Ecco perché la Cremona Art Week si è rivelata un successo

La nuova manifestazione è riuscita ad innescare una efficace sinergia tra istituzioni e a un’inedita apertura della curia, che ha ospitato nel battistero un’installazione di Maurizio Cattelan

Da qualche giorno la città di Cremona sta facendo parlare di sé, e non per la retrocessione in serie B della sua squadra di calcio. È infatti in corso, fino a domenica 4 giugno, la Cremona Contemporanea ‒ Art Week, prima edizione di un evento il cui format sembra preso in prestito dalle ben più note “settimane” della moda o del design delle metropoli di tendenza, ma che in provincia – nella classica provincia italiana – costituisce una novità sorprendente e anche, diciamolo, liberatoria.
La formula è quella del museo diffuso, della disseminazione sul tessuto urbano di opere contemporanee, installazioni, sculture, video e dipinti, con l’obiettivo da una parte di aprire, e far vivere, luoghi che neppure la stessa cittadinanza è detto frequenti o conosca, e dall’altra di reinterpretare il rapporto tra antico e moderno, eredità e futuro, tradizione e innovazione, alla luce degli interventi di alcuni tra i più brillanti artisti su piazza, almeno due dei quali di richiamo mondiale come il maestro dell’astrattismo Olivier Mosset, nell’ex chiesa di San Carlo ora trasformata in galleria, e Maurizio Cattelan, che ha appeso il suo Ego – un coccodrillo tassidermizzato – all’interno dell’antico battistero di fianco al duomo.

Maurizio Cattelan, Battistero, Cremona, 2023. Courtesy Cremona Contemporanea Art Week. Photo Andrea Rossetti

Maurizio Cattelan, Battistero, Cremona, 2023. Courtesy Cremona Contemporanea Art Week. Photo Andrea Rossetti

CREMONA E L’ARTE CONTEMPORANEA

È soprattutto lui, Cattelan, il motivo di tanto parlare, e per come ci ha abituato in passato non poteva andare altrimenti. L’opera in sé, il rettile, non è nuova, risale al 2019 quando fu esposta al Blenheim Palace di Oxford insieme a un’altra opera iconica dell’artista padovano, La Nona Ora, ovvero papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite. La collocazione del coccodrillo nel battistero, appeso in verticale con la coda rivolta verso il fonte battesimale e la bocca verso la colomba posta nel lucernario della cupola, ha invece risvegliato il dibattito su questioni sempre aperte come il ruolo pubblico e politico dell’arte contemporanea, il nuovo significato dell’esperienza estetica nell’epoca della multicanalità (anche sensoriale), o il rapporto tra arte e religione (che non collimano necessariamente con profano e sacro).
Tutto questo nella piccola Cremona che negli ultimi anni, nonostante il Covid, ha saputo meritoriamente imboccare un percorso culturale coerente, vivo e coraggioso, grazie alle numerose occasioni principalmente estive (dall’8 all’11 giugno 2023 va in scena il PAF – Porte Aperte Festival, weekend di letteratura, musica e fumetto). Tutto questo, dicevamo, rappresenta aria freschissima: e ci voleva! Non foss’altro che per provare a dare risposta, certo parziale, proprio ad alcuni dei quesiti sopra abbozzati.

Gianni Caravaggio, Palazzo Affaitati, Cremona, 2023. Courtesy Cremona Contemporanea Art Week. Photo Andrea Rossetti

Gianni Caravaggio, Palazzo Affaitati, Cremona, 2023. Courtesy Cremona Contemporanea Art Week. Photo Andrea Rossetti

LA FORMULA VINCENTE DELLA CREMONA ART WEEK

La prima riflessione suscitata dall’evento è che l’arte contemporanea, al di là del mero aspetto di gusto soggettivo (se misurata con il metro del grande pubblico essa appare più divisiva di quanto non sembri agli insider), è veramente democratica, nel senso che si presta, ancor meglio che l’arte classica o l’architettura, ad appartenere alla comunità ridisegnando dal basso i luoghi della convivenza, spesso in modo non convenzionale, spiazzante, anche per alcuni disturbante. Abitando palazzi pubblici o privati, aprendo le porte dei musei, delle gallerie, delle chiese a chi non è solito visitarli, le opere contemporanee obbligano a un confronto, che poi ognuno è libero di declinare come meglio crede: chi ponendosi domande o dandosi risposte, cioè praticando la strada dell’approfondimento, chi invece preferendo la foto instagrammabile e restando così sulla superficie, per quanto visivamente stimolante. Contrariamente al senso comune, c’è più democrazia nel concettuale che nel classicamente bello, perché il bello tende a mettere tutti d’accordo.
La seconda riflessione riguarda il rapporto tra arte contemporanea e religione, e qui la vicenda di Ego si innesta prepotente. Senza voler dare troppo risalto alle smorfie di disappunto da parte delle voci cattoliche più tradizionaliste, ma semplicemente registrandole, occorre dire che l’installazione ha avuto il beneplacito della curia cremonese (che ha peraltro ospitato negli spazi del vicinissimo Museo diocesano altre opere non proprio d’ispirazione sacra). Se, come i pochi sostengono, si odora fumo di blasfemia, di certo la Diocesi di Cremona non l’ha percepito. Ma la scelta del vescovo di aprire gli spazi sacri a sensibilità esterne, che peraltro in passato hanno fatto discutere proprio su temi cari a chi crede, è dimostrazione di una forza e di un coraggio di cui la Chiesa avrà sempre più bisogno in futuro, per non subire passivamente le sfide della contemporaneità desacralizzata. Davvero c’è chi ha paura di un coccodrillo appeso in battistero, citazione quasi letterale (se fosse necessario ribadirlo) del coccodrillo imbalsamato che da oltre quattrocento anni aleggia nel Santuario della Beata Vergine delle Grazie di Curtatone, non molto distante? Evviva il dialogo, l’apertura, la serenità di chi ospita un pensiero non organico alla religione, assai meglio della malizia di chi vede attentati alla fede in tutto ciò che non è espressamente sacro in un luogo sacro.

Adelisa Selimbasic, Palazzo Affaitati, Cremona, 2023. Courtesy Cremona Contemporanea Art Week. Photo Andrea Rossetti

Adelisa Selimbasic, Palazzo Affaitati, Cremona, 2023. Courtesy Cremona Contemporanea Art Week. Photo Andrea Rossetti

OCCHI PUNTATI SULLA PROVINCIA

Ma la considerazione, in chiusura, forse principale sulla Art Week è che non serve essere Milano, ma neppure Mantova o Brescia, per farsi laboratorio pubblico di arte e cultura, con la collaborazione, anzi la complicità, di tutte le principali istituzioni e degli stakeholder del territorio, a partire dal Comune e dalla Diocesi, passando per le gallerie e gli organizzatori culturali, fino all’associazione industriali e alla Fondazione Arvedi: esempio di successo di come le sinergie tra i protagonisti della vita cittadina possano risvegliare la provincia da un torpore che non è affatto destino irrimediabile. Che anche l’anno prossimo si replichi la felice formula sembra molto probabile. Meno o per nulla scontato è che il patrimonio ospitato non si perda tutto la notte dell’ultimo giorno, smembrato, smontato, rimosso.
È troppo chiedere che almeno un’opera, la più importante, diventi lascito permanente alla città, come lo furono tante altre opere (anche dello stesso Cattelan) nate provvisorie e spiazzanti, e poi, dopo discussioni e dibattiti infiniti, divenute patrimonio stabile urbano e oggi a tal punto familiari da essere considerate irremovibili dagli stessi cittadini? Trasformare insomma l’art week in arte pubblica.

Marco D’Egidio

https://www.cremona-artweek.com/

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Marco D'Egidio

Marco D'Egidio

Ingegnere civile con la passione dell'arte e del cinema, scrive recensioni per Artribune da quando la rivista è stata fondata. Nel frattempo, ha recensito anche per Giudizio Universale e pubblicato qualche editoriale sul sito T-Mag. Sempre a tempo perso, tiene…

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