Sembrano manifesti politici ma è una installazione artistica. Il progetto AI Manifesta a Bologna

A Bologna un’installazione realizzata con la collaborazione dell’intelligenza artificiale indaga i codici iconografici della comunicazione politica

Da aprile sulle mura dell’edificio in Via Zaccherini Alvisi 11/2 a Bologna sono appesi centinaia di manifesti. Sembrano manifesti politici, li riconosciamo subito come tali, magari pensiamo che siano stati attacchinati per qualche campagna elettorale. Ma a guardarli bene non contengono simboli di partiti e movimenti, e le parole non hanno senso. È l’installazione AI Manifesta, progetto di Francesco D’Isa e Chiara Moresco a cura di Sineglossa e Fondazione Gramsci Emilia-Romagna e parte di un più ampio progetto della fondazione finanziato grazie al bando PNRR Tocc – Next Generation UE per la transizione digitale degli enti culturali e nell’ambito del bando ACCCADE promosso dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. AI Manifesta rielabora con un’intelligenza artificiale generativa una selezione di manifesti politici della banca dati online ad accesso libero Manifestipolitici.it (17 mila tra manifesti, volantini e cartoline dal 1850 a oggi) per realizzare un’indagine visiva sui codici e sui pattern iconografici della comunicazione politica. Per saperne di più, abbiamo contattato D’Isa e Moresco.

Come è stata realizzata con IA l’installazione AI Manifesta

“Abbiamo iniziato selezionando a mano un centinaio di manifesti con la grafica più incisiva dall’archivio Manifestipolitici.it della Fondazione Gramsci” ci hanno raccontato D’Isa e Moresco via e-mail. L’intelligenza artificiale, un modello pre-esistente, è stata usata per ricombinare gli elementi visivi dei poster scelti, raggruppati in piccoli gruppi di 5-10 immagini. D’Isa e Moresco prendevano il gruppo di immagini, lo usavano per fissare una tavolozza stilistica e chiedevano all’IA di realizzare genericamente “un manifesto”, in modo da mescolare l’iconografia dell’archivio con quello che l’IA pre-addestrata già collegava a questo prompt. I risultati ottenuti (migliaia) sono stati raggruppati isolando i temi ricorrenti, e poi per ognuno di questi temi sono stati scelti i manifesti più emblematici per arrivare a comporre la serie finale di 280 immagini.

L’immaginario politico collettivo svelato dalla IA

Dalle migliaia di immagini generate affiorava un vocabolario visivo stratificato ma stabile” hanno spiegato D’Isa e Moresco. “L’esperimento ha isolato il pathos, l’appello emotivo, spogliandolo degli altri due pilastri aristotelici della retorica. L’ethos (l’autorità di chi parla) sparisce perché non forniamo all’IA leader o sigle; il logos (la logica dell’argomentazione) cade per assenza di testi strutturati. Resta un puro dispositivo di attivazione emotiva: posture, colori identitari, slogan ridotti a ritmo tipografico.” Quello che emerge è un immaginario politico fatto di “mani alzate, bandiere al vento, volti frontali ripresi dal basso, campiture nette”, una grammatica della persuasione politica che in questa forma, spogliata dei singoli accidenti storici, diventa riconoscibile e quindi anche disinnescabile.

AI Manifesta (Francesco D’Isa, Chiara Moresco, 2025) foto di Margerita Caprilli, installation view
AI Manifesta (Francesco D’Isa, Chiara Moresco, 2025) foto di Margerita Caprilli, installation view

L’IA come strumento per la critica e lo studio

Ci viene in mente un’opera simile, Fastwalkers di Ilan Manouach (pubblicato in Italia da D Editore), 512 pagine di fumetto concettuale realizzato addestrando un’intelligenza artificiale su set di immagini dell’archivio online Danbooru, che raccoglie illustrazioni porno giapponesi o comunque legate a fumetto e illustrazione commerciali giapponesi, quello che in occidente viene chiamato hentai. “Fastwalkers è un esempio perfetto” hanno risposto D’Isa e Moresco. “Come il nostro progetto, dimostra che un modello generativo può assorbire un archivio gigantesco […] e restituire immagini che rendono visibili i cliché del genere. Privato del contesto narrativo, lo spettatore osserva la grammatica pura e capisce quanto sia profonda la loro presa sull’immaginario”. Ecco, quindi, che l’IA può diventare strumento di esplorazione di un dataset, di un archivio, attraverso quel “distant viewing” raccontato da Taylor Arnold e Lauren Tilton in Distant Viewing: Computational Exploration of Digital Images (The MIT Press, 2023). Cioè attraverso l’analisi non delle singole opere, ma di milioni di immagini, allo scopo di farne emergere i pattern, quelle regolarità che le IA riconoscono ma che passerebbero sennò inosservate. Fastwalkers e AI Manifesta sono esperimenti artistici, ma insomma suggeriscono anche nuovi approcci per la critica e lo studio delle arti.

Scopri di più

Matteo Lupetti

Libri consigliati:

(Grazie all’affiliazione Amazon riconosce una piccola percentuale ad Artribune sui vostri acquisti)

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Matteo Lupetti

Matteo Lupetti

Diplomato in Fumetto alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze nel 2010, gestisce il collettivo di fumettisti indipendenti Gravure e scrive di videogiochi per varie testate italiane ed estere. È diplomato in sommelerie all’interno dell’associazione FISAR ed è direttore artistico…

Scopri di più