Le architetture simbolo di Venezia dipinte da Giovanni Soccol

Nel veneziano Palazzo Fortuny vanno in mostra 10 opere inedite dell’artista, architetto e scenografo che usa l’acqua della Laguna come “materia” per dipinti rarefatti e reali al tempo stesso

Il piano terra del museo di Palazzo Fortuny a Venezia ospita la mostra Giovanni Soccol. Riflessioni notturne. Un’installazione che comprende un ciclo di dieci grandi lavori inediti dell’artista veneziano, che privilegiano la pittura timbrica e non quella tonale.
La città lagunare esercita da sempre una inarrestabile attrazione. È una presenza che s’innesta nell’immaginario sia del comune mortale, che l’accetta nella sua immediatezza, sia dell’artista alla ricerca di quel controllo estetico che dia forma alla particolarità dell’impatto percettivo.  Basti pensare alla Venezia di Monet e ai trentasette quadri che produsse dipingendo le facciate gotiche del Palazzo Ducale, la basilica barocca di Santa Maria della Salute e quella neoclassica di San Giorgio Maggiore. Senza ovviamente trascurare la monumentalità e la luce nelle vedute di Canaletto o la frammentaria luminosità degli acquarelli veneziani di Turner.

Giovanni Soccol, La Salute, 2023

Giovanni Soccol, La Salute, 2023

LE ARCHITETTURE DI VENEZIA SECONDO SOCCOL

Tutti pittori sicuramente molto noti a Giovanni Soccol (Venezia, 1938) e modelli con i quali è arduo misurarsi. Tuttavia l’artista sembra accettare la sfida, e lo fa attenendosi all’analisi dell’architettura veneziana che sale dall’acqua, dove si riflette senza quegli effetti di dissolvenza referenziale tipici di Monet. In particolare l’autore ha privilegiato dieci architetture-simbolo che si sporgono sul Canal Grande, la Dogana de Mar, la Chiesa di San Simeone, la Madonna della Salute, Ca’ Rezzonico, Ca’ Vendramin Calergi, Palazzo Venier dei Leoni, il Fondaco dei Turchi. Nel dipingerle ha utilizzato la tecnica mista, facendo coesistere la tempera magra e le velature oleo-resinose.
Dopo aver scartata, in un primo momento, l’idea di realizzare opere i cui soggetti sono i palazzi e le chiese noti di Venezia, giudicandola banale, Soccol si lascia convincere da una frase di Cézanne: “Vorrei stupire i parigini dipingendo una mela”. Deducendone che ciò che conta veramente non è il soggetto che si vuole raffigurare ma il come lo si rappresenta.

Giovanni Soccol, Ca' Rezzonico, 2022

Giovanni Soccol, Ca’ Rezzonico, 2022

LA MOSTRA DI SOCCOL A PALAZZO FORTUNY

La sua è una pittura che non aspira al sublime, come quella di Turner, animata com’è dal controllo geometrico della forma. Non vuole sprofondare nella materia cromatica, nel tessuto magmatico come avviene nei dipinti di Monet. Anche se qualcosa lo accomuna a quest’ultimo. il fatto di privilegiare l’immagine riflessa, con la suddivisione spaziale della tela, con la parte superiore della raffigurazione che trova il suo doppio nella parte inferiore. L’immagine reale si identifica con l’immagine riflessa. L’identificazione è più accentuata nel Fondaco dei Turchi del 2021, anche se in questa tela la simbiosi non è assoluta: l’elemento liquido tende a prevalere su quello architettonico, quasi a divorarlo.
Ne La Salute del 2023 la visione sembra invertirsi, la facciata della basilica, interiorizzata, raffinata, metafisica, imponente, anche se sembra scaturire dall’acqua, domina la scena. Protetta com’è da un fondo scuro che esalta il compatto grigio azzurro della facciata, cattura lo sguardo dell’osservatore.
La mostra comprende anche una sezione grafica che ci fa conoscere le modalità di lavoro di Soccol. Studi propedeutici a carboncino, grafite e matita colorata che bloccano l’idea e la forma dei teleri sviluppati in una fase successiva.

Fausto Politino

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Fausto Politino

Fausto Politino

Laureato in Filosofia con una tesi sul pensiero di Sartre. Abilitato in Storia e Filosofia, già docente di ruolo nella secondaria di primo grado, ha superato un concorso nazionale per dirigente scolastico. Interessato alla ricerca pedagogico-didattica, ha contribuito alla diffusione…

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