La scienza diventa arte nella mostra di Piero Fogliati a Milano

L’ingegneria diventa strumento per ricreare gli elementi naturali in via di estinzione nell’ambiente urbano. Partono da questo presupposto le opere in mostra da Tempesta Gallery

Per comprendere le opere di Piero Fogliati (Canelli, 1930 – Torino, 2016) è necessario prima conoscere il personaggio e la sua poetica. Nato in campagna ma residente in città, s’accorse che la natura nella realtà urbana era sacrificata. Coniugando allora questo sentimento con la passione per l’ingegneria, immagina un luogo ideale, la Città Fantastica, dove, attraverso macchine da posizionare nel tessuto urbano, vuole ricreare gli elementi della natura che in città stanno scomparendo.
Io sono uno scienziato che tradisce la scienza”, questo dice di sé l’artista, poiché non crea macchine di consumo ma elementi meccanici con il fine di estetizzare e rendere piacevolmente vivibili le città.

Piero Fogliati, City Poetry, installation view at Tempesta Gallery, Milano, 2023. Photo Sarah Indriolo

Piero Fogliati, City Poetry, installation view at Tempesta Gallery, Milano, 2023. Photo Sarah Indriolo

LA MOSTRA DI PIERO FOGLIATI A MILANO

Entrando nei locali di Tempesta Gallery a Milano siamo accolti da un fleximofono, definito anche Scultura sonante, che presenta delle molle in acciaio armonico fissate a una lamiera appesa al soffitto: una volta messe in movimento, emettono un suono simile al rumore del vento. Possiamo poi vedere una Macchina che respira, composta da una biella che muove un cilindro, creando aria che viene incanalata in due tubi e dando così l’illusione di una macchina viva. Incontriamo anche un Campo autonomo, ovvero una macchina pensata dall’artista come una specie di torre di controllo che nella Città Fantastica, grazie alla sua capacità di programmarsi sempre in maniera diversa, azionava in modo casuale tutte le altre macchine.
In Euritmia evoluente un anello sospeso a un filo di nylon è messo in movimento da un motore, evocando un corpo in movimento sospeso nel vuoto.
Troviamo poi anche un Rilevatore cromocinetico, dove un proiettore di luce sintetica illumina una corda che, oscillando, crea tutti i colori dello spettro luminoso. Prisma meccanico è simile, ma al posto della corda c’è un disco che, roteando, scompone il fascio di luce.
La mostra termina con Successioni luminose, opera che disorienta lo spettatore in quanto il disco colpito dal fascio di luce crea sulla parete un effetto deformante e moltiplicatore che suggerisce l’idea di oggetti multipli nello spazio.

Marco Saporiti

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Marco Saporiti

Marco Saporiti

Fin da bambino attratto da tutto quello che poteva definirsi “artistico”, ha svolto la carriera accademica presso l’Università degli Studi di Milano dove ha conseguito la laurea triennale in Beni Culturali; la laurea magistrale in Storia e Critica dell’Arte e…

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