Il Benin avrà il suo primo padiglione alla Biennale d’Arte di Venezia 2024

La Repubblica del Benin, Paese dell’Africa occidentale, nel 2024 avrà per la prima volta in assolu-to un padiglione nazionale alla Biennale di Venezia, unendosi alla ridotta ma crescente presenza del-le nazioni africane

Un altro Paese africano parteciperà per la prima volta alla Biennale d’Arte di Venezia. Si tratta della Repubblica del Benin, che nel 2024 avrà il suo padiglione dedicato, aggiungendosi ad altre nazioni africane che da pochi anni hanno fatto ingresso alla Biennale. Parliamo di Ghana e Madagascar che hanno fatto il loro debutto nel 2019, mentre Camerun e Namibia hanno svelato i padiglioni inaugurali nel 2022. La presentazione del Paese a Venezia sarà curata da Azu Nwagbogu, ex direttore dello Zeitz Museum of Contemporary Art di Città del Capo che peraltro è il più grande museo d’arte contemporanea mai realizzato in Africa.

Azu Nwagbogu

Azu Nwagbogu

CHI È AZU NWAGBOGU, IL CURATORE DEL PADIGLIONE DEL BENIN A VENEZIA

Originario di Lagos (in Nigeria), il curatore è noto per il suo impegno nella diffusione dell’arte africana, in particolare della fotografia. Dopo aver fondato nel 2007 l’African Artists’ Foundation (AAF), organizzazione no profit con sede a Lagos, grazie alla quale sostiene gli artisti contemporanei emergenti africani, ha lavorato anche al lancio del festival fotografico LagosPhoto nel 2010. Nel biennio 2018-2019 Nwagbogu è stato direttore dello Zeitz Museum of Contemporary Art Africa, ed è proprio a seguito di questo incarico che è stato scelto per guidare l’organizzazione del padiglione del Benin. “Siamo lieti di avere Azu Nwagbogu come curatore del padiglione nazionale Bénin. Il suo background unico, la sua visione e la sua esperienza nel campo della curatela d’arte lo rendono il candidato perfetto per mostrare al mondo il patrimonio culturale e l’arte contemporanea del Benin”, racconta Patrice Talon, il Presidente del Paese. E pensare che un anno fa proprio noi abbiamo intervistato Nwagbogu, che senza troppi giri di parole ci ha regalato un racconto interessante su quello che è il suo impegno e in generale su quello che significa lavorare con l’arte contemporanea in un’Africa in grande crescita.

Gloria Vergani

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