vede l’artista stesso tra i protagonisti, riprendendolo insieme a persone di etnia han mentre percorrono il deserto, fino ai preparativi di un banchetto a opera di persone uigura, minoranza di origine turca, in Cina dal IX Secolo, perseguitata dal 2014 dal governo. La macellazione della pecora e il banchetto, oltre a stabilire un rito relazionale, si pongono in aperta polemica alla violazione dei diritti umani e come gesto di pace e di condivisione, oltre le barriere imposte dalla politica, dai credo e dalle discriminazioni razziali, fino al fuoco sacro che purifica i crimini perpetrati dagli umani. Il tema delle minoranze in Cina torna attuale anche nel video Yes, today (2017 – 2022) che mette in luce le condizioni brutali in cui vivono i giovani appartenenti a minoranze etniche dalla regione del Liangshan, tra le aree più povere del Paese, costretti a trasferirsi a Chengdu (dove l’artista vive) per partecipare a incontri di combattimento clandestini. Completa la videoinstallazione un ring dove gli spettatori stessi possono cimentarsi nelle arti marziali, ripetendo i gesti dei protagonisti del video, in una danza performativa che però non può non mostrare lo squilibrio tra la comfort zone di chi “gioca” in un museo e le sfide e i traumi di chi combatte per la vita.





Solitudine e abbandono nell’opera di Li Yongzheng
Il senso di solitudine e di abbandono di quattro giovani suicidi nel video Death Has Been My Dream for a Long Time, 2015, lascia lo spettatore in un senso di vuoto e costernazione per l’ingiustizia da questi subita. Ma il pezzo più importante dell’intera mostra è il film Death Comes to Us All, 2023. Qui l’artista si mette a nudo e si racconta. Racconta una Cina che improvvisamente cancella le restrizioni imposte per far fronte alla pandemia. La morte del padre, il tema del lutto, la necessità di dare dignità a un corpo amato e morto. L’impossibilità di accompagnare gli affetti alla fine durante la pandemia, la lotta per conservare le tradizioni in uno stato di emergenza. Il potere della fede. È un video appassionato, intenso, che viene reso ancora più forte dalle immagini che conservano una fissità disarmante. Non abbiamo ancora rielaborato il trauma di quegli anni, ci dice. E che il dolore, ovunque esso si manifesti, chiunque lo viva, comunque sia, non ha barriere, ma lascia incommensurabili deserti.
Santa Nastro
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