Tutte le donne di Brera: apre la mostra curata dagli studenti di Visual Cultures

L’esposizione è l’esito di un percorso di ricerca che ha portato il gruppo di studenti all’individuazione di nuove metodologie, attraverso l’esplorazione degli archivi dell’accademia ancora molto attuali. Ce lo ha raccontato la direttrice del dipartimento Raffaella Pulejo

L’avvenire appartiene ai fantasmi. L’Archivio delle donne nell’Accademia di Brera è il titolo della mostra organizzata dagli studenti di Brera, un team curatoriale del Biennio specialistico di Visual Cultures e Pratiche Curatoriali della Scuola di Didattica dell’Arte, allestita nel Salone Napoleonico dell’istituzione meneghina. Ogni anno, gli studenti del corso sono coinvolti in un progetto di curatela di tipo professionale, parte del loro processo formativo. Mettono in piedi una mostra sul tema di ricerca che in genere orienta il lavoro dei docenti d’indirizzo e che, pertanto, è sempre parte di uno studio puntuale e stratificato. L’obiettivo è testare un metodo con l’ambizione di utilizzare l’arte contemporanea come strumento di comprensione del mondo e del suo cambiamento. Del resto, la scelta delle artiste e degli artisti (Emanuela Ascari, Vanessa Beecroft, Irma Blank, Francesca Buffini Cavalletti, Fernanda Fedi, Chiara Fumai, Regina José Galindo, Meri Gorni, Guerilla Girls, Maria Iorio & Raphaël Cuomo, Maria Lai), lo dimostra. Del percorso di ricerca, dell’approccio metodologico e della mostra, parliamo con Raffaella Pulejo, docente di storia dell’arte contemporanea a Brera, direttrice della Scuola di comunicazione e didattica dell’arte nonché ideatrice del progetto.

L'Avvenire appartiene ai fantasmi, Ascari

L’Avvenire appartiene ai fantasmi, Ascari

Professoressa Pulejo, da cosa siete partiti?
Dalle presenze femminili nell’Accademia di Brera attraverso lo studio dell’archivio storico, strumento preziosissimo per analizzare, ad esempio, i registri d’iscrizione o la frequenza degli studenti nell’arco di 250 anni. Da un punto di vista demografico, abbiamo rilevato un alto numero di donne nella popolazione studentesca che però non si è tradotta in un equivalente numero di artiste. L’idea non era quella di recuperare altri nomi nel Pantheon delle artiste, in funzione di una discriminazione patriarcale del sesso femminile, ma di studiare l’identità di quel soggetto “imprevisto” che per oltre due secoli aveva popolato Brera, evitando i canoni di una storia dell’arte ritagliata su profili maschili.

L'Avvenire appartiene ai fantasmi, Allestimento

L’Avvenire appartiene ai fantasmi, Allestimento

La questione metodologica assume un ruolo centrale, soprattutto quando oggi parliamo di archivi e con loro di ricerche identitarie e riorganizzazione dei saperi. Qual è il vostro approccio?
L’archivio è stato inteso non solo come luogo di conservazione della memoria storica dell’Accademia ma anche come concetto indagato nella ricerca artistica contemporanea e nel pensiero filosofico, cui allude il titolo con una citazione da Jacques Derrida. Il team ha analizzato l’archivio storico di Brera e ha svolto seminari con studiosə che ci hanno aiutato nell’impostazione metodologica. Abbiamo lavorato nella prospettiva dei gender studies in cui si collocano anche il femminismo e i femminismi, nelle loro varianti, e in una chiave propria della sociologia dell’arte. Considerando la massa anonima delle artiste, nel corso degli anni è emerso che a Brera le donne ci sono sempre state, anche quando non era loro concesso di iscriversi.

L'Avvenire appartiene ai fantasmi, Iorio Cuomo

L’Avvenire appartiene ai fantasmi, Iorio Cuomo

In che modo il metodo ha influenzato l’evento espositivo?
Il gruppo curatoriale, nelle figure di Sofia Bellina, Serena Francesca Castronovo, Chiara Delrio, Daniel Dolci, Teresa Dotti, Andrea Gardenghi, Giorgia Gibertini, Chiara Marchetti, Erica Mora, Martina Pappalardo, Gaia Pesce, Luna Protasoni, Angelica Lucia Raho, Enrica Savigliano, ha usato letteralmente la riflessione e le opere di artistə contemporaneə che lavorano sugli archivi per individuare delle linee di continuità con tematiche in passato ricorrenti.

Quali?
Penso alla predilezione di alcune tecniche, alla direzione obbligata verso i piccoli formati che costringeva le allieve alla domesticità dei ritratti, non potendo accedere a commissioni pubbliche a causa di una formazione non adeguata ad affrontare la pittura di storia. Comunque da quelle pratiche sono nate tecniche e approcci tuttora esistenti, pensiamo a tutto quello che deriva dall’esperienza del cucito, del filo, del ricamo, con Boetti per esempio. In mostra, la presenza di figure come Maria Lai è il segno di una tradizione femminile che si è conservata.

L'Avvenire appartiene ai fantasmi, Regina Jose Galindo

L’Avvenire appartiene ai fantasmi, Regina Jose Galindo

Quali altre linee di continuità sono trasmigrate dal passato al presente?
Indubbiamente quella del paesaggio, perché alle donne era consentito iscriversi alla scuola di paesaggio ma non di studiare la figura umana, quindi il paesaggio era l’unica opportunità per entrare in un mercato privato. Su questa antica radice, gli studenti hanno trovato proprio nel femminismo una prosecuzione. Mi riferisco al diverso rapporto intrapreso dalle donne, negli anni Settanta, con la natura, sia considerata nella sua vocazione generatrice, sia attraverso il corpo e, più recentemente, con l’ecofemminismo. Dallo studio dell’archivio derivano temi e metodi tuttora esplorati che possono essere collegati a una genealogia di genere. In altre parole, se non ci fossero state le donne non ci sarebbero stati determinati linguaggi espressivi.

Come sono stati selezionati gli artisti?ì
La storia dell’arte contemporanea ci insegna un metodo, come diceva Luciano Fabro, perché ogni opera la riscrive e questo per noi è una specie di paradigma. Non partiamo solo dai libri, ma dalle pratiche dell’arte e, infatti, gli studenti propongono una selezione di artiste che abbiamo studiato. Hanno richiesto le opere contattando direttamente artistə e gallerie, senza la nostra mediazione. Operiamo in modo orizzontale, cerchiamo di contrastare le nostre singole autorialità, optando per un lavoro collettivo, condiviso e davvero paritetico tra docente e discente.

L'Avvenire appartiene ai fantasmi, Fedi

L’Avvenire appartiene ai fantasmi, Fedi

L’esposizione è solo un punto di partenza, in quale direzione intendete proseguire?
Per il prossimo anno, pensiamo di fare una mostra storica su artiste, più o meno famose, e sui temi evidenziati, tra cui anche quello della gentrificazione del quartiere di Brera, dove un tempo c’erano i bordelli da cui arrivavano le modelle. Attraverso i nuovi assetti del rione, si possono leggere altri tipi di trasformazioni, sociali e culturali. Insomma, puntiamo su ricerca e produzione, accogliendo contributi di studiosi provenienti da ambiti diversi e potenziando le pubblicazioni, finanziate dall’Accademia di Brera, per condividere i nostri risultati.

Marilena Di Tursi

L’avvenire appartiene ai fantasmi. L’Archivio delle donne nell’Accademia di Brera
A cura del team curatoriale Biennio Specialistico in Visual Cultures e pratiche curatoriali
Fino al 25 ottobre 2022
Salone Napoleonico
Accademia di Belle Arti di Brera
Via Brera 28, Milano

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Marilena Di Tursi

Marilena Di Tursi

Marilena Di Tursi, giornalista e critico d'arte del Corriere del Mezzogiorno / Corriere della Sera. Collabora con la rivista Segno arte contemporanea. All'interno del sistema dell'arte contemporanea locale e nazionale ha contribuito alla realizzazione di numerosi eventi espositivi, concentrandosi soprattutto…

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