La poesia in pittura. La mostra di Enrique Martínez Celaya a Venezia 

Il carboncino, il colore, lo sdoppiamento del reale e i ricordi della sua Cuba. Enrique Martínez Celaya presenta le sue nuove opere in una mostra alla galleria veneziana di Patricia Low

Memoria personale e collettiva si intrecciano nei nuovi lavori del pittore cubano Enrique Martínez Celaya (L’Avana, 1964) presentati alla galleria Patricia Low Contemporary di Venezia. Dipinti e disegni che esplorano i temi cari all’artista, ma soprattutto le configurazioni di una pittura autoriflessiva e poetica. 

La mostra di Enrique Martínez Celaya a Venezia 

Nei dipinti di Martínez Celaya – le cui opere figurano nelle collezioni di importanti musei come il Met di New York, il LACMA di Los Angeles e il Moderna di Stoccolma – la natura appare nelle sue espressioni inanimate, vegetali e animali. Acqua, fiori e uccelli, sono così protagonisti di una mostra che invita ad un viaggio la cui condizione primaria è l’apertura alla vulnerabilità, a partire dal titolo: Here to Kneel, Voyagers. I dipinti, solo apparentemente di semplice lettura, si rivelano composizioni irriducibili a chiare esegesi: fusioni di ricordi di luoghi, sensazioni, riferimenti a Venezia (come il leone in The Vocation) e anche opere d’arte di altre epoche. È di Filippo Lippi, infatti, l’Annunciazione che Celaya evoca nella struttura architettonica del suo The Sweetest Sound of All, in cui l’Arcangelo Gabriele scompare e la Vergine è sostituita da una figura maschile dalle cui profusioni mentali sbocciano papaveri, margherite, fiori di tarassaco. 

La doppia realtà delle opere di Enrique Martínez Celaya 

L’opera è anche un chiaro esempio della complessità pittorica di Martínez Celaya, che sembra operare uno sdoppiamento della realtà, definito dall’opposizione tra carboncino e colore. Il primo è usato, nella maggior parte dei casi (come nei dipinti The Inertia of Embarking e The Leading Light), per costruire una dimensione di sfondo, spesso in riferimento ad ambienti naturali e soprattutto marini. Il secondo configura una sovrascrizione, un punctum, che completa l’opera e allo stesso tempo ne sottolinea l’ambiguità metafisica: c’è una dimensione di realtà? E se c’è, è definita dal colore, dal carboncino, da entrambi o da nessuno dei due?  

Enrique Martínez Celaya: poesia su tela 

Quello che Martínez Celaya intreccia con le categorie platoniche di realtà ideale e apparenza sembra un gioco di cui non ci spiega il regolamento. Non serve: la poesia si esperisce, non si spiega. E le opere del pittore cubano non sono altro che poesie visive, significati ineffabili che flagrano dall’incontro di elementi anche incoerenti, suggestioni, colori e loro negazione. Talvolta la poesia si fa esplicita, con le parole che, al pari dei paesaggi a carboncino, definiscono la struttura di sfondo del dipinto; altrove emerge silenziosamente, in punta di piedi, dalle sole composizioni pittoriche: è il caso dell’opera su carta The Never Made, in cui la semplicità di un ragazzo che tiene fra le mani una conchiglia lucente si fonde con un tratto di picassiana memoria, rendendola il pezzo più magnetico in mostra. 
 
Alberto Villa 

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Alberto Villa

Alberto Villa

Nato in provincia di Milano sul finire del 2000, si occupa di critica e curatela d'arte contemporanea. Si laurea in Economia e Management per l'Arte all'Università Bocconi con una tesi sulle produzioni in vetro di Josef Albers e attualmente frequenta…

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