La mostra spettacolo dell’artista-stilista Antonio Marras ad Ascoli Piceno

Conosciuto soprattutto come stilista, costumista e designer, Marras ha genuinamente generato per il Forte Malatesta di Ascoli una mostra spettacolare, senza cadere mai nella retorica dell’autoreferenzialità

Non sarebbe strano definire l’intervento di Antonio Marras, al Forte Malatesta di Ascoli Piceno, una mostra-spettacolo, ma dovendo offrire un giudizio immediato e spontaneo, affermare che è uno spettacolo di mostra sembra molto più adeguato. In un panorama artistico più di frequente caratterizzato da proposte minimali, l’arte di Marras così eccessiva, traboccante, a tratti barocca, interpreta con un’abbondanza di elementi e materiali, tra segno e installazione, la figura di Cecco d’Ascoli, poeta, filosofo, astronomo, astrologo e alchimista medievale, uomo di libero pensiero arso al rogo dall’inquisizione nel 1327.

La mostra di Marras a Ascoli

Come in una sorta di transfert mentale, Marras è senza dubbio connesso a Cecco d’Ascoli anche nell’eclettismo del suo agire come artista. Conosciuto, infatti, anche e soprattutto come stilista, costumista e designer, Marras, dotato di un raro e autentico talento, ha genuinamente generato per il Forte una mostra spettacolare, senza cadere mai nella retorica dell’autoreferenzialità. Se tutto lo spazio è reinterpretato nella sua totalità come luogo di ombre – così le parole dello stesso artista – ogni singolo stanza rappresenta la scena di un’unica narrazione che lega “memorie simboliche e fisiche, la figura di Cecco d’Ascoli alla vita reclusa dei prigionieri”. Un’infinità di disegni, ad esempio, con cornici recuperate, riadattate, una sequenza a formare una linea senza soluzione di continuità sulle pareti, dove le figure di Marras, così segniche, essenziali, caratterizzate dalle lunghe mani, un colto guardare alla sintesi d’avanguardia, sembrano animarsi intorno alla raccolta di sculture mescolate a manufatti provenienti da una chiesa di Arquata, rasa al suolo dal terremoto del 2016.

Antonio Marras, tra Carol Rama e Maria Lai

Elementi che tornano di continuo, sala dopo sala fra arredi, installazioni e sculture, come ad esempio il vasellame di ceramica ricucito, concettualmente in debito con l’arte di Maria Lai, grande passione di Marras. Anche Carol Rama, altra figura importante nella formazione visiva dell’artista, è presente e ritorna sconvolgente nell’intimità di un salottino, luogo inconfessato dell’erotismo, cella speciale destinata in origine a prigionieri particolari.

Il progetto espositivo per Ascoli Contemporaneo XXI

Un percorso senza dubbio surreale che arriva e si conclude allo spazio monumentale della chiesa della Madonna del Lago. Figure incantevoli e allo stesso tempo inquietanti, suggerite dagli abiti allungati che dall’alto pendono verso il basso, contribuiscono a far sì che l’ombra di Cecco si animi davvero, lasciando lo spettatore incerto fra sogno e realtà. La mostra, organizzata da Spazio Taverna per “Ascoli Contemporaneo XXI” è accompagnata da un catalogo, concepito da Antonio Marras, con testi di Francesca Alfano Miglietti, Marco Bassan, Donatella Ferretti, Antonio Marras, Stefano Papetti e Ludovico Pratesi.

Maria Letizia Paiato

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Racconta tre generazioni di artisti italiani che si muovono tra Milano, Berlino, Zurigo e Ginevra l’ultima mostra presentata dal project space Circolo, sede milanese della Saikalis Bay Foundation. Visitabile fino al 10 maggio 2025 al piano nobile di un palazzo ottocentesco in Via della Spiga 48, l’esposizione propone una nuova narrativa dell’idea di casa, decostruendone lo stereotipo borghese.

A Milano la mostra “There’s No Place Like Home” da Circolo

Classica, accogliente, seducente, disfunzionale, scomoda, politica: There’s No Place Like Home, a cura di Cloe Piccoli, prende le mosse dalle ricerche di Judy Chicago e Miriam Schapiro, oltre ai lavori di Dan Graham e Robert Smithson, considerati alcuni tra i contributi più interessanti sull’idea di domesticità. “Attraverso questa prospettiva analitica, la mostra decostruisce lo stereotipo della casa borghese e le strutture di potere sottese al concetto tradizionale di abitare, smascherando le matrici patriarcali, egemoniche ed eteronormative che lo informano”, spiegano da Circolo.

 “There’s No Place Like Home”: gli artisti

Sono Antonio Allevi, Fabio Cherstich, Caterina De Nicola, Elisabetta Laszlo, Beatrice Marchi, Emanuele Marcuccio, NM3, Gianni Pettena, Markus Schinwald, Davide Stucchi, Sabrina Zanolini gli artisti invitati a riflettere sul tema. Tra pittura, scultura, performance, opere ambientali, disegni e video, ogni opera sfida lo spazio dell’istituzione, l’idea di mostra e quella di opera d’arte stessa.

“There’s No Place Like Home” nelle parole della curatrice Cloe Piccoli

There’s No Place Like Home è una libera interpretazione, uno sguardo parziale, che distilla identità, pensieri, opere, tracce e frammenti di un fare artistico, poetico, politico e internazionale. There’s No Place Like Home invita artisti, registi, architetti di tre generazioni nati fra gli Anni Ottanta e gli Anni Zero e li coinvolge a riflettere sull’idea di casa. Il risultato è un percorso costellato d’identità, ossessioni, pensieri critici, paure e desideri dall’abisso dell’antropocene”, racconta la curatrice Cloe Piccoli.

Caterina Angelucci

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Maria Letizia Paiato

Maria Letizia Paiato

Maria Letizia Paiato storico e critico dell’arte è docente di Stile, Storia dell’Arte e del Costume presso l'Accademia di Belle Arti di Macerata. Dottore di Ricerca (Ph.D) in Storia dell’Arte Contemporanea, Specializzata in Storia dell’Arte e Arti Minori all’Università degli…

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