A New York apre un nuovo museo dedicato a Banksy. Ma le opere presenti non sono le sue

Dopo aver debuttato in Europa, il Banksy Museum di Hazis Vardar approda negli Stati Uniti ospitando oltre 160 opere del writer inglese realizzati da artisti anonimi ingaggiati dal museo

Su Canal Street a New York, negli spazi dell’Oltarsh Building, lo scorso 15 maggio 2024 ha aperto al pubblico il nuovo Banksy Museum, presentando quella che sembra essere “la più grande collezione al mondo” dei murales a grandezza naturale e di altre opere del celebre street artist di Bristol. 
Il progetto porta la firma di Hazis Vardar, curatore e grande stimatore di Bansky, conosciuto per aver debuttato con realtà simili in Europa: più precisamente a Barcellona, Cracovia, Parigi e Bruxelles. 

Le opere (riprodotte) in mostra al Banksy Museum di New York

Per rendere giustizia a Banksy e al suo linguaggio, il team museale ha deciso di “riflettere l’esperienza della strada” nello spazio espositivo, animandolo con saracinesche, mura grezze e cartelli stradali su cui sono state riprodotte le opere da un gruppo di artisti anonimi ingaggiati dal museo. Così bambini con armi in mano, animali mascherati e soldati che sparano fiori e coriandoli accompagnano il pubblico alla scoperta del writer inglese, passando dalle opere celeberrime a quelle meno conosciute.

Banksy Museum di New York Photograph Erald Kraja, via timeout.com
Banksy Museum di New York Photograph Erald Kraja, via timeout.com

Il Banksy Museum di New York: l’ennesima celebrazione non autorizzata dall’artista?

Sebbene il progetto del Banksy Museum nasca con intenti educativi e punti un focus sul contesto in cui opera l’artista (restituendolo in maniera teatrale allo spettatore), il progetto espositivo non si può definire ufficiale perchè i lavori sono tutte riproduzioni (alcune di qualità discutibile) e non hanno l’autorizzazione da parte dell’artista come invece successe lo scorso anno per la mostra Cut&Run, ospitata alla GoMA – Gallery of Modern Art di Glasgow.

Ma questa non è la prima volta che lo street artist è protagonista di un progetto espositivo a sua insaputa, come dimostrano gli altrettanti musei a lui dedicati fondati da Hazis Vardar in Europa. Non solo, il concetto di autenticità nelle opere di Banksy assume spesso un aspetto nebuloso come dimostra l’inchiesta aperta sulla presenza di alcuni lavori falsi nelle mostre ospitate al Museo M9 di Mestre e al Complesso Espositivo Magazzini del Sale di Cervia. 

Banksy Museum di New York Photograph Erald Kraja, via timeout.com
Banksy Museum di New York Photograph Erald Kraja, via timeout.com

Il nuovo Banksy Museum di New York. Parola al fondatore Hazis Vardar

Abbiamo voluto ricreare un ambiente urbano per rispettare la natura della street art”, spiega Hazis Vardar su timeout.com. “Sebbene questo stile appartenga alla strada, poche persone hanno l’opportunità di vedere dal vivo un lavoro di Banksy, questo perché la maggior parte delle volte è stata rubata, inavvertitamente distrutta o cancellata”. Una tipologia di arte fuggevole “che riesce ad essere fruita solo attraverso lo schermo di uno smartphone, e questo non rende giustizia al lavoro dello street artist di Bristol”.

Valentina Muzi 

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Valentina Muzi

Valentina Muzi

Valentina Muzi (Roma, 1991) è diplomata in lingue presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento DELF e DELE. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla…

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